La fotografia e la sua direzione sono uno dei reparti tecnici importanti nei film tanto quanto nelle serie TV, anche se spesso passa in secondo piano. Scopriamo insieme quali sono le migliori serie TV in questo ambito: questa settimana parliamo di Sense8
Entrati nel vivo dell’analisi della fotografia nelle serie TV, iniziando con Downton Abbey, Tales of the city e proseguendo con Fleabag, arriviamo a un gioiello seriale di estetica e narrazione, Sense8.
Nato dall’esperienza delle sorelle Wachowski e Michael Straczynski, Sense8 è una serie TV Netflix, con una tormentata storia dovuta ai costi di produzione che ne ha portato poi alla sua chiusura forzata con un episodio di due ore conclusivo in coda alla seconda stagione. I costi di produzione importanti, sono anche il motivo per cui questa serie TV è così diversa dalle altre e quindi unica in un genere ibrido, che mescola sci-fi, drama, fantascienza.
La fotografia nelle serie TV: le location di Sense8
Seguendo la serie, la sua fotografia curata nei minimi dettagli e di grande respiro, è sicuramente uno degli elementi che ha contribuito al suo successo: Sense8 è un piacere per gli occhi, come se si stesse assistendo ad una performance di arte contemporanea.
Innanzitutto, assistiamo a otto location differenti ogni volta che viene presentato uno degli otto personaggi protagonisti e questo ha fatto in modo che ogni location fosse seguita da un regista differente. La direzione di fotografia è invece la stessa così come anche la supervisione delle sorelle Wachowski e Michael Straczynski che in molti episodi si sono dedicati anche alla regia.
Le location sono un elemento fondamentale nella valutazione complessiva della fotografia, perché cambiano a seconda di dove si trovi la narrazione e sono molto diverse tra loro: in un attimo da Berlino ci troviamo a Mumbai o in una prigione di Seul o su una terrazza che volge su Londra, per poi passare dalle strade sterrate di Nairobi a quelle multipiano di San Francisco durante la pride week, passiamo anche per Chicago per il Messico e San Paolo. Da sottolineare che in alcuni momenti della seconda stagione e nell’episodio conclusivo, ci troviamo in Italia, a Positano e a Napoli. Questo perché la scelta della produzione è molto chiara, ovvero che tutto è autentico, riprese, location, cambi di scena. E questa scelta si nota in modo evidente a livello qualitativo, così tanto da avere la sensazione di trovarci all’interno di un documentario di National Geographic. Il contrasto nel passaggio da un luogo all’altro, aumenta l’effetto sensazionale, dando la sensazione piena allo spettatore di viaggiare, esattamente come i protagonisti.
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Prendendo una delle scene meglio riuscite di tutta la serie, cioè un passaggio nel finale del quarto episodio della prima stagione, si può vedere come accanto ad una narrazione riuscita benissimo, c’è il supporto di una fotografia che ne segue l’indirizzo emotivo. Qui, si possono notare molto bene i contrasti: da un locale karaoke di Berlino, con luci psichedeliche e il protagonista ripreso in primissimo piano mentre canta, passiamo ad un attico a Seul, pieno di luce, dove tutto è bianco e luminoso e il personaggio in questione, Sun è totalmente nuda sotto la doccia, con una ripresa di campo. Poi torniamo ai primi piani, di Railey alle luci dell’alba, di cui vediamo sguardo rilassato e occhi, alle luci soffuse di un bar in cui Will sta facendo ricerche online di fronte ad una birra, sguardo corrucciato, stanco, Nomi in ospedale, Lito nel letto, Capheus che guida. Intervallato tutto, dal grandangolo di Kala, sul tetto del suo appartamento a Mumbai, con l’immagine che gira, insieme a lei nel punto centrale della scena.
La fotografia nelle serie TV: i primi piani di Sense8
Ed è proprio su questo gioco che di cambi di riprese che è costruito tutto il reparto di fotografia di questa serie, in un’alternanza tra location esterne ed interne, primissimi piani e grandangoli. I primissimi piani sono fondamentali in Sense8 perché si concentrano sull’espressione di singoli personaggi che nel contempo contengono altre 8 anime e personalità dentro di loro. La connessione empatica dei protagonisti è resa proprio con dei primi piani stretti e spesso simmetricamente imprecisi di visi, occhi, espressioni.
Le immagini sono molto nitide, colori brillanti, personaggi ben in rilievo sullo sfondo, sia che si tratti di luoghi chiusi con poca luce, che luoghi all’aperto molto luminosi e in questo gioca molto la location in cui si trovano i personaggi. Proprio per seguire la narrazione, che si prende tutto il tempo necessario per raccontare protagonisti e azioni, anche la regia e la fotografia sono statiche. Non ci sono cambi di scena rapidi o eccessivi movimenti di camera, anche nelle scene d’azione. La camera si concentra molto sui personaggi e quello che stanno sentendo in quel momento, lasciandoli quindi sempre al centro con le loro emozioni, piuttosto che con le loro azioni.
A tutta questa attenzione nella fotografia, si aggiunge una profonda caratterizzazione dei personaggi, una sceneggiatura molto complessa e originale che vanno quindi a creare uno dei prodotti seriali più interessanti mai realizzati prima.
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