Abbiamo provato HyperParasite nella sua versione per PC, ecco la recensione del gioco che ci riporta negli anni ’80
HyperParasite è stato premiato da Forbes come miglior gioco indie dell’anno 2020, si tratta di un risultato incredibile per il team di sviluppo italiano Troglobyte Games. Orgogliosi di questo successo tricolore, abbiamo deciso di provare il titolo e di portarvi le nostre impressioni a riguardo in questa recensione. Ma partiamo con i dettagli più importanti, soprattutto per coloro che sono intenzionati a testare a loro volta questo piccolo capolavoro. Il gioco è stato pubblicato nel mese di Aprile su PC, PS4, Xbox One e Nintendo Switch e potrete ottenerlo attraverso Steam, PlayStation Store, Xbox Store ed eShop.
Il titolo sviluppato da Troglobyte Games ci riporta nei meravigliosi anni ’80, epoca d’oro per Italia e Stati Uniti, gli stati a cui appartengono le due culture da cui il gioco è maggiormente influenzato.
Questo capolavoro tricolore è molto difficile da identificare con una singola categoria, visti gli spunti presi da diversi generi. Di certo però, la qualità non si discute, visto che il team di sviluppo italiano ha avuto la meglio, secondo Forbes, su progetti ambiziosi quali SUPERHOT: Mind Control Delete, No Straight Roads e Neversong.
Mettiamo subito le cose in chiaro
Nemmeno il tempo di avviare il gioco ed è subito lampante il viaggio nel tempo in cui ci siamo immersi. Lo schermo del PC si trasforma in un televisore a tubo catodico vecchio stile, con gli angoli arrotondati ed il vetro che sporge verso l’esterno. Al suo interno un generale a capo dell’esercito è impegnato in un’arringa particolarmente energica, con l’obiettivo di mettere in guardia la popolazione. Un nemico è giunto sulla Terra, secondo il generale, il suo obiettivo è quello di appropriarsi delle risorse nucleari degli esseri umani. L’esercito è già pronto a combatterlo, e tutti coloro che vogliono unirsi alla caccia sono ben accetti, il messaggio è chiaro: sparare a vista!
Indovinate un po’ chi è il nemico in questione? Esatto, siamo noi appassionati che abbiamo appena avviato il gioco. Nello specifico vestiamo i panni di un parassita alieno. Detta così, sembriamo un essere spaventoso, ma in realtà ci si accorge ben presto della fragilità di questo ospite indesiderato. Il parassita, infatti, è estremamente vulnerabile, tanto che basta un colpo dei numerosi nemici per ucciderci. Nemmeno le armi a sua disposizione sono particolarmente potenti. Fortunatamente, in nostro soccorso, viene la possibilità, in quanto parassiti, di appropriarci dei corpi altrui usandoli come scudo e come arma, una strategia subdola ma efficace.
Prima di entrare nel dettaglio del gameplay, cerchiamo di avere una visione dall’alto su ciò che possiamo fare una volta entrati in HyperParasite. Il menù iniziale offre la possibilità di scegliere se giocare come singolo giocatore oppure in modalità cooperativa con un amico. Presa questa decisione, un altro bivio si pone davanti a noi: “Born in the ’80s” oppure “Wrong millenium”? Nel primo caso verremo inseriti nel livello random generato per il game, nelle vesti di uno dei 60 personaggi umani presenti nel gioco e sbloccati fino a quel momento (vedremo come), mentre nel secondo caso saremo noi a scegliere il corpo di cui impossessarci.
Un mare in tempesta senza nessun approdo – Recensione HyperParasite
Il momento di parlare di una delle meccaniche chiave del gioco è arrivato: HyperParasite non presenta nessun modo per salvare la partita in corso. Questo, in un primo momento, può disorientare il giocatore, che non capisce come mantenere i propri progressi. In realtà non si tratta di un difetto, ma di una scelta che noi riteniamo sensata per la rapidità delle partite e la struttura del titolo. Ogni volta che si avvia un nuovo game, una mappa viene generata in maniera randomica, ed il player è costretto ad esplorarla per la prima volta. Tuttavia le opzioni sono limitate e ben presto ci si accorge di come sia facile ritrovare la bussola.
Sebbene la mappa venga generata ogni volta, gli elementi che la compongono sono molto simili tra loro, e dopo poche partite risulta davvero semplice orientarsi. Alcuni elementi fissi sono sempre presenti, come il boss del livello, il “Double Trouble” ed il negozio di Wito, ma si possono trovare in posizioni diverse. Wito è un commerciante semi-umano piuttosto losco che vende potenziamenti per i nostri personaggi e presiede la stanza presso la quale si svolge un’altra meccanica chiave del gioco. Inizialmente infatti, su un roster di 60 personaggi, appena 3 sono sbloccati, mentre sugli altri i nostri poteri da parassita non avranno effetto.
Nel corso delle partite, soprattutto sconfiggendo i nemici, sarà possibile trovare a terra il cervello dei personaggi ancora bloccati. Tutto quello che dovremo fare è portarlo nella stanza adiacente al negozio di Wito e pagare la cifra necessaria per sbloccarlo. Da quel momento in poi sarà possibile prendere il controllo del corpo del nemico in questione ogni volta che lo incontreremo.
Questo processo è l’unico vero progresso che viene salvato tra una partita e l’altra, una volta portato il cervello nell’apposita capsula vi rimarrà per sempre, e potremmo volta dopo volta portare parte della somma necessaria per ottenere lo sblocco. Questa meccanica sopperisce in maniera efficace alla mancanza di salvataggi, ponendo rimedio alla frustrante sensazione di dover ripartire ogni volta da zero.
Gli umani sono meglio degli alieni – Recensione HyperParasite
In questo gioco la frase è sorprendentemente vera. Il parassita che interpretiamo, nella sua versione base, dispone solo di 3 possibilità: sparare (proiettili nemmeno troppo potenti), schivare e impossessarsi dei corpi già sbloccati. Come se questo non bastasse, l’alieno è anche molto fragile e basta un singolo colpo di qualsiasi nemico per far apparire il titolo di giornale che riporta la morte dell’invasore, sancendo così la fine della partita. Fortunatamente durante i game è possibile trovare dei resti di DNA appartenenti ad alieni morti che ci permettono di scegliere tra vari tipi di upgrade per il nostro personaggio, i quali vengono persi ad ogni morte.
Al contrario, gli esseri umani ai quali possiamo rubare i corpi sono dotati di una barra di salute che consente loro di sopravvivere ad un numero limitato di attacchi. Inoltre, oltre alla loro tipologia di attacco base, dispongono anche di una mossa speciale che però è contraddistinta da un tempo di ricarica particolarmente elevato. I personaggi possono essere divisi essenzialmente in due categorie: quelli con armi a distanza e quelli corpo a corpo. I loro tratti sono ispirati all’epoca storica in esame, possiamo trovare ad esempio giocatori di basket afro-americani, pugili italo-americani e poliziotti col classico look presente nei film di quel tempo.
Il gioco presenta livelli di abilità molto diversi tra loro, senza gradini intermedi che possano aiutare i giocatori meno esperti ad abituarsi e migliorare gradualmente. I nemici che si incontrano normalmente sono prevedibili e facili da sconfiggere, mentre le stanze in cui si incontrano i boss sono di una difficoltà infernale. Questo dislivello è l’unica vera pecca di un titolo davvero ben riuscito, perché rischia di trasformare l’esperienza dei giocatori inesperti in un loop infinito di vittorie contro i nemici deboli e sconfitte contro i nemici più temibili.
Anni 80′ in tutto e per tutto – Recensione HyperParasite
Gli sviluppatori del gioco non si sono accontentati di catapultarci in un’altra epoca storica, ma hanno fatto di tutto per consentirci di immergerci completamente in essa. Dal dettaglio immediato ed apprezzatissimo del televisore a tubo catodico, al menù iniziale che starebbe alla perfezione in una macchina a gettoni delle più classiche sale giochi.
Nulla è lasciato al caso, la grafica volutamente retrò è molto godibile e anche la musica, pur risultando leggermente monotona, sembra cucita su misura per questo titolo. Sono proprio queste piccole cose ad aver consentito ad un’idea interessante di poter eccellere e competere per un premio tanto ambito.
Per quanto riguarda il gameplay non c’è nulla di particolare da segnalare, risulta semplice ma efficace. I tasti, così come le opzioni tra cui scegliere per le nostre azioni, sono limitati, ma questa non deve essere vista come una pecca.
Secondo noi si tratta di una scelta mirata per consentire ai giocatori di immergersi completamente nell’azione, divertendosi in maniera sfrenata. Interessante la possibilità di sparare a praticamente qualunque oggetto dell’ambientazione, ma attenzione, se da alcuni barili potrete ottenere denaro, altri potrebbero farvi saltare in aria e possono essere usati anche come armi a vostro favore.
L’attenzione per le piccole cose paga sempre
Proprio questo è il segreto di HyperParasite secondo noi: non aver lasciato nulla al caso. Troppo spesso, nell’industria videoludica odierna, si mira a titoli sempre più complessi sia da un punto di vista grafico che del gameplay, rischiando però di tralasciare molti dettagli importanti. Il titolo sviluppato da Troglobyte Games si accontenta invece della sua semplicità, una semplicità perfetta però, senza pecche o errori, che garantisce una sano divertimento per molte ore. Ecco perché ci sentiamo di premiare HyperParasite, un successo tutto italiano, con una recensione estremamente positiva.
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Punti a favore
- Perfetta ambientazione anni 80'
- Meccaniche semplici ma efficaci
- Buona longevità
Punti a sfavore
- Grande dislivello di difficoltà nelle varie fasi di gioco
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