FromSoftware torna su PC e console con Sekiro: Shadows Die Twice. Scopriamo se è proprio il gioco che fa per voi nella nostra recensione
Una delle caratteristiche che più apprezzo di Hidetaka Miyazaki è la sua tendenza a non fossilizzarsi su una sola formula. Per quanto a un occhio disattento i vari giochi dell’attuale Presidente di FromSoftware possano sembrare identici, di opera in opera Miyazaki ha sempre cercato un approccio diverso a un (sotto)genere che ha in pratica creato. Nell’arco di un paio di generazioni ha proposto Demon’s Souls, Dark Souls e Bloodborne, tre IP indipendenti che salgono ora a quattro grazie a Sekiro: Shadows Die Twice, disponibile su PC, PlayStation e Xbox One.
Questo capitolo è certamente quello più diverso dai predecessori, tanto da non poter essere più definito un soul-like (o soulsborne, se vogliamo un termine più inclusivo). La matrice rimane però la stessa e, con la solita originalità (e i soliti problemi, a dirla tutta), FromSoftware ha impacchettato un altro grande gioco. La vera domanda quindi è: se siamo fan di Dark Souls e/o di Bloodborne, Sekiro ci darà soddisfazioni?
Colpisci che ti passa | Recensione Sekiro: Shadows Die Twice
La risposta passa attraverso un “ingiusto” ma necessario confronto. Sì, Sekiro non è un souls-like (ripetiamolo per interiorizzare la cosa) e non può essere giudicato allo stesso modo, ma è impossibile non pensare alle precedenti opere di Miyazaki. Ad esempio, confrontando il livello di difficoltà , caratteristica che ha reso le sue opere famigerate, più che famose. Sekiro è difficile? Sì, lo è: alle volte più di Dark Souls, altre volte meno. Perché il focus del gioco si sposta dal “colpisci al momento giusto”, al “incrocia le spade e supera la guardia”.
I nemici, infatti, sono quasi tutti in grado di parare i nostri colpi, evitando ogni danno alla salute. Come abbattere un nemico se non riesci a intaccare facilmente i suoi punti vita? Rompendo la sua Postura. Sia gli avversari che il protagonista hanno una barra che si riempie quando si viene colpiti: portandola al massimo, si stordisce momentaneamente il proprio opponente e si può infliggere un colpo fatale che azzera la salute. Alcuni nemici più potenti hanno più vite e dovremo quindi farlo più volte.
Basta allora attaccare senza sosta? Ovviamente no: gli avversari tenderanno a deviare i nostri colpi, acquisendo un attimo di vantaggio necessario a infliggerci un colpo diretto. A nostra volta possiamo parare e deviare (fare un parry, se preferite): la seconda mossa riempirà la barra della Postura con estrema facilità . I nemici più potenti, però, saranno in grado di svuotare la propria barra in pochi secondi: in tal caso, è consigliabile fare qualche danno ai punti vita, così da rallentare la loro capacità di recupero, schivando al momento giusto e sorprendendoli. Sotto questo punto di vista, Sekiro aggiunge molta più varietà visto che il protagonista è in grado di saltare sul posto e correre senza sosta (non esiste la stamina).
Gli avversari saranno in grado di eseguire delle potenti mosse, segnalate da un kanji rosso e da un forte suono, che vanno contrastate in un modo specifico (gli affondi vanno deviati, non parati; le spazzate saltate; le prese schivate). Tutto questo concede molto più dinamismo agli scontri e chiede maggior riflessi rispetto al passato. Sconfiggere il Drago Famelico o Quelaag è più questione di apprendimento, che di abilità nella schivata. Con Sekiro, per quanto sia necessario conoscere il moveset dei proprio avversari, sapere cosa fare non sarà assolutamente sufficiente.
Veloce ma fragile | Recensione Sekiro: Shadows Die Twice
Il nostro shinobi è inoltre fragile (per quanto, come vedremo fra poco, ci sia modo per potenziarlo) e contro vari nemici basta un singolo grave errore per lasciarci le penne, anche se di fronte abbiamo il più impreparato dei samurai. Anche questi ultimi sanno donare soddisfazione, tra un incrocio di lame e una contromossa al momento giusto, che porta a un colpo fatale sempre altamente scenico. In caso di morte, però, potremo sfruttare la capacità di resuscitare sul posto, evitando il game over: questa meccaniche è limitate da delle cariche e non può essere abusata. Per quanto narrativamente molto intrigante, il suo funzionamento è in verità molto semplice a livello ludico e credo che avrebbe meritato qualche “twist” in più.
Il sistema di combattimento richiede sempre la massima attenzione, anche perché Sekiro è pensato per gli 1 vs 1: la nostra unica arma è la katana che otteniamo all’inizio del gioco e, pur avendo qualche strumento per i gruppi, dovremo cercare di non accumulare più di due o tre nemici. In questo caso, viene in nostro soccorso lo stealth: come detto fin dalla presentazione, la furtività non permette di liberare tutte le aree senza combattere, ma si rivela un ottimo modo per sfoltire i gruppi di avversari e dare maggiore varietà all’esplorazione.
Abbiamo modo di usare anche i cosiddetti strumenti prostetici, armi da equipaggiare al nostro braccio sinistro: avremo uno shuriken da lancio, un’ascia per abbattere scudi di legno e una canna sputafuoco (a voi il piacere di scoprire gli altri). Questi possono anche essere potenziati, per ottenerne versioni alternative con capacità extra: si dimostrano tutti molto utili e in varie situazioni gli strumenti cambiano completamente uno scontro.
La forza di uno Shinobi | Recensione Sekiro: Shadows Die Twice
In ambito potenziamenti, potremo far salire di livello il nostro protagonista, acquisendo punti exp tramite l’eliminazione dei nemici. Una volta saliti di livello, otterremo un punto abilità spendibile in vari alberi di abilità (contenenti mosse passive o nuovi attacchi speciali). Morire ci fa perdere metà dei punti esperienza (e il denaro) a disposizione, ma non i punti abilità (da spendere presso gli Idoli, in pratica i farò di Sekiro). Le due statistiche del personaggio (Vitalità e Forza attacco) migliorano solo se entriamo in possesso di specifici oggetti: per farlo, dovremo abbattere nemici potenti.
Anche questi ultimi cambiano le carte in tavola rispetto ai precedenti titoli di Miyazaki: in Sekiro risulta difficile parlare di “boss”. Non mancano nemici potenti obbligatori per l’avanzamento, spesso accompagnati da filmati di trama o eventi unici, ma il gioco ci sommerge anche e sopratutto di avversari temibili, ma non fondamentali, perfettamente ignorabili. Ovviamente, ogni buon giocatore sentirà il bisogno di mettersi alla prova con ognuno di essi, anche perché il potenziamento delle statistiche pretende la loro sconfitta. Sopratutto nelle fasi finali, saremo sommersi di avversari unici, non obbligatori, ma che sanno donare vari momenti di puro divertimento ed esaltazione, in un mix di morti e vittorie costanti (considerate circa una cinquantina di “mini-boss”, per quanto alcuni si ripetano con solo qualche minima modifica).
Anche l’esplorazione (e i conseguenti scontri) è molto rapida. Lupo, questo il nome del protagonista, è in grado arrampicarsi con un rampino. Il mondo di gioco diviene per la prima volta estremamente verticale: il level design delle aree è come sempre sopraffino, pur essendo diverso. Le singole aree si aprono in ampiezza, ma rinunciano agli shortcut (presenti, ma non così regolari come in passato): si tratta di una differenza apprezzabile (ammettiamolo, alle centesima porta che non si apre da questo lato abbiamo cominciato a stufarci). Superata una prima fase, in ogni caso, avremo accesso a tutto il mondo di Sekiro, con ben quattro aree disponibili in un solo momento, con decine di avversari e di ricompense da ottenere. A livello stilistico, il gioco è sublime e ci propone molte aree, che propongono meno dettagli, ma diventano così ampie da dare maggior respiro e realismo al mondo di gioco.
Ritorni non sempre graditi | Recensione Sekiro: Shadows Die Twice
Ritorna poi la lore, ma in misura assolutamente minore: Sekiro, infatti, tratteggia una storia con una trama molto più definita e legata al protagonista che non è in alcun modo personalizzabile. Lupo e il suo Lord hanno un ruolo chiaro nel mondo di gioco e se non avete mai apprezzato la poca chiarezza delle precedenti opere di Miyazaki, in questo caso avrete maggiori soddisfazioni.
Tante differenze, quindi, ma tutto sempre in positivo. Cosa non va in Sekiro? Per iniziare, alcune caratteristiche trasportate dai precedenti capitoli, come l’HUD poco chiaro e poco utile: come in passato, potremo equipaggiare degli oggetti in cinque slot rapidi, da usare in combattimento. Il problema è che in Sekiro è possibile aprire il menù e mettere in pausa il gioco, attivando l’utilizzo di un oggetto (cosa che avviene cmq in tempo reale nel gioco) con tutta la calma del mondo.
Inoltre, ancora una volta la telecamera e il lock on si perdono: la situazione è peggiorata anche a causa del maggiore dinamismo del sistema di combattimento. Quando si impara a giocare secondo le regole di Sekiro (ovvero rimanendo sempre attaccato all’avversario ed evitando di muoversi a caso in preda al panico), il problema viene limitato, ma il gioco fatica troppo in più occasioni. A faticare è anche il frame rate, sopratutto sulle versioni base delle console (abbiamo giocato il titolo su PS4 Standard): in vari punti di passaggio l’opera perde frame in modo vistoso; fortunatamente non succede nei combattimenti importanti.
Non è un souls-like e va bene così | Recensione Sekiro: Shadows Die Twice
Sekiro è diverso e non finge mai di essere un souls-like. La componente GDR è quasi inesistente e la personalizzazione del personaggio è nulla. Se con Dark Souls (meno in Bloodborne) potevamo trovare un nostro modo per vincere uno scontro (che fosse schivando ogni attacco o resistendo dietro pesanti scudi), con Sekiro dobbiamo per forza adattarci a ciò che il creatore ha pensato. Tutti noi sconfiggeremo quel boss allo stesso modo, forse alcuni con più rapidità o eleganza, ma alla fine la sostanza sarà la stessa. Se cercate libertà , Sekiro non fa per voi. Se invece volete un action adventure in grado di darvi una viscerale soddisfazione contro ogni avversario, anche il più comune, allora non dovete ignorare il nuovo gioco di FromSoftware.
Se avete bisogno di aiuto, potete trovare le guide di Sekiro a questo indirizzo.
- In Sekiro: Shadows Die Twice vestirai i panni di un "lupo senza un braccio", un guerriero sfregiato e caduto in disgrazia, salvato a un passo dalla morte. Il tuo destino è legato a un giovane di nobili origini, discendente di un'antica stirpe: per proteggerlo affronterai numerosi nemici, tra cui lo spietato clan Ashina. Niente ti fermerà nella pericolosa missione per riscattare il tuo onore e liberare il giovane signore, nemmeno la morte stessa.
- In Sekiro: Shadows Die Twice vestirai i panni di un "lupo senza un braccio", un guerriero sfregiato e caduto in disgrazia, salvato a un passo dalla morte. Il tuo destino è legato a un giovane di nobili origini, discendente di un'antica stirpe: per proteggerlo affronterai numerosi nemici, tra cui lo spietato clan Ashina. Niente ti fermerà nella pericolosa missione per riscattare il tuo onore e liberare il giovane signore, nemmeno la morte stessa.
Punti a favore
- Ambientazione
- Sistema di combattimento
- Trama
- Molti scontri unici
Punti a sfavore
- Frame rate irregolare su PS4 standard
- Telecamera e lock on migliorabili
- Meccanica della resurrezione poco approfondita
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