Il virus dell’influenza è tra i più diffusi e può essere molto pericoloso nei soggetti deboli e anziani se non adeguatamente trattato. I vaccini fanno spesso fatica a tenere il passo con le mutazioni, ma forse adesso è stato svelato un punto debole
Chi di noi non si è mai beccato un’influenza? Febbre, mal di testa, congestione nasale e dolori articolari. Almeno una volta all’anno, volenti o nolenti, l’influenza la pigliamo tutti. Nulla di preoccupante in genere: qualche giorni di riposo al calduccio, tisane calde e qualche antidolorifico sono sufficienti a curare la malattia – assolutamente niente antibiotici, mi raccomando! L’influenza ha origine virale. Tuttavia in soggetti anziani o debilitati da altre patologie l’infezione del virus dell’influenza può aprire la strada a malattie ben più gravi come la polmonite. Per questo è importante sviluppare dei vaccini efficaci da somministrare alle fasce a rischio della popolazione. Con questa recente scoperta il lavoro dei medici e biologi potrebbe semplificarsi di molto.
Virus dell’influenza, ingrandimento 100 000x tramite un Microscopio elettronico a trasmissione (TEM)
Influenza: un virus particolarmente estroso
Il virus dell’influenza attacca le vie respiratorie ed è molto infettivo. Si diffonde per via aerea da persona a persone tosse e starnuti, soprattutto a distanza ravvicinata. Anche il contatto diretto oggetti contaminati dal virus può facilmente portare ad un’infezione se successivamente vengono portate la mani agli occhi o alla bocca. I sintomi in genere non sono gravi, anche se la diffusione pandemica della malattia può provocare ingenti danni economici; inoltre in tutto il mondo circa 500 mila persone muoiono ogni anno per complicazioni associate all’influenza.
Fortunatamente l’insorgenza della malattia è collegata a dei cicli stagionali: il picco si verifica nei mesi invernali, mentre è quasi del tutto assente nei mesi estivi. Non è chiaro il motivo della quasi totale scomparsa del virus durante l’estate, ci sono diverse teorie. Una prima spiegazione è data dal fatto che durante l’inverno le persone tendono ad accumularsi in ambienti chiusi e affollati con aria spesso viziata perché si evita di aprire le finestre, aumentando molto il rischio di contagio e diffusione della malattia. Inoltre le basse temperature invernali, unite all’aria secca, tendono a disidratare le mucose che fatica a proteggere ed espellere eventuali virus e batteri. Esiste inoltre una teoria che lega l’influenza e altre malattie respiratorie alla vitamina D: per sintetizzarla è necessaria l’esposizione della pelle alla luce del sole. Per tanto in inverno la quantità di vitamina D diminuisce drasticamente. La diminuzione di vitamina nell’organismo sembra essere correlata con l’aumento dell’insorgenza di malattia respiratorie. Non ci sono però informazione sulle meccaniche che generino la correlazione.
Virus dell’influenza attaccano una cellula (fonte: NIAID)
Il virus che cambia ogni anno
Molte malattia si prendono una volta per sempre, invece l’influenza immancabilmente colpisce ogni anno. Questo perché il virus muta molto velocemente, tanto che spesso ci capita di venirne assaliti anche più volte nel corso di una singola stagione. È questo il vero problema dell’influenza: diventa ogni anno diversa ed è necessario sviluppare un vaccino diverso tutti gli anni, con un grande dispendio di risorse per riuscire a distribuirlo prima del picco stagionale. Le mutazioni del virus non lo rendono solo resistente ai vaccini e al nostro sistema immunitario, ma possono renderlo più aggressivo. I sintomi dell’influenza e la diffusione epidemica possono cambiare di anno in anno, con risultati drastici alla volte: pensiamo ad esempio all’influenza spagnola nel 1918 che fece più morti della Grande Guerra oppure alla famosa A/H1N1 che terrorizzò il mondo qualche anno fa. Avere uno strumento in grado di contrastare in maniera definitiva questa malattia può portare ad enormi vantaggi, sia in termini economici che di qualità della vita.
La diffusione del virus A/H1N1
Influenza: il punto debole del virus per i vaccini del futuro
Una ricerca pubblicata sulla rivista Cell, finanziata dai National Institutes of Health (Nih) degli Stati Uniti, attraverso l’Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie infettive (Niaid) e condotta alla Vanderbilt University – con il gruppo di James E. Crowe – e dall’Istituto Scripps – con Ian A. Wilson-, ha scoperto un anticorpo umano che riesce in sostanza a bloccare il meccanismo con cui il virus invade le cellule. Il prezioso anticorpo, chiamato FluA-20, è stato isolato in un paziente che si era vaccinato più volte contro l’influenza e così è stato possibile analizzarne nel dettaglio la struttura, riuscendo a capire come difendersi dal virus dell’influenza.
La membrana esterna del virus è composta di numerosi composti proteici, uno di questi è detto emoagglutinina ed è utilizzato dal virus dell’influenza per penetrare all’interno delle cellule umane ed invaderle. Inoltre è una delle responsabili delle continue mutazioni che rendono così resistente ai vaccini l’influenza. L’anticorpo FluA-20 è in grado di riconoscere e bloccare questa proteina, impedendo al virus di attaccare le cellule sane.
Struttura del virus dell’influenza, sin nota emoagglutinina (hemagglutinin) in superficie
Le prime sperimentazioni e la speranza del vaccino universale
In laboratorio il lavoro degli scienziati ha già dato i primi frutti: nelle sperimentazioni sui topi, esposti a 4 diversi ceppi del virus dell’influenza di tipo A – quella più comune nell’uomo -, l’anticorpo è riuscito a prevenire le infezioni. Grazie alle accurate analisi i ricercatori hanno scoperto che l’anticorpo riesce a legarsi a una delle porzioni della proteina finora considerate quasi inaccessibili. Contrariamente ad altri anticorpi utilizzati e conosciuti, il FluA-20 si aggancia in modo stabile alla ‘testa’ tondeggiante dell’emoagglutinina, riuscendo ad aggredire il virus in un punto debole che prima era considerato impossibile da raggiungere.
Questi risultati sono incoraggianti dato che la scienza è da anni alla ricerca di un vaccino universale da utilizzare contro l’influenza. Infatti, nonostante i moderni vaccini siano studiati in modo da garantire una coperture il più ampia possibile dei principali ceppi virali attivi, non è possibile garantire l’immunità al 100%. Capita che alcuni soggetti contraggano comunque la malattia in seguito al contatto con un ceppo raro o addirittura appena nato dalle mutazioni del virus. Un vaccino universale sarebbe un’arma potente che i ricercatori sperano di ottenere prima o poi, utile soprattutto in caso di pandemie improvvise e pericolose. Ma la strada verso il successo è ancora lunga e tortuosa. Dalla sezione scienze è tutto! Continuate a seguirci per tante news ed approfondimenti dal mondo naturale e della ricerca!
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