Con il terzo film della saga di Harry Potter in arrivo su Italia 1 ci è sembrato doveroso presentarvi una recensione e una sfilza di curiosità su Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban. Scopriamo insieme il film più particolare dell’intera saga
Uscito ben sedici anni fa, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban è “il” film di Harry Potter. Senza togliere niente ai due adattamenti di Chris Columbus, il regista Alfonso Cuaròn ha dato un taglio fresco e diverso a questo capitolo della serie. Un nuovo stile registico e un nuovo modo di vedere effetti speciali e personaggi hanno dato un volto diverso al film, generando un distacco fin troppo evidente con i sequel. D’altronde, il terzo libro di Harry Potter è anche quello che effettua il suo primo passo verso dei temi più adulti.
Harry Potter, dopo aver salvato Hogwarts dal diario di Tom Riddle, ritorna a casa per le vacanze estive. Tutto sembrava andare bene, finché l’immonda zia Marge decide di fare visita ai Dursley, portando con sé tutta la sua arroganza. Durante un battibecco, Harry gonfia per magia la zia petulante, facendola volare verso l’infinito e oltre. Arrabbiato con i suoi parenti e con se stesso, Harry decide di scappare di casa, noncurante delle minacce del mondo magico.
Difatti, un pericoloso assassino è fuggito dal carcere magico di massima sicurezza, e questo sembrerà mettere a rischio la vita stessa del giovane mago. Ma perché? Che legami ha il prigioniero di Azkaban, Sirius Black, con il maghetto più famoso del mondo?
La magia di un’adolescenza ben diretta
Come già detto, Alfonso Cuaròn è stato il regista che più di tutti ha mostrato un taglio personale e deciso alla serie. Pur avendo lavorato solo al terzo film, è riuscito a lasciare un’impronta indelebile alla serie che nessuno è stato in grado di emulare. Le sue due particolarità più interessanti sono l’avversione alla computer grafica (che ha usato solo dove non ne poteva proprio fare a meno) e l’amore per i piani sequenza.
In particolar modo, quest’ultima particolarità è ben visibile già dai primi momenti a Hogwarts. Il regista, tramite l’ausilio dei vari carrelli, trasporta dolcemente la telecamera lungo i corridoi dei tavoli della Sala Grande, seguendo ogni dettaglio con perizia. Il movimento fluido e delicato della camera accompagna la presentazione dei personaggi e le scene con maggior focus dando una dinamicità unica al set. Il ritmo delle inquadrature diviene superfluo, dal momento in cui gran parte dei cut diventano una lunga visione d’insieme.
Questo metodo ovviamente non è esclusiva di Cuaron, e possiamo vederlo ampliato anche in film più recenti, come 1917. Come tecnica richiede una grandissima capacità e una mano ferma da parte del cameraman, oltre a mezzi professionali non proprio economici. Ma al di là dei suoi piani sequenza, Cuaròn ha voluto usare la sua visione del mondo di Harry Potter per dare nuove forme e colori ai personaggi.
Atteggiamento e mood – Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban: curiosità e recensione
Una grossa seppur piccola modifica è stata fatta nei confronti del guardaroba. Difatti, se notate, i vestiti dei personaggi tendono più allo stile “Babbano”, anche dentro la scuola. Questo, secondo il regista, serviva a dare una maggiore libertà ai ragazzi. Modi di vestire diversi infatti sono spesso indicatori di caratteri differenti. Tale escamotage è stato utilizzato anche nelle divise, tenute ordinate o trasandate secondo il gusto dei personaggi. Una libertà del genere dei costumi è un qualcosa che la serie non si è più portata dietro.
Così come il già citato “odio” per la computer grafica. Modelli animatronics e riproduzioni in miniatura (e anche 1:1) sono stati creati per replicare Hogwarts, le creature magiche e perfino il Nottetempo. Questo per dare più realisticità agli effetti speciali e agli ambienti, che altrimenti avrebbero sofferto della cura grafica del periodo, la quale era piuttosto altalenante. I Dissennatori sono stati le vittime principali della CGI, nonostante i tentativi di Cuaron di riprodurli usando manichini sott’acqua. Si è salvato invece Lupin, con una grande prova di trucco sicuramente ben realizzata e impegnativa, ma ancora non ai livelli del Signore degli Anelli.
Bestie raccapriccianti e scenari da incubo non potevano rendere senza l’adeguata fotografia. Difatti, i colori viaggiano tra il freddo e l’opaco, distante. Colori bluastri e tetri accompagnano gli scenari uggiosi della Scozia, creando il palco perfetto per gli eventi del Prigioniero di Azkaban. Mentre per l’opaco, il filtro si avvicina spesso a un colore simile alla terra di Siena, che richiama il seppia (comune dei vecchi film). Tale gradazione è usata spesso e volentieri, grazie al lume di candela, nelle scene con legami con il passato (es. Harry contro il Dissennatore durante la prova con Lupin).
Comprendere gli adolescenti – Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban: curiosità e recensione
Questo punto è alquanto cruciale nelle opere di J.K. Rowling. L’autrice si è dimostrata spesso e volentieri incapace di tradurre in modo realistico la psiche adolescenziale. L’eccellente lavoro che aveva fatto nei primi due libri si è poi distorto in un susseguirsi di banalità ed esagerazioni che ha appiattito i personaggi. Per quanto Harry diventi un personaggio diverso dal solito, la negatività che lo avvolge non è abbastanza critica da farlo risultare interessante. Questo perché è comunque legato ai canoni del protagonista “buono”.
I primi passi di quell’involuzione si possono vedere già da questo terzo film, dove Harry è più violento, furente. I suoi pensieri sono giustificati, e per quanto riguarda il terzo capitolo della serie non ci sono grossi errori. Tuttavia, questo suo modo di fare e la sua generale incapacità di essere interessante lo pongono alla strenua di un personaggio secondario. Tant’è vero che Malfoy, soprattutto dal sesto libro, diventa un personaggio ben più intrigante e complesso.
Ma al di là del futuro, Cuaròn riporta l’irritazione e il “lato oscuro” di Harry con delle azioni brusche. Da notare per esempio quando spinge a terra i membri di un coro ad Hogsmeade, o le grida furenti contro i suoi amici (diventeranno un suo tratto principale).
Oltre la recita – Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban: curiosità e recensione
Una rappresentazione piuttosto convincente di un adolescente furente. Nonostante queste lodi, è impossibile non bacchettare l’uso spropositato di gag fini a se stesse. Cuaròn ha voluto creare degli spezzoni in grado di palesare il rapporto fra Harry e i suoi amici, ma il risultato è stato solamente imbarazzante. Le piccole aggiunte comiche potevano essere poste in secondo piano per favorire una maggiore fedeltà al testo, ma ciò avrebbe probabilmente reso il film troppo serio e pesante per dei bambini.
È comunque ammirevole il suo “testare” i tre protagonisti con un tema sulla propria crescita negli ultimi tre film. Emma in particolare con le sue 16 pagine ha dimostrato un grande parallelismo con Hermione, così come Rupert Grint (Ron) con il suo non consegnare assolutamente niente. Ne approfittiamo per consigliarvi anche la serie Netflix “Sick Note“, dove Rupert interpreta il ruolo del protagonista.
Tale dedizione è stata replicata anche dal cast, con Gary Oldman (Sirius), David Thewlis (Lupin) e Micheal Gambon (Silente) che si sono dovuti leggere i libri prima di poter cominciare le riprese. Micheal Gambon ha avuto la responsabilità più grande sulle spalle, dovendo sostituire il defunto Richard Harris. Responsabilità che sarebbe potuta gravare sulle spalle di Ian McKellen (Gandalf), il quale però ha rifiutato il ruolo perché lo stesso Harris lo definiva un attore “senza passione”. Non sentendosi “qualificato”, McKellen ha dunque rifiutato il ruolo, in onore di Harris.
I criteri di una buona scrittura – Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban: curiosità e recensione
Ciò che veramente importa in un manoscritto è rappresentabile con due parole: “coerenza” e “criterio”. Ogni cosa deve avere un perché, e deve saperlo rappresentare bene. La coerenza invece è utile per mantenere il senso rappresentato, allargandolo a tutti i fattori della storia. L’uso spropositato della magia e i buchi di trama di questo terzo film, creati anche a causa delle mancanze dei precedenti, danneggiano la coerenza del prodotto finale.
Si ha un prodotto a metà, con delle debolezze aggiuntive in una sceneggiatura che già ne è piena. Difatti, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban ha il più grande e pessimo Deus Ex Machina della serie: il Giratempo. Un artefatto prodotto in serie che permette di riavvolgere il tempo senza immediate conseguenze. Un’arma micidiale per la storia stessa, che fa crollare ogni evento significativo e rende retroattivamente i personaggi più buoni “viscidi e ipocriti”.
Tutto questo, senza nemmeno una vera morale di fondo, perché i protagonisti riescono a usarla con enorme successo. I criteri sono sbagliati, la coerenza è stata danneggiata. La Rowling se ne era resa conto, eliminandoli al quinto libro, ma il danno ormai era fatto. Per non parlare poi del grande ritorno nello spettacolo teatrale. Trovo invece molto divertente e realistico il piccolo Easter Egg nella Mappa del Malandrino, che mostra due studenti divertirsi in bagno. Ecco, questo è un ottimo modo per rappresentare l’adolescenza, creando realismo e rendendo la vita delle persone più “coerente”.
Alla fine, sono solo ragazzi
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban è un prodotto per bambini e adolescenti. Si basa su fondamenta deboli ed è vittima di buchi di trama spesso imbarazzanti. Tuttavia, la visione ottimista e “magica” della Rowling si preserva in questo terzo capitolo, regalando anche agli adulti momenti magici e unici. Il tono cupo e i tecnicismi di Cuaròn hanno reso il Prigioniero di Azkaban un’opera diversa e complessa, adatta allo studio e a chi vuole andare oltre il mero intrattenimento. È un peccato che quel regista abbia abbandonato la serie.
Questo mix di recensione e curiosità finisce qui, vi invito a seguire tuttoteK per leggere i prossimi aggiornamenti di questa rubrica e molto altro ancora!
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