The Walking Dead Collection è disponibile per offrire il pacchetto completo sulla serie che ha segnato il successo di Telltale: scopriamo tutti i dettagli nella nostra recensione
Nel corso degli anni, Telltale Games si è prodigata per portare alla luce un gran numero di opere in collaborazione con grandi marchi del mondo del fumetto, del cinema e dei videogames. The Wolf among us (dal fumetto Fables), Game of Thrones (di cui vi ho parlato in questa occasione), Batman (uno dei giochi inclusi nell’abbonamento PS Plus di questo gennaio) e, ancora, Tales from the Borderlands, Minecraft, Guardiani della Galassia. Sono molti i nomi in ballo, ma non dobbiamo dimenticare la prima vera collaborazione che ha portato alla ribalta il team californiano: The Walking Dead.
A partire da inizio dicembre è disponibile la collection completa di tutti e 19 gli episodi che compongono la longeva saga di The Walking Dead – The Telltale series. Scopriamo tutti i dettagli in questa recensione.
Tutto il pacchetto della The Walking Dead Collection
All’interno della The Walking Dead Collection troveremo: la Season One comprensiva dell’episodio extra 400 days, la Season Two, la terza stagione denominata A New Frontier e, infine, la ministagione (3 episodi) dedicata alla famosa Michonne, una dei protagonisti dei fumetti e della serie TV.
Le stagioni precedenti a A New Frontier hanno subito un’opera di rimodernamento grafico per rendere meno chiara la loro natura old-gen. Il lavoro fatto è di pregevole realizzazione: effetti di luce migliorati, texture ripulite e un rimodernamento costante di modelli poligonali sia per quanto riguarda i personaggi che per l’ambiente. Il salto tecnico tra una stagione e l’altra rimane comunque ben visibile, soprattutto passando ad A New Frontier e a Michonne, ma in generale giocheremo alla migliore versione possibile di The Walking Dead. Purtroppo, i giochi si portano dietro quei lievi difetti tecnici che contraddistinguono le opere Telltale: qualche animazione bloccata, transizioni improvvise con lunghi caricamenti, personaggi che sputano dove non dovrebbero (con anche un’inquietante apparizione in mezzo al gruppo di un personaggio morto) e qualche errore nello spostamento dei dati tra una stagione e l’altra.
Piccoli peccatucci sopra cui è facile sorvolare, ma che danno sempre una spiacevole sensazione, soprattutto quando ci si ritrova davanti a un prodotto che dovrebbe dare l’esperienza definitiva (sia per contenuti che per qualità) da parte di una compagnia che produce un solo tipo di videogames da molti anni. A questo aggiungiamo il fatto che non è stata (nuovamente) colta l’occasione per inserire una traduzione italiana per i sottotitoli. Quando si parla di costi di traduzione, si scende sempre in un campo minato, lo sappiamo, ma è innegabile che, in un gioco così verboso, la lingua italiana sarebbe stata un incredibile valore aggiunto.
Il doppiaggio inglese, in ogni caso, si assesta su ottimi livelli per tutti gli episodi, facendo promuovere completamente il comparto sonoro, anche grazie a valide soundtrack che, dopo 19 episodi, ci rimarranno nel cuore.
L’evoluzione delle meccaniche nella The Walking Dead Collection
Telltale games, come sappiamo, non si è mai discostata più di tanto dalla formula che l’ha resa famosa e, ad oggi, anche i muri sanno cosa aspettarsi da un loro gioco tant’è che è ormai comune la definizione “videogioco alla Telltale”. In ogni caso, vediamo rapidamente di cosa stiamo parlando.
Pad alla mano, ci troviamo di fronte a una avventura grafica moderna, fondata su dialoghi a tempo limitato e a scelte che porteranno la storia a evolversi in una direzione rispetto ad un’altra. Sebbene da lontano si potrebbe affermare che, da un gioco all’altro, non vi è stata alcun tipo di modifica (evoluzione sarebbe un termine troppo forte), a un occhio più attento non può sfuggire come Telltale sia maturata nel corso degli anni e abbia compreso quali fossero i punti di forza delle proprie opere.
Nella prima stagione infatti, tra un dialogo e l’altro, dovremo avere a che fare con delle sequenze che hanno spinto la critica a definire l’opera una “avventura grafica moderna”. In pratica, ci ritroveremo a muoverci per piccoli ambienti, alla ricerca di tutti gli oggetti interagibili e raccoglibili, così da ottenere gli strumenti per portare a termine un compito e poter far avanzare la trama (sbloccando una porta o riparando qualche oggetto, per esempio).
Questo tipo di sequenze portano ad un abbassamento del ritmo di gioco e a una conseguente noia, visto che non si tratta mai di dover risolvere enigmi (come in una vera avventura grafica) ma solo di doversi dedicare al pixel hunting (in senso lato, chiaramente). Il tutto, per di più, non facilitato dai problemi di controlli e di telecamera che contraddistinguono la prima stagione.
Fortunatamente, sotto questo punto di vista, di stagione in stagione il tutto migliora, rendendo più fluido il gameplay, che sarà sempre più fondato su semplici QTE, poco innovativi ma sempre efficaci, e brevi esplorazioni degli ambienti, utili a far salire la tensione tra un’orda di zombie e una sparatoria.
La storia di Clementine
Punto focale di questa serie (e in generale delle opere Telltale) è la narrazione e il gusto per l’interpretazione del personaggio. In ogni stagione, controlleremo uno specifico sopravvissuto che sarà chiamato a interagire con un cast di alleati e nemici. A seconda del nostro comportamento e delle nostre risposte, faremo evolvere le relazioni in maniera positiva o negativa, andando ad influenzare la trama.
Dal punto di vista narrativo, la prima stagione è probabilmente quella che propone una maggiore varietà di situazioni, perdendo però qualche punto per quanto riguarda la creazione del background dei personaggi. La terza stagione, A New Frontier, propone il migliore nucleo principale di protagonisti (grazie a un buon numero di flashback che vanno a definirne la personalità) ma perde molti punti per quanto riguarda i personaggi secondari, sia alleati che nemici, a malapena abbozzati e spesso poco credibili. Inoltre, la terza stagione si slega leggermente dalle avventure di quella che è la vera protagonista della saga: Clementine.
Nel primo gioco sarà solo una bambina da salvare, nella seconda stagione diverrà una giovane ragazza e saremo noi stessi a decidere del suo futuro, mentre nella terza, per quanto presente, non avremo controllo sulla giovane ma la vedremo solo gravitare attorno a noi, senza che abbia la possibilità di evolversi in maniera particolare. La seconda stagione sarà per molti la migliore, di conseguenza, visto che sorgerà sulle ceneri della prima, ma limandone il grosso dei difetti.
Michonne è invece un’opera indipendente, poco “utile” nel panorama complessivo, ma ottimamente realizzata per quanto riguarda la regia e la coreografia dei combattimenti: dispiace che lo scarso minutaggio a disposizione abbia impedito di evolvere alcun personaggi molto interessanti, soprattutto nel gruppo dei “cattivi”. Gli amanti del fumetto ritroveranno tutto il background psicologico legato alle figlie di Michonne e potranno quindi apprezzare maggiormente l’opera.
The Walking Dead Collection – recensione: chi dovrebbe comprarlo?
Questa collection è sicuramente la migliore occasione per recuperare il pacchetto completo della saga, soprattutto in preparazione all’arrivo dell’ultima stagione che concluderà le avventure di Clementine. La collection propone più di trenta ore di gioco. Il potenziamento grafico non è cosa da poco, ma chi ha già vissuto la maggior parte delle stagioni (o addirittura tutte) non ha veri motivi per spendere 50€ e rigiocare un tipo di opera che non è assolutamente pensata per run multiple. Al contrario, chi si è fatto scappare tutta la saga fino a oggi, non ha più scuse per rimandare l’acquisto.
I collezionisti di trofei troveranno una lista di obbiettivi separata da quelle delle singole stagioni, con un solo platino per tutto il pacchetto. Diversamente dal solito, sono presenti un paio di trofei mancabili (all’interno di 400 days) ma una semplice ricarica dell’episodio permetterà di ottenerli senza fatica.
La collection è disponibile in formato PS4 (versione da noi giocata) e Xbox One.
Si ringrazia Premier Entertainment Arts Culture per averci concesso un codice per la recensione.
Punti a favore
- Miglioramenti grafici
- Tutti i contenuti in un sol posto a un prezzo onesto
Punti a sfavore
- Ancora nessuna localizzazione dei sottotitoli
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