Scopriamo il mondo di Ark attraverso questo racconto: un sopravvissuto ci narrerà le fasi iniziali sull’isola dandoci anche alcuni utili consigli
Ark: Survival Evolved è uno dei titoli di maggior successo degli ultimi anni. Nella recensione vi ho parlato dei pregi e dei difetti del gioco, ma la mia esperienza con l’opera di Studio Wildcard non si è conclusa lì. Presto vi proporremo delle guide per poterlo affrontare con più leggerezza, ma ora desidero introdurvi una nuova serie di articoli: I diari di viaggio (con consigli) di Ark.
Spiegando in poche parole, vi racconterò i punti salienti della mia esperienza. Le vittorie e le disfatte, le scoperte e le fughe precipitose, gli obbiettivi e le speranze per l’avventura che ci attenderà. Nel mezzo, alcuni consigli per scoprire le particolarità del titolo, senza dover obbligatoriamente interfacciarsi con guide e wiki infinite.
Siete pronti per naufragare insieme a me sull’isola di Ark e scoprirne le fasi iniziali?
Le fasi iniziali di Ark
Va detto, il mio più grande sogno non era svegliarmi praticamente nudo con la faccia immersa nella sabbia umida. Non che sappia dire quale sia il mio più grande sogno, visto che non ho memoria di un qualsiasi passato. Tutto ciò che riesco a capire è che ora sono su una spiaggia all’apparenza normale, con alberi, rocce, cespugli e qualche dodo. Il fatto che i dodo dovrebbero essere estinti non mi crea troppi problemi, sorprendentemente. Poco oltre il bagnasciuga, una verdeggiante foresta tropicale mi attende.
Mi rendo subito conto, però, che qui non si scherza e faccio ciò che ogni persona seria e desiderosa di sopravvivere farebbe in una situazione del genere: comincio a prendere a pugni un albero. Ah, la vita all’aria aperta!
Rompendomi solo un paio di dita (non c’è problema, in pochi secondi guarisco da ogni ferita, probabilmente sono un mutante o cose del genere) riesco ad ottenere della paglia e della legna. Raccolgo da terra anche qualche pietra e infilo tutto nelle mutande inventario. Fabbrico una piccozza e aggredisco una grossa roccia che mi stava proprio antipatica. Questa mi dà un po’ di selce e poi esplode in mille pezzi, volando in aria e affondando nel terreno. Ah, la natura è proprio meravigliosa!
A questo punto comincio a guardarmi un po’ attorno e cerco di capire cosa dovrei fare. Muovo qualche passo e una TROMBA SQUILLANTE mi risuona nelle orecchie facendomi venire un infarto (no problem, il regen da mutate mi salva da ogni malattia cardiaca). A quanto pare sono salito di livello. Visto che non ho la minima di cosa mi aspetta, ritengo saggio cominciare a migliorare il peso trasportabile. Inoltre, scopro di poter apprendere nuove ricette di creazione. Un’accetta e una lancia sono le mie scelte. Le fabbrico, insieme anche a una torcia, e vado all’esplorazione di questo mondo che è sicuramente pronto ad accogliermi a braccia aperte.
Una fame da raptor
O forse dovrei dire a mandibole aperte. Nemmeno il tempo di farmi venire il fiato corto ed ecco che un gruppetto di raptor mi assalta sbucando dalla foresta. Non ho ovviamente scampo. Oh be’, è stato bello. Ora mi attende un luogo migliore.
Nope. Mi risveglio sulla spiaggia ancora una volta. Purtroppo tutti i miei oggetti e le risorse che avevo raccolto sono spariti. Certo, le mutande l’inventario ora è leggero e non rischio di essere bloccato sul posto dal troppo peso, ma credo che sia meglio riforgiare l’equipaggiamento.
Mi rendo però conto che un nuovo problema si avvicina. Ho fame e sete. Se per bere è sufficiente immergermi fino alla testa in acqua (dicono che il sale nel mare sia solo una leggende creata dai venditori di bottiglie), il cibo è un problema maggiore. Ma un verso primordiale richiama la mia attenzione. I dodo! Senza domandarmi perché il dodo abbia attraversato la strada, lo inseguo e lo uccido con la mia lancia. Con la piccozza estraggo più carne che pelle (mentre con l’accetta sarebbe il contrario) e capisco il mio errore. La carne cruda sfama, ma non è salutare. Dovrei cuocerla con un fuoco da campo, ma fino a quando non sarò salito di livello una seconda volta non potrò imparare la ricetta necessaria.
Non mi rimane altro da fare che raccogliere bacche dai cespugli come un forsennato. Sono facili da trovare, ma me ne servono anche un centinaio per saziarmi completamente. Evito quelle bianche e quelle nere, visto che ci tengo alla salute.
I consigli del sopravvissuto: segui la luce
L’oscurità però sta calando. Noto che nella direzione in cui ero morto, una colonna di luce rischiara il terreno. Avvicinandomi vedo che il bagliore sorge dal mio cadavere (corpseption) ancora carico dei miei oggetti. I raptor però stanno banchettando con quel che resta del mio precedente io e capisco che non vale la pena cercare di recuperare quel che ho perso.
Evitando i conviviati carnivori, torcia alla mano, esploro una direzione della spiaggia scelta con l’antica regola del completamente a caso. Vagabondo nel buio alla ricerca di un luogo in cui stabilirmi. La carne dei dodo comincia a marcire ed è meglio non sprecarla, in queste fasi iniziali. La torcia però si rompe: fortuna che ho con me un po’ di risorse, nel buio assoluto della notte è complicato capire dove andare. La riparo, la riequipaggio e, dopo aver vagabondato un altro po’, trovo un luogo che mi pare propizio per istallare una base. È vicino all’acqua, c’è molto spazio, la linea degli alberi è lontana e non vedo dinosauri nelle immediate vicinanze.
Sono riuscito anche a salire di livello e ora posso costruire un focolare e un sacco a pelo monouso. Qualcosa però mi dice che non vale la pena creare un sacco a pelo per ora, penso sia meglio aspettare di poter fabbricare un vero letto per non sprecare la pelle che ho ottenuto dai dodo.
Metto un po’ di legna nel focolare, tutta la carne cruda a mia disposizione e lo accendo. Le fiamme mi proteggono dal freddo della notte e spengo quindi la torcia che non basta più a tenermi al caldo. Il gelo mi ha fatto venire fame più rapidamente del normale e quindi mi sazio con qualche pezzo di carne cotta. Le restanti le infilo nell’inventario e noto che andranno a male più lentamente, ora.
La notte però non è ancora finita e intuisco che sia meglio non vagabondare troppo lontano dalla spiaggia. La prossima giornata mi troverà più preparato: in ogni caso, sono riuscito a superare le fasi iniziali. Ora, devo solo attendere accanto al fuoco.
Scoprite subito come continua questa avventura nell secondo numero de I diari di viaggio (con consigli) di Ark. Inoltre, potete trovare tutti i precedenti numeri della rubrica LIFEinGAMES a questo indirizzo.
Lascia un commento