Shining ha riscosso un grande successo sia con il libro che con il film, pur venendo rappresentato in due modi diversi, come ha sottolineato lo stesso King
Dopo alcuni speciali dedicati al mondo di Lovecraft, eccovi un articolo dedicato ad un altro maestro dell’orrore: Stephen King. Questa volta parliamo di Shining, un’opera che, nella sua trasposizione cinematografica, ha visto impegnato uno dei più grandi registi di sempre: Stanley Kubrick. Nonostante l’importanza di quest’ultimo, la visione dei due artisti differisce sotto diversi aspetti, con King stesso che non ha apprezzato il risultato finale, con un film che però ha convinto sia la critica che il pubblico.
Shining, dal libro al film: la voce dell’artista
Quando un artista realizza un’opera, è sicuramente importante la componente personale che vi riversa, visto che ognuno di noi ha una propria realtà filtrata da esperienze, passioni e, in alcuni casi, credi religiosi. Con Shining, la mano di King è chiara sia per le accurate descrizioni che ti portano a vivere l’opera, che per il tema della malignità insita nel luogo, in grado di influenzare anche chi ci vive. Una malignità rappresentata dall’Overlook Hotel, dove negli anni si sono consumati delitti e scandali. I protagonisti di queste vicende, ora dimorano nell’albergo come spiriti, inglobati dal male dell’Overlook stesso, che nel libro di King arriva a manipolare e prendere possesso di Jack Torrance.
Per quanto riguarda il film, la mano di Kubrick è ben visibile. Il regista, però, per mettere in campo la sua visione, è dovuto passare sopra quella dell’autore dell’opera originale, scontrandosi con King pur di dare forza alla sua voce. Perché se nel tempo molti adattamenti del Re sono stati schiacciati dall’opera originale, quando invece entra in campo un regista della portata di Kubrick non ci si può aspettare un’anonima trasposizione, con Shining che arriva quasi a scindersi in due opere distinte, dotate di un’anima che rappresenta due diverse visioni.
Shining: le principali differenze tra il libro di King e il film di Kubrick
Come avrete capito, il rapporto tra i due autori è stato abbastanza conflittuale, con King che dopo la proiezione del film disse che dovette tapparsi la bocca, perché quello che aveva visto non era il suo romanzo. In un’intervista per la BBC, criticò in particolar modo la freddezza della pellicola, distaccata e lontana dall’originale. King aggiunse che Wendy nel film era un personaggio stupido che si limitava a scappare e gridare, mentre nel libro arriva anche ad affrontare Jack stesso. Inoltre lo stesso Nicholson gli sembrò una scelta poco azzeccata, con il protagonista che già dall’inizio denota una certa follia, senza un minimo di mistero.
Le differenze, però, non si limitano a questo: il finale, ad esempio, nel libro culmina con l’esplosione dell’Overlook a causa della caldaia, mentre nel film Jack resta vittima del labirinto, e muore assiderato, con Wendy e Danny che scappano. Evidente anche la differente gestione della componente soprannaturale, con il Jack di Kubrick che cade vittima della sua pazzia, mentre nel libro è soprattutto l’Overlook a manipolarlo sfruttando le sue debolezze per poi controllarlo. Anche il famoso labirinto e le gemelle nel libro non sono presenti, marcando ancora di più il distacco del film.
Shining, dal libro al film: l’arte del tradimento
Considerando i diversi approcci, in un certo senso è chiaro che quello che dice Stephen King è vero. La sua opera viene tradita sotto diversi aspetti, ma siamo sicuri che questo sia sbagliato? In fin dei conti, vedendo il risultato ottenuto da Kubrick, è chiaro che la sua sia stata una scelta giusta. In questo senso, basta vedere altri adattamenti tratti dai libri di King, per capire che la strada giusta spesso non è tentare di replicare l’originale, ma cercare di mettere in scena una propria visione che non venga schiacciata dalla controparte cartacea. Certo, il compromesso ideale sarebbe una via di mezzo, in grado di mantenere intatto lo spirito del libro e nel frattempo mostrando la mano del regista. Questo purtroppo non sempre è possibile, e credo che una mera copia dello Shining originale potesse diventare un film anonimo, sicuramente non in grado di reggere il confronto con il film di Kubrick. Un film ricco di immagini tanto forti da essere diventate iconiche, in grado di restare impresse nella mente dello spettatore, con un Jack Nicholson impressionante. Significativa anche la colonna sonora, tanto angosciante quanto preziosa nel caricare l’atmosfera.
Perché in fondo, se di un film ricordiamo poco, forse significa che l’impronta del regista e del resto dello staff non è stata significativa. Ed è chiaro che Shining, in questo senso, possa solo essere da esempio.
Considerazioni finali
Il passaggio dal libro al film di Shining, ha portato con sé alcuni cambiamenti importanti. Dei cambiamenti che sono però risultati funzionali alla visione di Kubrick, il quale non ha esitato a cambiare alcuni snodi cruciali del libro per lasciare il segno, con immagini che altrimenti difficilmente avrebbero avuto la stessa risonanza. Un’operazione riuscita, che forse ha fatto storcere il naso ad alcuni appassionati dello Shining cartaceo.
Sicuramente, come detto in precedenza, riuscire a coniugare due prospettive diverse non è semplice, ma è meglio un tradimento portato avanti in nome dell’arte, rispetto ad una copia senz’anima destinata ad essere dimenticata.
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