Un gruppo di giovani marines appena reclutati e duramente addestrati parte per il Vietnam, dove sperimenta gli orrori delle battaglie intorno alla città di Hue: con Full Metal Jacket, Stanley Kubrick ci racconta la sua verità ultima sulle atrocità della guerra
TITOLO ORIGINALE: Full Metal Jacket. GENERE: Azione, drmmatico, guerra. NAZIONE: Stati Uniti d’America, Regno Unito. REGIA: Stanley Kubrick. CAST: Matthew Modine, Adam Baldwin, Vincent D’Onofrio, Ronald Lee Ermey, Dorian Harewood, Arliss Howard. DURATA: 116 min. DISTRIBUTORE: Warner Bros. USCITA: 1987.
Nel campo di addestramento di Parris Island, nella Carolina del Sud,un plotone di giovani Marines sperimenta il duro addestramento per la guerra del Vietnam, subendo i metodi brutali del Sergente maggiore Hartman (Ronald Lee Ermey) con insulti mortificanti e soprannomi ignobili allo scopo di piegarli e trasformarli in perfetti strumenti di morte. In una escalation di annichilimento della personalità delle reclute, si verifica un incidente che coinvolge lo stesso Sergente e il bistrattato soldato “palla di lardo” (Vincent D’Onofrio). Qualche mese dopo, alcuni dei commilitoni si rincontrano in Vietnam, in una offensiva nei pressi della città di Hue. Tutti, comunque, si scoprono trasformati dagli orrori della guerra.
Protagonista della vicenda e collante tra le due parti del film è il brillante Joker (Matthew Modine), aspirante giornalista di guerra, in bilico tra l’essere attratto dalla guerra e il bramare la pace. Seguendolo scopriamo lentamente il velo sulla pellicola, che in definitiva è un manifesto contro la follia e la presunzione umana (tema già vagliato in tono fantascientifico in 2001 – Odissea nello spazio), è una diffamazione della guerra e degli eserciti.
Full Metal Jacket è tratto dal romanzo The Short Timers di Gustav Hasford, ex Marine che ha anche collaborato alla stesura dello script. Iperrealistica e scarna, la trama è attraversata da una gelida brezza di umor nero sulla violenza dell’istituzione militare. Stanley Kubrick fa così i conti con la realtà dell’epoca, nuda e cruda, andando al di là del Vietnam per prendere a bersaglio le atrocità che hanno identificato il secolo breve. Ma che, ancora oggi, fanno riflettere.
https://m.youtube.com/watch?v=b4S5SVB2yqI&t=13s
Una violenza pervasiva | Retro-recensione
Full Metal Jacket è uscito nelle sale italiane con un controverso divieto ai minori di 18 anni, successivamente ritirato. Il realtà la violenza che mostra non è palese, eccettuate le scene finali della parte del Vietnam. L’opera di Kubrick, piuttosto, mostra una violenza nascosta e per questo accettata, ma continua, una violenza che crea assuefazione ed entra a far parte della stessa umanità delle persone che ne entrano in contatto. Così l’iconico regista impatta duramente l’istituzione dell’esercito americano, andando a colpire una delle istituzioni degli Stati Uniti (patria natale abbandonata da Kubrick in favore dell’Europa), inserendosi così in un filone di pellicole che mostrano le oscenità della mai digerita spedizione in Vietnam, tra le quali si ricordano Platoon di Oliver Stone o Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.
L’insensibilità che sta dietro la parte più oscura dell’umano è ben evidenziata da due iconiche scene, poste emblematicamente all’inizio e alla fine del film. Nell’incipit le giovani reclute vengono tutte quante rasate a zero dal barbiere: si mette in pratica così il processo di meccanizzazione necessario per livellare i ragazzi, ognuno reso una sorta di clone dell’altro, mero ingranaggio perfettamente sostituibile all’interno di una macchina più grande. È il primo passo del lavaggio del cervello al quale verranno sottoposti in seguito, che porterà alla totale alienazione mostrata nell’ultima scena: i reduci, dopo tutte le atrocità viste e prodotte in prima persona, avanzano nella zona di guerra intonando a tutta voce la Marcia di Topolino. La ridicolizzazione dell’istituzione militare si palesa, in questo come in altri punti, anche grazie alla colonna sonora.
Full Metal Jacket: guerra senza eroi | Retro-recensione
Joker inizialmente sfugge a questo processo di annichilimento umano. La sua ironia gli permette di superare le prove più difficili, fino al Vietnam stesso, in cui fa sfoggio di una medaglia con il simbolo pacifista sull’elmetto. Infine però, anche lui fallisce uccidendo una bambina e perdendo così ogni speranza di rimanere un eroe senza macchia.
Kubrick, per il tramite di Joker, afferma in maniera nitida ciò che, ieri come oggi, comporta la guerra. Abbrutisce ogni persona nel nome di una libertà invisibile. Questa verità rimane anche al di là del fatto storico. Perché se è vero che la guerra del Vietnam è una parte incisiva nella narrazione, lo scopo del maestro non era quello di realizzare l’ennesimo titolo puramente intrecciato al conflitto asiatico, bensì un vero e proprio trattato d’accusa contro la rigidità dei dogmi militari e l’influenza dell’opinione pubblica sulla massa (non) pensante.
Secco e cruciale, Full Metal Jacket arriva dritto al nocciolo con una semplicità disarmante e limpida. Anche con questa messa in scena, Kubrick è andato ben oltre lo schermo.
Punti a favore
- La censura della violenza in ogni sfaccettatura
- L'interpretazione immersiva
- L'efficace colonna sonora
Punti a sfavore
- Nessuno degno di nota
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