Apple cerca di spostare un videogioco mobile, dalla sua categoria nativa a quella delle News, perché politicamente scorretto. Ma Liyla The Shadows of War è “solo un gioco” che fa riflettere
Una notizia delle ultime ore riporta che Apple, la nota casa californiana, abbia richiesto di spostare dalla categoria Giochi dell’Apple Store un videogame, in quanto accusato di propaganda politica, il nome del titolo è: Liyla The Shadows of War. Il titolo in questione, che per fortuna è riuscito a rimanere nella sua categoria natia, tratta di argomenti forti e strettamente legati alla guerra che, da decenni, prosegue lungo la striscia di Gaza. Detto questo, sappiate che l’articolo non assumerà mai per nessun motivo sfumature politiche ma si limiterà a farvi conoscere il titolo e a trattare il motivo per il quale, secondo me, non deve essere spostato dalla libreria Giochi della mela morsicata.Â
Analizziamo LiylaÂ
Il titolo incriminato altro non è che un platform a scorrimento in due dimensioni con una palette di colori che spazia solo fra il bianco e il nero, fatta eccezione per qualche effetto come ad’esempio esplosioni o eventi simili. In Liyla The Shadows of War, il quale ora sicuramente farà parlare di se, prenderemo il controllo di un cittadino locale che, nella primissima parte di gioco, si dovrà destreggiare fra missili e cecchini assistendo alla morte della propria moglie che, di conseguenza, lascerà orfana della mamma la loro figlia.
Una volta finita l’introduzione, ci troveremo ad affrontare le parti platform sia con il padre che con la figlia e a volte anche in maniera simultanea. Ma la parte più interessante, sicuramente, riguarda le scelte che dovremmo compiere in tempo reale e prima che i pochi secondi, a noi concessi, vengano meno. Scelte che potranno salvare o meno la vita di vostra figlia o la vostra e, anche se a volte a primo impatto banali, queste scelte non lo saranno per nulla, in quanto anche decidere se far giocare la piccola in spiaggia con i suoi coetanei o rifugiarsi o meno all’interno di una scuola, possono cambiare il corso degli eventi.
Anche se basterà ripetere la parte che causa il “game over” e quindi dare la risposta più corretta per proseguire, è chiaro che la volontà dell’autore è quella di far capire cosa si prova a vivere in una cittadina immersa in una guerra spietata e brutale.Â
Difendiamo i videogiochi e la loro natura
A quanto dichiarato da Apple, il titolo in questione non potrebbe stare nella sezione Giochi dello store in quanto il videogame tratta di argomenti di propaganda. Io sono fermamente convinto che i videogiochi, che ricordo sono un media maturo arrivato al pubblico già alla fine degli anni settanta, siano in grado di affrontare qualsiasi tema e Liyla The Shadows of War non fa eccezione.Â
E’ vero che tratta della guerra e che racconta (fra l’altro in maniera molto toccante) la vita di persone in fuga da un incubo ma ciò non giustifica il tentativo di mettere in ombra quello che è un videogioco a tutti gli effetti. Un videogioco che anche non avendo alle spalle un grande budget come titoli più famosi (vedi Valiant Hearts di Ubisoft) riesce comunque a lanciare un messaggio molto forte e, magari, anche a sensibilizzare molte persone lanciando un messaggio tanto chiaro quanto rumoroso.
Il vero problema sta nel nome
La verità è che il problema principale, di questo mezzo di intrattenimento, chiamato videogioco è proprio il nome. Visto e considerato che, nella costruzione della parola è presente il termine “gioco”, allora tutto il media non può essere preso sul serio. Io sono fermamente convinto che, se si fosse chiamato “videointrattenimento” non ci sarebbero stati problemi nel poter affrontare ogni tipo di argomento. Mi spiego meglio, se un libro o un film avessero trattato lo stesso argomento non ci sarebbero stati problemi ma, visto e considerato che si tratta di un videogioco, allora non è consentito farlo. Invece di premiare chi cerca di far evolvere questo mezzo, che può essere anche di informazione, si decide di tappargli le ali e allo stesso tempo si sminuiscono  altri piccoli capolavori come quello di That Dragon Cancer, il titolo che racconta con la vista dei genitori gli ultimi istanti di vita del figlio malato di tumore.Â
Io, fino a che avrò voce e possibilità di dire la mia, continuerò a battermi per i diritti di questo media e spero che un giorno, non troppo lontano, si possa crescere e vedere un barlume di luce in questa oscura ignoranza attorno il mondo dei videogiochi.
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