È facile ricordarsi delle grandi opere che hanno colpito come un fulmine a ciel sereno, ma è giusto così? Parliamo di Undertale
Vorrei che provaste a fare una cosa. Sicuramente vi sarà già capitato e penso anche che, come me, troviate un certo gusto in questa attività. Vorrei che creaste una classifica di giochi che hanno segnato maggiormente la vostra “carriera” videoludica. Non intendo quei giochi che oggettivamente sono i migliori di sempre, ma quei videogame importanti per voi. Quelli che vi hanno lasciato qualcosa dentro. Fatelo pure adesso, su un foglietto o direttamente nella sezione commenti. Io vi aspetto qui, prometto.
Fatto? Molto bene. Provate ora a guardarli e ditemi se trovate uno schema. Ad esempio, un genere particolare. Forse la classifica di qualcuno sarà piena di gdr, altri avranno molti fps, altri ancora noteranno che c’è varietà (io rientro in questa categoria).
Provate, però, a cercare nella vostra classifica quello che io definisco un “colpo di genio”. Mi spiego meglio: un’opera di alta qualità (ma non per forza perfetta) che senza difficoltà potremmo definire “d’autore”, ovvero un gioco con un carattere fortissimo, certamente irripetibile. Un videogame che arriva e ti stupisce, ma che al tempo stesso non porta a nulla poiché è troppo unico per essere imitato, per evolversi in altro.
Volete un esempio? Undertale. Andiamo a conoscerlo.
Tipo Alice nel Paese delle Meraviglie, ma più folle
Undertale cade a picco dalla mente di Toby Fox e finisce negli store digitali il 15 settembre 2015. Dovendolo spiegare in termini semplici, Undertale è un gioco di ruolo a turni con alcuni elementi da bullet-hell (ovvero situazioni in cui si devono schivare moltissimi proiettili). Ma staremmo parlando di Undertale se fosse “semplice”? Certo che no!
Tutto inizia con un piccolo filmato che spiega che un tempo esistevano umani e mostri, esseri magici ma deboli, che vennero scacciati nel sottosuolo e rinchiusi dietro una barriera dopo una sanguinosa guerra. I mostri vennero dimenticati e gli umani prosperarono sulla terra. Un giorno, però, un umano cade in una buca e finisce nel sottosuolo, atterrando morbidamente su un letto di fiori gialli.
Da questo momento inizia la nostra avventura e, controllando l’indefinito umano (non si può nemmeno dire se è maschio o femmina), ci muoveremo nel regno dei mostri. Dovremo combattere in una serie di incontri casuali e qui scopriamo il primo colpo di genio: non è obbligatorio uccidere i mostri. Un gioco di ruolo in cui non si deve per forza ricorrere alla violenza (per quanto esista questa opzione). Non ce lo si aspetta, questo è certo. Cosa fare, allora? Possiamo parlare con i nemici. Convincerli ad arrendersi e risparmiare loro la vita. Ogni mostro ha le proprie meccaniche: ad esempio un sirena timida andrà incoraggiata a cantare e un piccolo vulcano coccoloso desidererà solo un abbraccio. Nel loro turno, però, i nemici attaccheranno e noi controlleremo un piccolo cuore rosso che dovrà schivare, all’interno di un quadrato, una serie di proiettili personalizzati a seconda dell’avversario (la suddetta componente bullet-hell).
Undertale, colpi di genio a cascata
C’è molto da dire su Undertale, ma al tempo stesso ogni parola di troppo rovinerebbe la sorpresa a chi ancora non si è fatto dono di una tale meraviglia. Qui non vogliamo fare spoiler, quindi la prenderemo larga.
La narrazione ha un piglio che oscilla tra il comico e il drammatico con un calcolo dei tempi a dir poco perfetto. I personaggi principali sono estremamente caratterizzati sia dal punto di vista grafico che dal punto di vista caratteriale, facendoti vivere dialoghi che rimarranno nel cuore per lungo tempo. Le musiche riempiranno le orecchio fin dal primo secondo (non a caso Fox è un compositore).
https://www.youtube.com/watch?v=mqzBv3FYpr0
La caratura grafica è… altalenante. Anche qui troviamo un’altra caratteristica del colpo di genio: la capacità di rimanere sul filo del rasoio. Una buona grafica, in pixel art ad esempio, è tutto sommato facile da trovare e da imitare. Provate però a imitare la grafica di Undertale. Oggettivamente non è nulla di incredibile, in alcuni punti addirittura è quasi scadente. E anche per questo è unica. Non troverete un altro titolo che abbia lo stesso stile, che riesca a risultare godibile sebbene tecnicamente imperfetto. Ogni “brutto” sprite sarà una delle cose più belle che avrete visto. Non ha senso? Nemmeno la genialità ce l’ha.
Undertale vi terrà incollati fino alla fine tra citazioni, abbattimenti della quarta parete, follie assortite, battutacce che non potranno non farvi ridere, piccoli segreti sparsi in giro, improvvisi attimi di serietà e di tristezza per questo mondo sotterraneo in cui, forse, sarete voi l’unico mostro.
Ma quando tutto finisce, cosa rimane?
Undertale è un grandissimo titolo. Direi proprio che è un capolavoro. Undertale rivela la propria natura di colpo di genio in moltissimi modi e invito tutti a provarlo e capire cosa intendo.
Ma nel momento in cui tutto questo finisce, come dobbiamo giudicarlo? Non intendo con un voto. Come dobbiamo guardare il colpo di genio? Quanto è lunga la sua ombra? Porterà a qualcosa?
Undertale rimarrà lì. Da solo. Dopotutto non ha inventato nulla di incredibile. Il bullet-hell esisteva già e il dialogare con i mostri non è una meccanica tecnicamente innovativa. La si potrebbe solo imitare pari pari, senza aggiungere molto di più. Quindi a cosa è servito Undertale?
Non dovremmo ritenere molto più meritevoli di attenzione quei titoli che pongono le basi per altro? E non intendo solo un seguito, ma altri giochi che diano una loro interpretazione. Ad esempio i Souls di Miyazaki che hanno portato a titoli come Lords of The fallen e Salt and Sanctuary.
Cos’è più importante? I solitari colpi di genio che non verranno più ripetuti? O un gioco (anche imperfetto) che poi ci condurrà a qualcosa di migliore? Il primo Uncharted, con i suoi difetti, ha battuto la strada per il secondo grandissimo capitolo di questa saga.
La mia risposta? La mente mi dice che dovrei favorire chi costruisce per il futuro, ma il mio cuore non ha la determinazione sufficiente ad abbandonare i cari e amati colpi di genio.
Cosa ne pensate? Diteci la vostra! Quali sono i giochi che vi hanno segnato? Ci sono dei “colpi di genio”? E quanto sono importanti?
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