I vaccini sono una delle pratiche di prevenzione più diffuse e più efficaci al mondo. Dalla fine del ‘700 fino ad oggi hanno salvato milioni di vite, anche se la ricerca continua incessantemente per trovare quelli per le grandi piaghe del nostro secolo come l’AIDS. Ecco un assaggio della storia dei vaccini e di quali risultati si siano ottenuti
La polemica sui vaccini è scoppiata sin da quando il vecchio governo italiano ha imposto l’obbligo, pena l’esclusione dalle strutture didattiche pubbliche, su 10 vaccini infantili, ma la cosa covava già da tempo in rete. L’attuale legislazione ha tolto in modo formale l’obbligo, rendendo sufficiente una autocertificazione. Ora forse le cose cambieranno di nuovo dopo le proteste dei presidi e dei genitori di bambini immunodepressi. Non voglio discutere su cosa sia giusto o cosa non lo sia. In questo articolo vorrei solo fornire una serie di dati storici e scientifici riguardanti l’uso e la produzione dei vaccini, lasciando ai posteri l’ardua sentenza.
Vaccini: storia e origini
Il termine vaccino ha dentro di sé l’essenza stessa della sua origine (deriva da vacca): Edward Jenner nel 1796 osservò che i contadini che seguivano le mucche risultavano immuni al vaiolo umano, dopo aver sviluppato quello bovino, contagiati dai loro animali, che tuttavia è una forma molto meno aggressiva. Il medico pensò subito ad una correlazione tra i due fatti e lo sperimentò su di un ragazzo. Venne inoculato il materiale organico prelevato dalla pustola di una mucca affetta da vaiolo bovino e naturalmente il ragazzo contrasse la malattia in forma leggera, superandola senza problemi. Qualche mese dopo Jenner tornò dal ragazzo per somministrargli invece del vaiolo umano, la forma più aggressiva, e il ragazzo non si ammalò come ci si aspettava.
Edward Jenner mentre vaccina suo figlio, Wikipedia
La scoperta fece un grande clamore e diede una spinta alla ricerca immunologica. Jenner stesso continuò la sua ricerca, fornendo il primo importante studio scientifico sul tentativo di controllare una malattia infettiva mediante vaccinazione. La portata fu tale che già nel 1840 in Inghilterra venne introdotto l’obbligo di vaccinazione contro il vaiolo.
La storia delle vaccinazioni è tuttavia molto più antica: nell’antica Grecia durante le epidemie di peste si osservò che i sopravvissuti raramente si ammalavano e comunque in forme molto lievi. In Cina e India ancor prima, intorno all’anno 1000 a.C. era stata sviluppata una tecnica di prevenzione del vaiolo chiamata variolizzazione. In modo analogo a quanto operato da Jenner – solo con quasi 2000 anni di anticipo – veniva prelevato dai malati di forme lievi del vaiolo del materiale infetto e poi innestato nei soggetti sani. Essi, ammalandosi della forma meno aggressiva, sviluppavano l’immunità anche alle forme più aggressive. Nel ‘700 la variolizzazione era diffusa, oltre che in Cina, anche in India e nell’Impero Ottomano e, solamente più tardi, raggiunse l’Europa. Jenner ha comunque il merito di aver trattato l’argomento con un approccio scientifico, non tradizionale, e di aver contribuito alla diffusione capillare della pratica.
Le tecniche orientali più antiche prevedevano l’inoculazione per via nasale
In seguito, studiosi come Koch e Pasteur, dimostrarono che era possibile ottenere l’immunità anche producendo in maniera artificiale gli agenti patogeni, quali virus e batteri, indeboliti in modo che non fossero in grado di sviluppare un’infezione dannosa. Le tecniche per “disarmare” gli agenti patogeni consistevano in additivi che disattivavano virus e batteri oppure si procedeva facendo sviluppare la coltura in ambienti poco favorevoli (ad esempio a temperatura inadeguata) per ottenere microrganismi deboli.
Vaccini: come funzionano
Il principio di funzionamento dei vaccini è del tutto naturale e consiste nel provocare una risposta immunitaria del nostro organismo senza che si presentino i sintomi della malattia da cui si vuole ottenere l’immunità. Il vaccino è un tipo di immunizzazione attiva e permette protezione molto lunga in quanto il sistema immunitario entra direttamente in contatto con il patogeno, che nel caso del vaccino è in genere limitato ad una sua componente non infettiva e come tale non dannosa per l’individuo.
Le cellule che fanno parte del sistema immunitario, ovvero i linfociti, infatti sono in grado di ricordare gli antigeni (le proteine che caratterizzano la membrana esterna degli agenti patogeni) dopo averli incontrati. Il riconoscimento dell’antigene è fondamentale nella produzione degli anticorpi, le armi proteiche con cui il nostro corpo attacca in maniera selettiva e mirata i nemici. Per ogni antigene, quindi per ogni agente patogeno, esiste un tipo di anticorpo specifico. La procedura di riconoscimento e produzione di queste utilissime proteine può durare anche settimane e variare da individuo a individuo, con conseguenze disastrose in caso di batteri e virus particolarmente aggressivi.
Rappresentazione di anticorpi all’attacco
Quando invece l’antigene rimane in memoria il meccanismo di riconoscimento e neutralizzazione è molto rapido, tanto che l’infezione non ha nemmeno il tempo di manifestarsi. Da questa proprietà di memorizzazione del sistema immunitario deriva la potenza dei vaccini. Vi chiederete perché allora ogni anno è necessario fare il vaccino anti-influenzale, giusto? Alcune categorie di microrganismi, come il virus dell’influenza, muta le proteine antigeniche molto velocemente e quindi il nostro organismo non è più in grado di riconoscerle. Per questo ogni anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità svolge accurati studi per individuare i nuovi ceppi virali e produrre i vaccini adeguati.
Esempio di evoluzione di un virus influenzale
Vaccini: l’importanza a livello sociale
I vaccini non funzionano solo per l’effetto che hanno sull’individuo, ma hanno una grande rilevanza sociale grazie alla cosiddetta immunità di gregge: immunizzando la maggior parte della popolazione il patogeno non è più in grado di diffondersi ed è destinato a sparire – come nel caso del vaiolo. Inoltre anche gli individui che non sono ancora stati vaccinati possono dormire sonni tranquilli perché tutti quelli che lo circondano non possono contagiarlo. L’immunità di gregge è particolarmente utile ai neonati che non sono ancora troppo piccoli per rivecere la vaccinazione.
Naturalmente in base a quanto è infettivo un microrganismo bastano percentuali diverse di persone vaccinate per indurre un’immunità di gruppo: in media è stato calcolato che è necessaria una copertura di almeno l’80% delle popolazione per garantire efficacia alla strategia. Ecco perché è importante che tutti siano vaccinati.
Numerose epidemia scoppiate nei paesi occidentali si possono imputare alla diminuzione o mancata immunizzazione di branco. Si possono citare ad esempio i casi di morbillo nel Regno Unito del 1998 – di cui parleremo anche più avanti -, l’epidemia di difterite nei paesi ex-URSS della metà degli anni novanta – vi ricordate il film di Balto con la piccola Rosy gravemente malata? Okay, ci trovavamo in Alaska, ma vi faccio notare che solo i bambini si ammalavano, perché? – o altri casi di morbillo negli USA del 1980.
Ok, il film Balto non è un granché come fonte. Ma è pur sempre ispirato ad una storia vera.
Vaccini: le contestazioni
Fin dagli albori questa pratica ha subito delle aspre critiche. Inizialmente i motivi erano di natura ideologica, inserire nel proprio corpo sostanza provenienti dagli animali era considerato una pratica impura. Altre volte i motivi erano di natura religiosa, si insisteva sul fatto che non era giusto interferire con corso della natura e quindi sulla predestinazione divina. Questi movimenti ottocenteschi erano così radicati che riuscirono a far abolire l’obbligo di vaccinazione per il vaiolo nel Regno Unito introdotto nel 1840, con conseguenze poco piacevoli per le persone che si sottrassero al vaccino.
Oggi la polemica si sposta sul altri frangenti. Non citerò le più fantasiose teorie complottiste, ma solo alcuni fatti documentati che meritano menzione. Il primo è quello riguardante l’ex medico e chirurgo Andrew Wakefield, il quale diffuse una pubblicazione scientifica su Lancet in cui sosteneva la correlazione tra la somministrazione del vaccino trivalente (morbillo, parotite e rosolia) con l’autismo e le malattie intestinali. Era il 1998 e l’opinione pubblica si infiammò insorgendo – anche senza Facebook, incredibile. Le più recenti ricerche tuttavia pongono le cause dell’autismo in alterazioni genetiche congenite, prenatali che in nessun caso sono collegate ai vaccini.
Vignetta satirica anti-vaccini, James Gillray, Wikipedia
Un altra paura è quella legata alle complicazioni derivate dalla vaccinazione. Esse sono legate soprattutto alla possibile insorgenza dei sintomi della malattia per cui viene somministrato il vaccino. Ma i casi sono rarissimi. Davvero. Uno studio indipendente ha dimostrato che dei 75 milioni di vaccini anti-morbillo somministrati tra il 1970 e il 1993, solo 48 hanno portato allo sviluppo di una encefalopatia, ovvero un dato molto più basso rispetto alla probabilità dichiarata di 0,000064%. I vaccini sono preparati e testati secondo procedure molto restrittive e controllate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalle autorità sanitarie europee e italiane. In ogni caso mal che vada vi ritroverete con gli stessi sintomi che avreste contraendo la malattia.
Altro punto caldo: per produrre i vaccini molto spesso vengono usate delle sostanze chimiche o proteine di origine animale, necessarie per disattivare l’agente patogeno e al contempo renderlo riconoscibile all’organismo. Tralasciando i motivi etici per cui non si vorrebbe che altri animali vengano sfruttati per produrre i vaccini, alcune di queste sostanze utilizzate possono essere effettivamente cancerogene. Ora però, di che quantità stiamo parlando? Mediamente siamo intorno ai microgrammi (milionesimo di grammo) o ppm (parti per milione). Quantità irrisorie. E se vogliamo dirla tutta, quando mangiate il vostro panino al salame o fumate una buona sigaretta vi fate un pieno di sostanza cancerogene decine di volte superiore. Davvero, qualsiasi cosa respiriate o mangiate è potenzialmente cancerogena, date un’occhiata alle tabelle dell’AIRC.
Esempio di classificazione dell’AIRC
Se ancora non siete convinti l’American Academy of Pediatrics ha raccolto 45 importanti studi che dimostrano la sicurezza dei vaccini, potete consultarli, tuttavia vi consiglio di studiare quantomeno un buon manuale di medicina prima di tutto. Anche la fondazione Umberto Veronesi è della stessa opinione e dichiara che i vantaggi superano di gran lunga i rischi.
Vaccini: le multinazionali ci guadagnano?
La risposta è sì. Ovviamente lo stato acquista i vaccini da delle aziende specializzate che investono denaro in ricerca, personale specializzato, formazione e test di sicurezza. Tutto questo non è gratuito – non posso fare adesso uno studio approfondito sul fatto che il prezzo delle dosi di vaccino sia effettivamente equo perché mi mancano le competenze, ma comunque un costo c’è.
In ogni caso gran parte delle cose che trovate negli scaffali dei supermercati sono prodotte da multinazionali. Anche il sanissimo e magrissimo yogurt. Voi direte: “Sì grazie, ma io posso scegliere se comprare lo yogurt, nessuna legge me lo impone”. E avreste certamente ragione, tuttavia non potete scegliere di beccare o meno il morbillo e soprattutto non potete scegliere a quale delle altre persone che vivono del vostro paese toccherà beccarsi il morbillo.
Eruzione cutanea tipica del morbillo
Oltretutto vorrei riportare un fatto: nel 2013 a New York, un adolescente di ritorno da una vacanza a Londra portò il morbillo nella Grande Mela e contagiò 58 persone su 3.351 potenziali contatti esposti all’infezione. La copertura vaccinale non era adeguata e tutti i contagiati non erano protetti per scelta o perché troppo piccoli per essere vaccinati – contagio quest’ultimo che si poteva evitare con l’immunità di gregge. Il Dipartimento di salute e di igiene mentale della Città di New York per rispondere all’emergenza in modo adeguato, curando i malati e vaccinando i non vaccinati spese l’equivalente di 340.000 euro. Se dividiamo per i potenziali contagiati otteniamo circa 100 euro a persona. Il costo di una dose di vaccino è mediamente inferiore ai 10 euro. I benefici economici sono evidenti: le cure mediche necessarie ad uscire indenni dall’infezione costano molto più di una semplice iniezione di vaccino.
Tra l’altro, per curarvi da un eventuale malattia infettiva dovreste ricorrere ai farmaci prodotti dalle stesse aziende multinazionali che producono i vaccini. A meno che non basti la tisana della nonna contro la difterite.
Una sola scatola di un farmaco comune per il trattamento degli stati febbrili, come la Tachipirina, costa mediamente come una dose di vaccino
Vaccini: i risultati
Vediamo infine di riportare alcuni risultati. Il primo fatto è che nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato definitivamente scomparso il virus del vaiolo. Significa che nessuno mai più potrà ammalarsi di vaiolo perché l’agente patogeno che lo provocava è praticamente estinto. Per questo la vaccinazione antivaiolosa non è più prescritta. Volete eliminare i vaccini quindi? La strada più semplice è proprio farli. In questo modo, per i vostri figli o nipoti, ci sarà un mondo senza vaccini, ma anche senza malattie infettive.
Virus del vaiolo
Riserve del virus, per motivi di studio, sono mantenute ufficialmente solo in due laboratori in condizioni di stretta sicurezza: uno negli Stati Uniti e uno in Russia. Non si è ritenuto saggio eliminarlo completamente perché in futuro potrebbe presentarsi una mutazione di qualche ceppo virale molto simile oppure qualche focolaio non esaminato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità potrebbe essere ravvivato – alcuni credono a scopo terroristico, le possibilità sono comunque bassissime. Per questo avere del materiale su cui operare in fretta è utile per rispondere alle emergenze.
Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atalanta, dove è conservato il vaiolo
In Italia la copertura media dei vaccini è oltre il 90%, abbastanza per garantire la protezione dell’immunità di massa e siamo sulla buona strada per debellare le malattie infettive anche se sotto la soglia del 95% la malattia continua a circolare e non può essere eliminata. Una diminuzione della copertura potrebbe essere molto pericolosa, soprattutto per i neonati che non possono essere vaccinati e hanno un organismo ancora debole. Dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità possiamo vedere molto bene la correlazione tra la diminuzione dei casi di morbillo e l’aumento della copertura vaccinale. Certo anche il miglioramento delle condizioni igenico-sanitarie aiuta a prevenire pericolose epidemie come quelle di peste del Medioevo. Tuttavia il vaccino fornisce una efficacia molto maggiore, soprattutto grazie all’immunità di gregge che garantisce la protezione dei più piccoli.
Per i altri dati e grafici è possibili visitare il sito Epicentro
UNICEF sostiene che le vaccinazioni operate dai suoi volontari hanno salvato 3 milioni di vite. E ancora 1 bambino su 7 non è immunizzato. Soprattutto in paesi dove le condizioni di vita sono molto precarie i vaccini sono la salvezza e la speranza. Noi siamo nati già nella bambagia e non ci rendiamo conto di cosa significhi morire di morbillo o difterite o poliomelite. Ma dobbiamo saper guardare anche leggermente oltre le mura della nostra città. I vaccini salvano vite. Secondo la Global Alliance for Vaccines and Immunization circa 5,4 milioni in 10 anni sono stati salvati dai vaccini grazie al suo operato, i cui dettagli sono riportati nel documento allegato: Ten_Years_GAVI.
Siamo arrivati alla conclusione, vi ringrazio se siete arrivati fino a questo punto. In questo articolo si sono voluti presentare in modo globale, ma ovviamente incompleto e poco approfondito, i vari aspetti del mondo dei vaccini. Se qualcuno fosse interessato ad approfondire la discussione ce lo faccia sapere nei commenti: nella sezione scienze siamo ben contenti di rispondere alle vostre perplessità sulla natura e sulla tecnologia umana!
Lascia un commento