A pochi giorni dall’uscita del sequel Doctor Sleep, proviamo a dare una opinione sul suo predecessore, Shining, attraverso una retro-recensione dell’indiscusso capolavoro di Kubrick
TITOLO ORIGINALE: The Shining. GENERE: Horror. NAZIONE: USA, Regno Unito. REGIA: Stanley Kubrick. CAST: Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Scatman Crothers, Anne Jackson, Tony Burton, Philip Stone, Joe Turkel, Barry Nelson. DURATA: 146 minuti. DISTRIBUTORE IN ITALIANO: PIC Distribuzione. USCITA: 1980.
Jack Torrance (Jack Nicholson) è uno scrittore in periodo di crisi creativa. Per ritrovare l’ispirazione decide di soggiornare con la moglie e il figlio al tranquillo Overlook Hotel, facendone da custode. Con il passare dei giorni, però, la famiglia sembra essere sempre più influenzata da quell’ambiente misterioso, già noto per gli svariati delitti che ivi is sono consumati. Il tutto ha un impatto maggiore sul figlio, il quale sembra avere il dono della “luccicanza”, ovvero la facoltà di “vedere” tracce indelebili di fatti accaduti nel passato in un particolare luogo. Ma le forze maligne presenti nell’albergo sembrano contagiare lo stesso Torrance, che sprofonderà sempre più nel baratro in cui sono caduti molti suoi predecessori.
Cinque anni dopo Barry Lindon, Kubrick torna a sconvolgere. Questa volta si cimenta con la paura, con il genere horror al cinema. E lo fa traendo spunto da un romanzo dell’autore horror per eccellenza, Stephen King. Partendo dall’ottima materia prima, Kubrick fa addirittura un passo in più, scardinando le regole del genere del periodo. La paura non nasce dagli ambienti claustrofobici, dai mostri o dalle musiche pressanti. Si inizia, invece, un sottile gioco di opposizione: la paura nasce da ciò che non dovrebbe fare paura.
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L’orrore secondo Kubrick | Retro-recensione Shining
All’uscita di Shining il regista americano aveva ben più di un successo sotto la cintura. I suoi lavori erano (ed hanno continuato ad essere) accomunati da un fattore: l’ispirazione letteraria. Kubrick, infatti, traeva spunto da un libro, di maggiore o minore successo, per poi trasporlo sul grande schermo. Mai acriticamente, bensì sempre aggiungendo qualcosa di innovativo e personale.
In Shining questa tendenza raggiunge forse l’apice. L’autore da cui trarre materiale è niente meno che Stephen King, anche lui sulla cresta dell’onda in quel periodo ma, per ciò che più conta, di rara intelligenza. I suoi libri non si limitano mai a rappresentare una storia dell’orrore, ma piuttosto cercano una simbologia e un significato che li fa spiccare dalla massa. A ciò basta aggiungere la visione di un cineasta colto, e il capolavoro è fatto.
Visione che, per molti aspetti, si riflette nel film stesso. La discesa verso la follia di Jack non sembra molto diversa da quella che stava, in modo meno drammatico, sperimentando Kubrick. La sua celeberrima attenzione maniacale per i dettagli e la sua costante ricerca della perfezione lo portarono, evidentemente, a portare avanti le sue opere con sempre maggiore angoscia. Ne sono prova le tempistiche di realizzazione dei suoi film, che tra l’uno e l’altro sono scresciute in modo esponenziale. Shining è il suo terzultimo lavoro: tra il 1980 e il 1999 realizzerà solamente Full Metal Jacket e Eyes Wide Shut.
Scene indelebili | Retro-recensione Shining
Certo, i risultati si vedono. Nello specifico un film entrato nell’immaginario collettivo. Di Shining tutti ricordano almeno una scena o una battuta, se non altro per le innumerevoli citazioni, dai Simpson a Mortal Kombat. Dal foglio battuto a macchina con la stessa frase ripetuta ossessivamente, alle gemelle che escono dall’ascensore, alla porta sfondata con colpi di accetta. Molti conoscono anche i retroscena dietro le riprese, come ad esempio il method acting portato alle estreme conseguenze dai due protagonisti Jack Nicholson e Shelley Duvall.
Il potere delle immagini e delle inquadrature in Shining sembra inarrestabile. Siamo davanti a un film che ti cattura, e non possiamo fare altro che arrendereci allo stesso. Quella steadycam, per la prima volta usata in modo sistematico, che dà una dimensione di intimità. Le inquadrature simmetriche, con cartesiane che si deformano improvvisamente creano destabilizzazione. L’illuminazione diffusa e quasi sempre diurna ci avvicina alle scene e ancora di più ci dice che non tutto il male agisce con il favore dell’oscurità. Il momento clou, d’altronde arriva al tramonto e all’alba, laddove la notte è solo un fenomeno naturale.
La simbologia del labirinto | Retro-recensione Shining
La conclusione, famosissima, si svolge in un labirinto di siepi innevato. Al suo interno un bambino e un uomo cercano la propria salvezza dalla natura e dall’altro. E d’altronde tutto nella organizzazione dello spazio e del tempo del film ci ricorda un labirinto. Un hotel vuoto che appare gigantesco, privo di qualsiasi punto di riferimento: corridoi lunghi, ognuno uguale all’altro, porte chiuse, ascensori minacciosi.
Il padre insegue il bambino per ucciderlo, ma il piccolo, con uno stratagemma, riesce a scappare, a far perdere le proprie tracce e ritrovare l’uscita. L’uomo, invece, rimane intrappolato e trova la morte. La scena è ricca di significati. L’adulto rimane preda delle proprie ambizioni e frustrazioni verso il futuro, mentre il bambino, semplicemente ripercorrendo i suoi passi all’indietro, trova la strada. Solo i bambini possono salvarsi. Il vero shining, la vera luccicanza, è forse questo, la capacità di non farsi bloccare dal futuro. La verità per gli adulti, invece, è che la smania di controllo non porta a risultati.
Un film da rivedere
Insomma, giunti alla fine di questa retro-recensione di Shining non possiamo che consiglare di vederlo e rivederlo. Si tratta di un capolavoro del cinema horror che ha fatto storia sotto molti punti di vista. Ben vanga, dunque, l’iniziativa di molte sale di proiettarlo in via eccezionale a fronte dell’uscita di Doctor Sleep. E vedremo, naturalmente, se quest’ultimo si riuscirà ad avvicinare al predecessore.
Punti a favore
- Cast e regia in stato di grazia
- Le inquadrature innovative per l'epoca
- La capacità ansiogena
Punti a sfavore
- Niente di rilevante
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