A distanza di oltre trentacinque anni dalla sua realizzazione, e in attesa del suo reboot per mano di Denis Villeneuve, vi proponiamo la retro-recensione di Dune del 1984, cult non compreso all’epoca dell’uscita
TITOLO ORIGINALE: Dune. GENERE: Azione, Fantascienza. NAZIONE: USA. REGIA: David Lynch. CAST: Kyle MacLachlan, Francesca Annis, Jürgen Prochnow, Kenneth McMillan, José Ferrer, Brad Dourif, Leonardo Cimino, Linda Hunt, Everett McGill, Freddie Jones, Richard Jordan, Jack Nance, Virginia Madsen, Silvana Mangano, Patrick Stewart, Max von Sydow, Sting. DURATA: 137 minuti. DISTRIBUTORE: Universal Pictures. USCITA: 1984.
Nell’anno 10191, sotto le pressioni della potente Gilda Spaziale, l’imperatore di tutte le galassie invia la famiglia Atreides al governo del pianeta Arrakis, detto anche Dune. Qui non esiste acqua e si può sopravvivere solo indossando speciali tute che riciclano i liquidi corporei, ma nelle dalle sue sabbie si possono estrarre materiali estremamente importanti per il futuro dell’universo. Si tratta del “melange”, sostanza derivante dal metabolismo dei vermi che popolano il deserto e che è una sorta di elisir di lunga vita, oltre ad annullare il tempo, consentendo ai piloti della Gilda spaziale di compiere così i viaggi lunghissimi. Della spedizione fa parte anche il giovane Paul, che ha ereditato dalla madre poteri di veggenza, ancora però in embrione al momento del suo arrivo su Dune. La missione è in realtà una trappola, e su Arrakis la famiglia reale subisce l’attacco del malvagio Arkonnen, che li uccide tutti tranne Paul e la madre. I due si rifugiano presso i Fremen, casta emarginata del pianeta che, silenziosamente, preparano la loro riscossa, e che in Paul riconoscono l’uomo che, secondo le profezie, li dovrà guidare.
Dune è stato un film bistrattato all’epoca dell’uscita, e successivamente rivalutato fino a diventare un cult. L’adattamento del capolavoro letterario di Frank Herbert ha avuto difficoltà di produzione che hanno fermato gli incassi molto lontano dagli sforzi economici compiuti da Dino De Laurentiis e da sua figlia Raffaella. Ma d’altronde nelle sue venature poco “commerciali” si può avere la dimostrazione di come Lynch non si sia fatto piegare dalle regole dell’industria, partorendo un film fantasy-fantascientifico dalle atmosfere oniriche in cui la sua creatività ha dilagato sul pianeta deserto.
La visione di Lynch | Retro-recensione Dune (1984)
Dune, nella sua epoca, è stato un progetto estremamente ambizioso. Non solo per il budget stellare, ma anche perché con questo film si è voluto trasporre sul grande schermo un capolavoro della letteratura fantasy di Frank Herbert. Il risultato, sia per quanto riguarda gli incassi che per quanto riguarda la riuscita assoluta, hanno fatto storcere il naso a molti. Tanti hanno sottolineato come le idee di Lynch non fossero state comprese, e in ogni caso stravolte nel montaggio finale. Lynch stesso ha più volte ribadito come faccia fatica a considerarla un’opera completamente sua. Il tempo ha però parzialmente dato nuova linfa a una pellicola i cui contorni di produzione sono piuttosto oscuri. In ogni caso non si può dubitare che in questo film sia presente una poetica lynchiana che, prima e dopo, ha riscritto le regole del cinema.
Vi abbiamo parlato di David Lynch in un nostro articolo, prendendo spunto dal documentario sulla sua vita da pittore e scultore. Perché in effetti, lo ricordiamo, Lynch è stato prima un pittore e poi un regista. Ma evidentemente la sua vena artistica non è scomparsa né è stata accantonata dietro la cinepresa, per cui dai suoi film non può che aspettarcisi una visività fuori dal comune. Appurato nei suoi primi due film, Eraserhead e The Elephant Man, portò già nel 1982 alla firma del contratto per girare Dune. All’epoca q, quel campo a se stante del reale in cui il cinema dell’artista statunitense ha trovato nel corso del tempo la propria dimensione ideale. Certo, è impossibile paragonare il Lynch del 1982 (questo film avrebbe dovuto in parte cavalcare, in parte fare da concorrente, al successo di Star Wars. Il destino non è stato esattamente questo, ma d’altro canto ha rivelato come il talento di Lynch non potesse essere contenuto in un prodotto meramente commerciale, ed anzi il risultato finale è stato mastodontico, fino a raggiungere il rango di cult.
Un’opera onirica | Retro-recensione Dune (1984)
Le principali critiche sono legale alla mancanza di una narrazione coerente, che rende il tutto estremamente farraginoso, e dunque di difficile comprensione. Sotto il profilo logico e della scorrevolezza il film presenta, invero, delle pecche costituite da un’eccessiva sovrabbondanza di informazioni. D’altro canto questo si risolve in un ritmo esaltante per l’epoca. Una certa fluidità è poi assicurata dal materiale di base di Herbert, che ha saputo descrivere scenari incredibilmente verosimili. Ma restano delle lacune. Nel momento in cui ci si chiede il perché, tuttavia, la risposta può essere non banale. A prima vista la pellicola sembra sconclusionata, ma a ben vedere – scavando sotto la sabbia, si potrebbe dire – Dune rappresenta un genuino atto di creatività di un artista prestato al cinema che ha voluto imprimere una impronta forte alla sua opera.
Dune mette in definitiva nero su bianco l’incompatibilità tra Lynch e la macchina hollywoodiana classicamente intesa, prettamente pop. La narrazione, di cui Lynch si è impadronito scacciando gli sceneggiatori imposti dalla produzione, non fa altro che toccare alcuni punti chiave della trama fantascientifica. Per il resto Dune è un viaggio di immagini e suggestioni, in cui semplicemente immergersi.
Possibile un reboot? | Retro-recensione Dune (1984)
Sappiamo che Villeneuve non è nuovo a reboot rischiosi, al limite del provocatorio. Sappiamo anche che, a giudicare dal suo altro importante rifacimento, Blade Runner 2049, non teme il confronto, se non altro perché le lesina in originalità. Allora possiamo chiederci, con il suo Dune sempre più vicino, cosa aspettarci?
Ebbene, nel materiale letterario di base c’è una fonte inesauribile di storie interessanti. Il mondo fantasy immaginato è realistico e replicabile. Può essere la base di una storia più hollywoodiana. Forse questo sarà, certo non in una accezione negativa. Non sarà un delirio onirico come l’originale, ma forse più fruibile senza scadere nel pop eccessivamente semplificato.
Conclusioni
In conclusione, tornando alla retro-recensione di Dune del 1984, possiamo dire che questo film di capodanno è stato un esempio quasi unico di arte estremamente personale al grande schermo. Si scrive Dune, si legge Lynch. Il regista, quasi come di fronte a una tela da dipingere, ha seguito il suo flusso di pensieri, forse non dando molto peso alla fluidità, ma regalandoci un’opera unica e suggestiva.
Punti a favore
- Suggestivo
- Cast (e comparse) di livello stratosferico
Punti a sfavore
- Sceneggiatura non sempre fluida
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