Negli uomini il tumore alla prostata è uno dei piĂą diffusi e pericolosi. Questa patologia è strettamente legata con l’avanzare dell’etĂ ed è molto importante intervenire con tempestivitĂ e soprattutto prevenire per evitare una pericolosa degenerazione in stadi avanzati difficili da trattare
Il tumore alla prostata rappresenta da solo circa il 20% di tutti i tumori diagnosticati agli uomini. Solo in Italia le stime di AIRC parlano di 34.800 nuovi casi ogni anno. Fortunatamente si tratta di patologia che risponde abbastanza bene alle cure e se diagnosticata con un po’ anticipo porta quasi certamente alla guarigione. Circa il 91% dei pazienti curati vive ancora dopo 5 anni dal termine della terapia: un dato altissimo se confrontato con altre tipologie di tumore.
Tumore alla prostata: rischi e prevenzione
Nonostante la scienza medica sia riuscita ad ottenere risultati molto rassicuranti riguardo a questa tipologia di tumore, è importante non trascurare i rischi e ancor piĂą importante è mantenere uno stile di vita che prevenga l’insorgere di questa o altre malattie. Come giĂ detto il fattore principale che influenza l’insorgenza del tumore alla prostata è l’etĂ : dopo i 50 anni le probabilitĂ di contrarre la malattia aumentano di molto e due volte su tre il tumore è diagnosticato su persone oltre i 65 anni. Alcune ricerche mostrano addirittura che circa il 70% degli uomini oltre gli 80 anni ha un tumore alla prostata, anche se nella maggior parte dei casi questa rimane asintomatica.
Altri fattori di rischi sembrano essere legati ad una predisposizione genetica, con alcune mutazioni dei geni BRCA1, BRCA2 – che sono coinvolti anche nell’insorgenza di tumori al seno e ovaio nelle donne – o HPC1. Anche la quantitĂ di ormoni, in special modo il testosterone che promuove la crescita cellulare nella prostata, è stato identificato come possibile fattore di rischio. Infine la dieta e l’attivitĂ fisica, come sempre d’altronde, possono fomentare o al contrario contrastare l’insorgere della malattia: una dieta ricca di frutta, verdura e cereali integrali riduce i rischi, mentre le carni rosse troppo cotte o alimenti ricchi di grassi saturi aumentano il rischio.
Una dieta equilibrata può ridurre i rischi
Quando ci si deve preoccupare?
Nelle prime fasi la malattia non presenta sintomi di alcun genere. Quando la massa tumorale cresce si fanno sentire i primi sintomi legati al sistema urinario: difficoltà ad urinare nella fase iniziale della minzione, bisogno di urinare spesso, dolore e sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non riuscire ad urinare in modo completo. Alle volte tutti questi sintomi possono essere dovuto anche ad altri problemi, non necessariamente legati al tumore alla prostata. La cosa migliore è farsi visitare da un urologo che tramite esplorazione rettale e prelievo del sangue riesce ad identificare con facilità la patologia.
Il test della PSA è molto semplice, anche se impreciso
Screening e tumore alla prostata
Anche se i risultati delle terapie sono molto buoni, si potrebbe fare anche meglio e, dato che si tratta di una patologia molto comune, i risultati sarebbero entusiasmanti. Secondo uno studio guidato dallo UCL (University College London), uno nuovo modello computazionale è riuscito a prevedere che circa un sesto delle morti dovute al tumore alla prostata potrebbero essere evitate grazie ad un screening preventivo mirato nei soggetti piĂą a rischio per predisposizione genetica o altri fattori. Secondo i dati riportati dallo studio nel Regno Unito vengon diagnosticati circa 130 nuovi casi ogni giorni di questa patologia e circa 10.000 uomini inglesi muoiono ogni anno – per confronto il numero totale di casi de leucemia diagnosticati in Italia si aggira intorno alle 10.000 unitĂ . Quindi, statistiche alla mano, uno screening nazionale analogo a quello che avviene ad esempio per il cancro al seno potrebbe salvare ogni anno oltre 1500 persone.
Come giĂ anticipato con un semplice test del sangue chiamato PSA (prostate-specific antigen) si possono identificare i disturbi alla prostata. Tuttavia questo test non è affatto abbastanza preciso da poter discriminare tumori maligni da quelli innocui. Probabilmente per questo non è mai stata considerata l’ipotesi di introdurre questo strumento di screening per il tumore alla prostata. Tuttavia questo studio, pubblicato in PLOS Medicine, per la prima volta analizza i pro e i contro di uno screening quadriennale per tutti gli uomini di etĂ compresa tra i 55 ed i 69 anni e lo compara invece con i risultati ottenibili con dei controlli specifici mirati solamente ad alcune categorie ad elevato rischio.
Evoluzione del tumore alla prostata
Screening si o no?
Il modello sviluppato dai ricercatori sembra sostenere che un test mirato sarebbe piĂą utile rispetto ad uno screening universale. Monitorare i soggetti al elevato rischio genetico – circa il 50% di tutti gli uomini a rischio per l’etĂ – è il modo migliore per ottenere il massimo dei benefici, non solo in termini di dispendio di risorse, ma anche per evitare dei fastidiosi falsi positivi dovuti all’imprecisione del test – infatti analisi piĂą approfondite come la biopsia sono costose ed invasive. La professoressa Nora Pashayan (UCL Applied Health Research), autrice senior dello studio, ha dichiarato:
Il cancro alla prostata è una delle principali cause di morte per cancro negli uomini nel Regno Unito, ma lo screening non viene eseguito perché si ritiene che il danno superi benefici. Il nostro studio mostra che lo screening mirato può ridurre le diagnosi non necessarie, aiutando nel contempo a prevenire le persone che muoiono di malattia, consentendo una diagnosi precoce.
I ricercatori hanno creato un’ipotetica coorte di 4,5 milioni di uomini, che rappresentano il numero di uomini di etĂ compresa tra 55 e 69 anni in Inghilterra, e hanno simulato i risultati dell’introduzione dello screening su questa popolazione. Gli esisti che includono le morti per tumore alla prostata evitate, le diagnosi non necessarie e i costi di screening sono stati confrontati con quelli in assenza di uno screening universale basato sull’etĂ in favore di screening piĂą mirato utilizzando i dati sul rischio genetico.
Lo scenario ottimale, hanno concluso i ricercatori, sarebbe quello di sottoporre a screening gli uomini con un rischio del 4-7% di contrarre un tumore alla prostata nei prossimi 10 anni, cioè tra circa la metĂ e un quarto di tutti gli uomini dai 55 ai 69 anni. Lo screening di tutti gli uomini in quella fascia d’etĂ comporterebbe il maggior numero di morti evitati (20%) ma, insieme al costo aggiuntivo, porterebbe anche a un gran numero di diagnosi non necessarie, con quasi uno su tre tumori rilevati dallo screening come innocui.
Carcinoma della prostata
Lo screening ad una soglia del 4% impedirebbe il 15% dei decessi per il tumore alla prostata – quasi uno su sei decessi – offrendo al contempo i maggiori guadagni in termini di anni di vita adeguati alla qualitĂ , il che significa piĂą anni di buona salute per tutta la popolazione. Ciò ridurrebbe anche il numero di diagnosi non necessarie di tumori innocui di circa un terzo rispetto allo screening di tutti gli uomini dai 55 ai 69 anni. Lo screening degli uomini con un rischio del 4-7% sarebbe molto piĂą conveniente rispetto allo screening di tutti gli uomini di etĂ compresa tra 55 e 69 anni, risparmiando da un quinto (per la soglia di rischio del 4%) a quasi la metĂ del costo (soglia di rischio del 7%), pur mantenendo i benefici dello screening.
In base agli scenari simulati, gli uomini di etĂ compresa tra 55 e 69 anni verrebbero sottoposti a controlli quadriennali una volta raggiunta la soglia di rischio. Ciò significherebbe una proporzione crescente di uomini avrebbe accesso allo screening per il tumore alla prostata, dato che il rischio aumenta con l’etĂ .
La ricerca pionieristica in questo ambito guidata dall’UCL ha giĂ portato ad un cambiamento nel modo in cui viene diagnosticato il tumore alla prostata. A partire dallo scorso dicembre, la risonanza magnetica è ora raccomandata come il primo test per gli uomini sospettati di avere il cancro, dopo che due studi clinici condotti con l’University College London Hospitals (UCLH) hanno riscontrato che le scansioni della risonanza magnetica potrebbero ridurre in modo marcato e certo il numero di uomini che necessitano di una invasiva biopsia.
Il professor Mark Emberton (UCL Medical Sciences) ha dichiarato:
Sento che ora abbiamo gli strumenti che ci aiutano a identificare gli uomini con malattie clinicamente importanti: l’applicazione di questi strumenti al paziente giusto deve essere il futuro. Ecco perchĂ© questo lavoro è così importante in aiutandoci a sapere chi e quando proiettare.
I ricercatori hanno affermato che lo screening mirato basato sul rischio genetico richiederebbe un’evoluzione dei servizi di screening. Essi devono utilizzare criteri piĂą complessi dell’etĂ e quindi aggiornare i database con dati molto piĂą complessi da raccogliere come i fattori genetici. Non è un lavoro semplice, ma potrebbe portare ad un grosso risparmio di denaro e ad una qualitĂ della vita migliore per tutti i pazienti.
Risonanza magnetica alla prostata
Bilanciare il trade-off tra spesa sanitaria e qualitĂ del servizio è fondamentale perchĂ© le risorse degli ospedali sono limitate e vanno sfruttare a dovere. Oltre che ottimizzare al meglio la distribuzione dei servizi sanitari è sicuramente importante continuare ad innovare: un gruppo di ricercatori dell’Istituto Superiore di SanitĂ e dell’UniversitĂ Sapienza poco tempo fa è riuscito ad individuare un test chiamato EXO-PSA che sembra essere piĂą preciso del classico test utilizzato negli screening. Test meno invasivi e piĂą efficaci possono essere applicati ad una porzione maggiore della popolazione, evitando gli effetti negativi dei falsi positivi. Dalla sezione scienze è tutto! Continuate a seguirci per ulteriori news ed approfondimenti!
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