In questa recensione di Genji Monogatari andremo ad analizzare il primo romanzo psicologico scritto da Murasaki Shikibu, risalente al XI secolo, denominato in Giappone periodo Heian
TITOLO: Genji Monogatari AUTORE: Murasaki Shikibu GENERE: Narrativo, psicologico CASA EDITRICE: Einaudi ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2015
Sebbene faccia parte dei Monogatari (racconti, storie) dell’epoca, il Genji si distacca da quel panorama grazie alla caratterizzazione dei personaggi che, pur rispecchiando la sensibilità ed estetica dell’epoca, mostrano un’introspezione psicologica non usuale in quel periodo. In questa recensione di Genji Monogatari ne vedremo meglio le principali caratteristiche.
La trama | Recensione Genji Monogatari
La storia ruota intorno a Genji lo splendente, figlio dell’imperatore e della sua concubina preferita. Proprio perché la favorita dall’imperatore ella susciterà molta invidia che, eventualmente, la porterà alla morte. La perdita della madre causa in Genji un enorme vuoto che cercherà poi di colmare con le innumerevoli figure femminili che incontrerà.
L’imperatore si risposerà con una donna molto più giovane, di nome Fujitsubo, dai tratti molto simili a quelli della defunta madre di Genji. Per questo motivo egli si innamorerà perdutamente di lei, avendo sviluppato quello che poi verrà denominato complesso di Edipo. Inizieranno una relazione extra coniugale, arrivando a concepire un bambino.
Attanagliata dai sensi di colpa e dai sentimenti crescenti nei confronti di Genji, Fujitsubo deciderà però di lasciarlo. Nel tentativo di dimenticarla egli inizierà molteplici relazioni. Come con la madre, questo scatenerà gelosie ed invidie che scaturiranno in un’altra tragedia. Nel mentre incontrerà una bambina, nipote di Fujitsubo, molto simile a lei e alla madre e la prenderà sotto la sua ala, finendo per innamorarsene.
Contesto storico… | Recensione Genji Monogatari
Il racconto fu scritto nel pieno periodo Heian, tra il 1000 ed il 1008, in quello che era un arco storico splendente. Il regno godeva di ricchezza e fortuna ma la condizione della donna di quell’epoca era tutt’altro che fortunata. Le donne dovevano, infatti, essere sempre ben preparate ma badare ugualmente ai figli, rimanere in silenzio ed in disparte per risultare inarrivabili, quasi eteree. Erano relegate in ale delle magioni riservate, impossibilitate ad interagire con esponenti del sesso maschile. La loro istruzione era molto limitata rispetto agli uomini, così da non rischiare di metterli in una posizione di svantaggio.
Non è difficile comprendere quanto possa essere stato complicato per Murasaki portare a termine l’opera. La nostra autrice, infatti, rappresentava un’eccezione sotto molti punti di vista: era colta, intelligente ed educata e questo lo si può anche dedurre dalla lettura del Genji.
In quel contesto storico vi erano dunque numerose credenze, non solo legate alla figura femminile, ma anche a quella spirituale. La religione cardine era quella del Buddismo. Per questo motivo il karma giocava un ruolo fondamentale per le persone dell’epoca. Leggendo il romanzo lo si può ben notare perché la presenza ricorrente della fortuna e/o sfortuna caratterizza gran parte dell’opera ed i personaggi stessi.
…e caratterizzazione dei personaggi | Recensione Genji Monogatari
Ripartendo dal concetto di karma e dalla figura della donna si caratterizzano molti dei personaggi principali: Fujitsubo, moglie dell’imperatore ed amante di Genji, dona alla luce suo figlio facendolo passare per erede dell’imperatore e, dunque, erede al trono. Genji, essendo figlio di una concubina, illegittimo quindi, non può ereditare il regno. Questo strano gioco del destino è interpretato come una ritorsione del karma per il peccato e l’adulterio commesso. Fujitsubo lascia a malincuore Genji che non riuscirà mai a dimenticarla e cercherà conforto altrove.
Genji ci viene presentato come un fanciullo affascinante, forte, un donnaiolo di altri tempi. In realtà dietro i suoi modi freddi si nasconde un animo ferito dalla morte della madre e dall’impossibilità di divenire imperatore. Quell’amore materno perduto sarà il punto cardine del suo sviluppo psicologico. Lo ricercherà in tutte le donne che incontrerà, Fujitsubo prima e Murasaki (la bambina così somigliante alla madre) poi. Sarà sempre soggetto al karma, convinto di dover pagare i peccati commessi. Sebbene sia difficile da credere Genji è un uomo solo e triste. Da uomo solo è incapace di affrontare la solitudine ma non è cattivo. Forse proprio perché consapevole di cosa sia il dolore si prenderà cura di tutte le donne da lui “amate” e persino di una principessa rinchiusa nel castello, considerata “brutta” e sola.
Spiritualmente, oltre al karma, vi era la credenza degli spiriti maligni. Erano visti come degli esseri in grado di possedere l’animo umano e farne ciò che volevano. Le vittime a loro più soggette erano le donne poiché più deboli e facilmente invidiose. Come abbiamo visto, infatti, la donna era considerata un essere inferiore, un subalterno dell’uomo e quasi mai mostrata. Doveva subire i tradimenti del marito o del consorte ed essere oggetto, non soggetto. In questo clima interiore le emozioni represse sfociavano in rabbia ed in cattiveria, divenendo casa per gli spiriti maligni.
La denuncia dell’autrice | Recensione Genji Monogatari
La possessione, però, se torniamo a considerare l’aspetto psicologico della cosa era un modo per la donna di liberarsi dall’angoscia in cui era. Nel momento in cui veniva posseduta poteva tirar fuori e fare cose mai dette. Aoi, una delle principesse innamorate di Genji, finisce con l’uccidere una sua rivale, ad esempio.
Tutto ciò è visto come un tentativo da parte dell’autrice di denunciare e criticare il ruolo nella società della donna. Chi veniva posseduto era sì vittima dell’invidia nei confronti delle altre donne ma veniva legato da una sorta di legame o alleanza alle altre dame, poiché condividevano lo stesso destino.
Non è un caso che l’autrice fosse, appunto, donna e fosse riuscita a studiare ed acculturarsi imparando anche il cinese.
Romanzo moderno
Ad analizzare oggi queste situazioni dubbie di spiriti o demoni, non troviamo una persona posseduta ma una donna in pieno attacco d’isteria.
Nonostante sia stato scritto in un’epoca medievale, il romanzo attraversa temi ancora oggi centrali: il complesso di Edipo, l’inferiorità della donna, l’isteria, l’ideale di uomo forte e freddo che nasconde una grande fragilità. Non si era mai affrontato il tema riguardante la psiche umana ed i personaggi non erano mai stati caratterizzati con così tanta veridicità. Per questo motivo tuttora è considerato il primo romanzo psicologico ed è letto, amato ed adattato in numerosi film o anime.
Spero abbiate gradito questa piccola recensione di Genji Monogatari, un romanzo psicologico che ha anticipato i tempi.
Alla prossima!
Punti a favore
- Classico ma moderno
- Critica e denuncia la realtà sociale del tempo
- Fondamentale e profonda introspezione dei personaggi
- Descrive la lingua, i luoghi e le tradizioni dell'epoca
- Primo romanzo psicologico
Punti a sfavore
- Forse troppo lungo e, a tratti, lento
- Gli ultimi capitoli abbandonano Genji per concentrarsi sul figlio
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