Ecco la recensione di Dude, Where Is My Beer?, un’avventura grafica sviluppata da sole due persone che tratta un argomento molto importante: la birra
In questi giorni i pub sono al centro del dibattito pubblico. La pandemia ha cambiato molti aspetti delle nostre vite, non ultime le abitudini serali. Per molti mesi abbiamo dovuto fare a meno di bere una birra fresca in compagnia degli amici presso il bar di fiducia e, anche se ultimamente sembra che le cose stiano tornando alla normalità , il famigerato Green Pass ha di nuovo aperto tante discussioni sulla sua legittimità . Ma non è questo il posto giusto per parlarne.Â
Nella recensione di oggi, invece, parleremo di Dude, Where Is My Beer?, una simpatica avventura grafica vecchio stile sviluppata da Arik Zurabian ed Edo Brenes, una coppia di sviluppatori con la passione in comune per le Pilsner. O almeno, questo è quello che abbiamo dedotto giocando la loro opera. Il gioco è disponibile da qualche mese su Steam: vediamo assieme qual è il risultato finale.
Chi non beve in compagnia
Parlare ancora una volta di quanto la scena indie permetta lo sviluppo e la pubblicazione di opere dal budget molto ridotto sarebbe superfluo. Qualche mese fa, abbiamo avuto modo di recensire The Falconeer, titolo sviluppato da Thomas Sala in quasi totale autonomia. Il titolo di oggi, similarmente, è il frutto della fatica di Arik Zurabian ed Edo Brenes.
In un periodo particolare come questo, in cui i processi produttivi dei titoli tripla A sono costretti a frenare bruscamente, sembra ci sia sempre più spazio per progetti minori, ad alto tasso autoriale e filologico. Si tratta spesso di generi del passato riscoperti e messi a nuovo. Talvolta abbiamo assistito a deliziose variazioni sui temi dei classici, altre volte, invece, si faceva fatica ad andare oltre una semplice operazione nostalgia.
Vediamo assieme in questa recensione di che pasta è fatto Dude, Where Is My Beer? E no, non è una domanda.
Voglio solo bere una Pilsner – Recensione Dude, Where Is My Beer?
Il protagonista di Dude, Where Is My Beer? è un simpatico viaggiatore che, arrivato finalmente per le strade di Oslo, vorrebbe soltanto godersi una bella e rinfrescante Pilsner. Sceso dall’autobus, però, dovrà affrontare una terribile verità : sembra che un’oscura macchinazione sia in atto nella capitale norvegese e che sia possibile reperire soltanto birrette da radical chic composte da ingredienti fuori da ogni logica.Â
Siete mai stati in una di quelle birrerie da borghesi nei quali è possibile ordinare birre alla liquirizia e sambuco, arancia e pera, e altre amenità simili? Una volta ogni tanto magari ci sta, giusto per darsi un tono. Il richiamo di una bella bionda semplice e senza fronzoli, però, è sempre dietro l’angolo. Il viaggiatore lo sa bene ed è disposto a tutto pur di averne una.Â
Nel corso dell’avventura, la cui durata si attesta attorno alle quattro ore, avremo modo di incontrare baristi e clienti di ogni tipo, in quello che possiamo definire un vero e proprio bazar di stranezze umane. Dal locale pieno di metallari col chiodo al posto della pelle, a quelli pieni di ragazzine coi capelli colorati, sembra che i due sviluppatori abbiano voluto stilare un vero campionario di tipi umani. L’intento parodico è evidente: persino l’atto liberatorio di bere una birra è ormai diventato un modo per conformarsi a degli standard estetici e morali tipici del consumismo più becero.
La ricerca di una semplice Pilsner, quindi, diventa la ricerca di una normalità lontana dal narcisismo dei social network. La sceneggiatura non si prende molto sul serio e i riferimenti alla cultura pop sparsi lungo tutta l’avventura rendono il tutto più piacevole e divertente. Dude, Where Is My Beer? non sarà un capolavoro come Grim Fandango, ma ci ha strappato più di un sorriso nel corso della sua breve durata.
Un tributo ai classici – Recensione Dude, Where Is My Beer?
Il gameplay di Dude, Where Is My Beer? non si discosta per nulla dalle vecchie avventure grafiche di LucasArts. Gli sviluppatori probabilmente hanno amato alla follia opere come la serie di Monkey Islands, Day of the Tentacle e il già citato Grim Fandango, perché la loro opera ne ricalca pedissequamente tutte le caratteristiche.Â
L’esplorazione avviene tramite il mouse. Potremo interagire con pressoché ogni componente dello scenario per vedere cosa ne pensa il nostro protagonista o se è possibile utilizzare o raccogliere un determinato oggetto. Sarà possibile unire fra loro due oggetti diversi, utilizzarli per risolvere enigmi e puzzle e magari anche convincere qualcuno a lasciarci passare o a darci qualche indizio in più.
Tutto nella regola, quindi, anche se ogni tanto ci siamo trovati a scervellarci più del dovuto per proseguire nella storia. Una meccanica più simpatica e adeguata al contesto è rappresentata dal livello di sobrietà del nostro protagonista: bevendo una birra sarà possibile diventare alticci e sbloccare nuove opzioni di dialogo. Un’idea niente male che si addice allo stile scanzonato dell’opera.
Disegni da hipster – Recensione Dude, Where Is My Beer?
Tutto funziona abbastanza bene in Dude, Where Is My Beer?, anche quando si va ad analizzare la sua componente estetica. Il titolo è interamente bidimensionale e i vari ambienti sono stati disegnati a mano seguendo un’estetica da fumetto del nuovo millennio che ci è piaciuta molto. Forse le varie ambientazioni sono un po’ troppo monocrome e fanno affidamento eccessivo a toni grigi e scuri, con qualche spruzzata di rosso bordò qui e lì, ma nel complesso l’atmosfera di Oslo è stata ricreata molto bene.
Il doppiaggio non è presente (e nemmeno i sottotitoli sono tradotti in italiano), mentre la colonna sonora non brilla ma si lascia ascoltare senza problemi. Forse è qui che si vedono maggiormente i limiti di budget del titolo, ma non ne abbiamo tenuto conto granché in sede di giudizio.
La birra di una vita
La recensione di Dude, Where Is My Beer? termina qui. Il prodotto sviluppato da Arik Zurabian ed Edo Brenes è scanzonato, divertente e pieno di birre. Il tributo dei due sviluppatori ai capolavori di LucasArts è senza dubbio riuscito, anche se non brilla per chissà quale caratteristica narrativa o ludica. Ne abbiamo comunque apprezzato la critica sociale velata di ironia e la realizzazione estetica tutto sommato soddisfacente.
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Punti a favore
- Sceneggiatura simpatica e divertente
- Direzione artistica piacevole
- Un atto d'amore alle vecchie avventure grafiche
Punti a sfavore
- Longevità limitata
- Comparto audio sottotono
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