Analizziamo in questa recensione il nuovo videogioco di Shift, Code Vein. Scopriamo insieme come si è comportato il titolo su PC
È uscito da pochi giorni il nuovo soulslike sviluppato da Shift in collaborazione con Bandai Namco. Dopo un annuncio arrivato circa due anni fa, il gioco ha vissuto fasi di alti e bassi. Le incertezze del momento avevano fatto pensare a una totale cancellazione del titolo, almeno fino all’annuncio dirompente di qualche mese fa. Come si sarà comportato questo titolo sul nostro PC? Iniziamo la recensione su Code Vein e scopriamolo insieme.
Armi accattivanti, personaggi fin troppo stereotipati e telecamera da dimenticare
Se fino a qualche settimana fa mi aveste chiesto come si poteva creare un soulslike che fondesse insieme una storia oscura, per certi versi epica, e dei personaggi che sembrano provenire dal mondo degli anime, sinceramente non avrei saputo rispondere. In un certo senso è come vedere un A.O.T 2 (Attack on Titan per chi non conoscesse il titolo) in versione Dark Souls. Lo so, i fan della saga più oscura e famosa sicuramente staranno storcendo il naso per questo paragone. Eppure sono sicuro che anche loro apprezzerebbero il lavoro operato dai ragazzi di Shift. Scopriamo in questa recensione il nuovo Code Vein.
Una storia alquanto oscura – Recensione Code Vein
La storia, come in ogni soulslike che si rispetti, è alquanto oscura. Ci ritroveremo a vestire i panni di un redivivo, un umano trasformato in non-morto a seguito di una modifica genetica avvenuta grazie al parassita BOR (Biologico Organo-Rigenerante). Il tutto è ambientato in uno scenario post-apocalittico. Qui ci ritroveremo a combattere dei corrotti, redivivi che hanno ceduto alla follia a causa di una carenza di sangue. Per sopravvivere infatti, i redivivi devono assolutamente nutrirsi attraverso le gocce di sangue. Queste ultime sono prodotte da alcuni alberi speciali che tuttavia stanno avvizzendo, rischiando di far precipitare questa parte di mondo nuovamente nel caos.
Il nostro compito, almeno inizialmente, sarà quello di ripristinare alcuni di questi alberi e successivamente seguirne il flusso. Sebbene il compito non sembri tanto arduo e periglioso, il nostro vero obiettivo sarà svelato solo con il progredire della storia. Ed eccoci giunti quindi alla prima differenza con il capostipite per eccellenza di questa famiglia, Dark Souls. Sebbene anche lì il nostro passato e la storia risultino alquanto oscure, il nostro obiettivo rimarrà lo stesso dall’inizio alla fine. In Code Vein questa cosa non accade. Vedremo i nostri obiettivi mutare per salvaguardare il mondo in cui viviamo.
Gameplay alquanto ricco e vario – Recensione Code Vein
Un fattore molto importante da riportare in questa recensione su Code Vein, che discosta il titolo dai vari souls like, e che in un certo senso si ricollega al precedente paragrafo, è proprio il code vein (codice sanguigno nella versione italiana). Proprio come dei bravi vampiri che succhiano il sangue rinvigorendo e acquistando quindi una forza maggiore, così noi ci possiamo impossessare dei codici sanguigni dei nostri amici. No, non dovremo morderli nel sonno. Ci basterà parlare in determinate circostanze con loro per ottenere i diversi codici. Altri invece si potranno raccattare da terra. Questi influiranno sulle varie resistenze e su alcuni parametri come forza, equilibrio, destrezza e via dicendo.
Ad ogni codice inoltre sono legati dei doni particolari. Alcuni di questi saranno passivi, mentre altri dovranno esser attivati consumando icore. Questa particolare unità corrisponde grosso modo al mana e potrà esser rigenerato tramite oggetti speciali oppure “rimanendo concentrati”. Evitare attacchi e contrattaccare quindi fornirà punti icore. Un altro modo, molto più semplice e divertente è quello di utilizzare un attacco prosciugante.
Gli attacchi prosciuganti, i veli di sangue e le armi – Recensione Code Vein
Questo particolare altro non è che un backstab classico dell’universo di Dark Souls, solo colorato e reso particolare dagli influssi che arrivano direttamente da God Eater. Se nella saga di FromSoftware, come anche in Sekiro, questo attacco era ripetitivo (praticamente una pugnalata alle spalle), in Code Vein assume tutto un’altro valore. L’animazione di questo attacco infatti varia a seconda del velo di sangue, il copricapo per intenderci, che indossiamo. Vi saranno animazioni di vari tipi, ognuna spettacolare a modo suo.
Tuttavia questo non sarà l’unico modo per effettuarlo. Il secondo modo, assai più complicato per tempistica e rischi connessi, è quello di effettuare un parry. Pur non avendo uno scudo vero e proprio come molti nemici, il velo di sangue ci permetterà di parryare ed eseguire attacchi prosciuganti frontali. Questi particolari abiti fungeranno anche da armature e ci daranno dei piccoli buff diversi l’uno dall’altro. Ogni velo avrà un feeling particolare con determinati codici sanguigni e i rispettivi doni.
Anche le armi risentono del codice sanguigno selezionato. Ad esempio, quello Guerriero sarà più adatto per impugnare alcune spade pesanti, mentre il Ranger servirà principalmente per attacchi a distanza tramite le baionette. Ciò ci permette quindi di avere diversi approcci verso i nostri avversari e ci garantisce una varietà di stili di combattimento non indifferente.
Ma come si sbloccano tutte queste abilità? – Recensione Code Vein
Abbiamo parlato di armi, di veli, di codici sanguigni e dei rispettivi doni, ma ancora non abbiamo accennato l’elemento principale che tutto muove. Se in Dark Souls la “moneta di scambio” erano le anime, qui sarà la foschia. Ogni corrotto che uccideremo ci fornirà una quantità di foschia che aumenterà man mano che progrediamo nel gioco. Attraverso questa sarà possibile sbloccare dei doni, potenziandoli successivamente grazie a degli oggetti chiamati attivatori, e acquistare o potenziare le armi e i veli, se disporremo dei vari materiali.
Anche l’aumento di livello è legato strettamente alla foschia. Tuttavia, se su Dark Souls ci dovevamo recare da una persona in particolare per progredire, qui ci basterà riposare ad un vischio (il falò per intenderci). L’aumento di livello tuttavia non andrà a modificare le varie statistiche, ma si limiterà ad un aumento dei punti ferita, del vigore e, solo in alcuni casi, anche la potenza degli attacchi.
Codice sanguigno ed evoluzione della storia – Recensione Code Vein
Come accennato qualche paragrafo fa in questa recensione su Code Vein, i codici si possono ottenere sia dagli amici che esplorando le varie aree della mappa. Questi si presenteranno sotto forma di vestigi, particolari cristalli rossi intrisi dei ricordi dei redivivi. Attraverso questi oggetti sarà quindi possibile ricostruire il passato dei vari personaggi, sbloccando i vari doni da poter equipaggiare successivamente. Questi vestigi tuttavia saranno fondamentali per apprendere la vera lore attorno alla quale prende vita il videogioco.
Ricostruire i vari ricordi potrebbe essere alquanto noioso, senza contare che i vestigi non si troveranno tutti “a portata di mano”. Tuttavia, a seconda delle vostre decisioni e della vostra perizia nel ricostruire le varie storie, potrete sbloccare i vari finali del gioco.
Un comparto tecnico a metà – Recensione Code Vein
Con un gameplay così ampio e vario ci si aspetterebbe un comparto tecnico impeccabile. Tuttavia così non è. I primi problemi arrivano già dalla grafica che, oltre a ritrovarsi con leggeri problemi di caricamento e cali di frame, deve fare i conti con compenetrazioni di oggetti e persone. Sebbene si noti un’enorme cura nei dettagli delle armi e negli abiti dei personaggi, così come nel paesaggio, questi piccoli errori visivi fanno storcere alquanto il naso.
Contrariamente, il comparto sonoro risulta essere ben curato. La colonna sonora è di tutto rispetto e fornisce quel tocco mistico e a tratti epico che è tipico dei Dark Souls. Anche gli effetti sonori relativi alle varie armi o alle singole azioni dei personaggi (ad esempio correre o camminare su varie superfici) risultano essere qualcosa di sublime. Stesso discorso vale per i comandi su Pad. Sebbene la configurazione dei tasti sia leggermente diversa, ci garantisce tuttavia una buona esperienza di gioco inficiata solamente da alcuni input lag che rischieranno di farci morire malamente. Su tastiera invece il tutto risulta leggermente più macchinoso e complicato a causa delle varie combinazioni per effettuare le varie azioni.
Telecamera e sistema di lock – Recensione Code Vein
Un discorso a parte, in questa recensione su Code Vein, va fatto per quanto riguarda la telecamera e il sistema di lock. Questi due aspetti tecnici, molto utili in questo tipo di videogiochi, risultano essere alquanto scarni e male organizzati, come del resto accade anche nei vari Dark Souls. Il sistema di lock funziona a dovere, anche se con corrotti abbastanza veloci si rischia il delock. Il vero problema sorge quando si hanno più avversari contro. Dopo aver ucciso un avversario vi è una mancanza di passaggio del focus dal corrotto morto a qualcuno ancora in vita. Ciò vi obbligherà a rimettere il pollice sulla levetta destra, impedendovi di schivare o attaccare altri nemici per una frazione di secondo.
La telecamera invece risulta essere molto carente. Purtroppo nel gioco vi sono molti nemici abbastanza grossi e tendenzialmente più alti del vostro personaggio. Questo, soprattutto in ambienti stretti, rischia di essere un problema poiché la telecamera risulterà essere veramente troppo vicina. Ciò ci impedirà di vedere bene l’azione, rischiando di prendere danni anche abbastanza gravi. Lo stesso discorso si ha nei combattimenti ravvicinati con boss veramente grandi. Il sistema di lock spingerà la nostra telecamera verso il basso, avvicinandola considerevolmente al personaggio senza permetterci di vedere i vari movimenti dell’avversario.
Bello, ma?
Siamo ormai giunti alla fine di questa recensione di Code Vein ed è giunto quindi il momento di tirare un po’ le somme. Sebbene dotato di grandi potenzialità grazie ad un gameplay vario e ben articolato, il gioco risente di un comparto tecnico non all’altezza della situazione. La cura messa dagli sviluppatori nei dettagli di ogni oggetto, non si nota purtroppo anche nella telecamera e nel sistema di lock che vanno ad inficiare sulla nostra avventura. Tuttavia, i modelli e le texture risultano ben strutturati, con personaggi (soprattutto donne) abbastanza stereotipati, tipici di anime e manga.
Che dire poi della colonna sonora. Semplicemente sublime, con musiche e canzoni adeguate ad ogni tipo di situazione. Buono anche il livello di difficoltà, con zone percorribili sia da solo che con il proprio compagno o addirittura in multiplayer. Se si ha un compagno o si gioca in multiplayer, tuttavia, il livello di difficoltà si abbassa notevolmente. Anche le boss-fight saranno abbastanza facilitate, tanto da poterle superare già al primo tentativo.
Ho trovato alquanto piacevole anche l’opzione sulla difficoltà per quanto riguarda la nuova partita +. Proprio come in Dark Souls sarà possibile ricominciare da capo la propria avventura, con l’unica differenza che qui potrete scegliere se aumentare o lasciare invariata la difficoltà. La seconda opzione è quella più adatta per chi vuole sbloccare i vari finali senza dover faticare troppo per completare nuovamente il gioco.
Per questa recensione su Code Vein è ormai tutto. Se volete rimanere aggiornati sul gioco pubblicato da Bandai Namco o su qualsiasi notizia del mondo videoludico, continuate a seguire le pagine di tuttoteK!
- Immergiti nel mondo di Codice Vein attraverso una serie di dungeon connessi; crea il tuo personaggio e scegli il tuo partner per avventurarti all'interno di un mondo devastato e invaso da corrotti
- Immergiti nel mondo di Code Vein attraverso una serie di dungeon connessi; crea il tuo personaggio e scegli il tuo partner per avventurarti all'interno di un mondo devastato e invaso da corrotti
Punti a favore
- Moveset ricco e variegato
- Stili di combattimento differenti
- Spiegazione della lore ammaliante...
Punti a sfavore
- ...a volte con troppe cut-scene
- Telecamera e sistema di lock
- Piccoli glitch visivi
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