Peter Jackson torna ad adattare Tolkien portandolo sul grande schermo. Ma come è stato gestito il passaggio dal libro al film, de Lo Hobbit?
Lo straordinario successo de Il Signore degli Anelli, fu frutto di un’operazione esemplare nel trasporre e adattare il materiale originario al cinema. Infatti, il racconto prendeva gli elementi fondamentali del libro plasmandoli e unendoli alla visione di Peter Jackson, che così riuscì a realizzare una trilogia indimenticabile. Dopo alcuni anni, iniziarono a circolare le prime voci sul film de Lo Hobbit, prendendo spunto sempre dal libro di Tolkien, ma fin dal principio iniziarono a venir fuori problemi legati alla produzione, con rinvii e posticipi. Questo fino al ritorno delle redini nelle mani di Jackson, con lo sviluppo di una trilogia che, purtroppo, non ha eguagliato il suo precedente lavoro, generando qualche malumore nei fan.
Lo Hobbit, dal libro al film: uno sviluppo travagliato
Nel 1995, Jackson era intenzionato a realizzare un film de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, ma, a causa di problemi legati ai diritti, virò sul secondo accantonando momentaneamente Lo Hobbit. Dopo Il Ritorno del Re, riniziarono a circolare voci riguardo un film de Lo Hobbit tratto dal libro di Tolkien, ma gli attriti tra lo stesso regista e la New Line Cinema fecero affossare il progetto. In seguito ad alcuni problemi finanziari della New Line, le due parti si rappacificarono, e concordarono su una versione del film divisa in due parti, con Jackson che avrebbe lavorato come produttore esecutivo e sceneggiatore.
Guillermo Del Toro avrebbe diretto il film, e iniziò a lavorare sulla sua visione a stretto contatto con lo stesso Jackson. I due iniziarono ad adattare il libro, concordando su alcuni cambiamenti riguardo lo svenimento di Bilbo nel corso della Battaglia dei Cinque Eserciti e su altri particolari, con Del Toro che avrebbe voluto presentare Lo Hobbit partendo da una visione pacifica e innocente, per poi trasformare i toni del film con il proseguo della storia.
Purtroppo, a causa di alcuni problemi finanziari riguardanti la MGM, il film non ebbe il via libera, con Del Toro che dopo aver preparato il materiale e diverse scene, si trovò costretto ad abbandonare il progetto. Alla fine di questa odissea produttiva, il film venne definitivamente lasciato nelle mani di Jackson, sul quale gli studios puntavano già in precedenza. Un Jackson che questa volta si trovò costretto a cambiare in fretta molti aspetti del film per adattarlo alla sua visione, con il lavoro di Del Toro che a quanto sappiamo in gran parte venne modificato o scartato.
Lo Hobbit, dal libro al film: cosa non ha funzionato
Il libro de Lo Hobbit (che consiglio a tutti), è, rispetto ad altre opere di Tolkien, quello con la scrittura più semplice e scorrevole in assoluto, anche considerando un target diverso. Infatti inizialmente doveva essere una fiaba adatta anche ai più piccoli, e questo cambio di registro lo si nota soprattutto leggendo le altre opere dell’autore. Il fatto di trovarsi si fronte ad un linguaggio diverso, non vuol dire che l’opera sia inferiore. Il problema con l’adattamento di Jackson non è quindi il materiale di partenza, ma alcune scelte che hanno portato il film ad essere una delusione per tanti appassionati.
Ne Il Signore degli Anelli, Jackson inserì personaggi non presenti nel libro, ma il tutto risultava comunque ben costruito. In questo caso, invece, non sempre funziona. Questo, però, è soltanto un piccolo problema, in confronto ad altre scelte molto discutibili. Fra tutte, quella di fare una trilogia cinematografica partendo da un romanzo che non è neanche un terzo della trilogia cartacea de Il Signore degli Anelli. Questo si è tradotto in aggiunte poco funzionali, che dovevano avere la sola funzione di rendere più spettacolare il film, arrivando però a perdere quella magia che aveva contraddistinto il lavoro precedente di Jackson, e facendolo cadere in una semplice opera d’intrattenimento. Se questo non bastasse, anche le battaglie sono abbastanza caotiche e mal sviluppate, non arrivando neanche a sfiorare l’epicità di LOTR.
Le principali differenze tra la versione cartacea e la trilogia cinematografica
Adattare non significa fare una copia carbone. Eventuali modifiche rispetto al libro, considerando il passaggio ad un media diverso, possono valorizzare l’opera, a patto che la visione del regista produca un risultato di qualità in grado di mantenere lo spirito del materiale di partenza. Nella trilogia de Lo Hobbit, invece, ci sono aggiunte quantomeno discutibili.
Uno dei villain principali, ad esempio, è Azog, che nel libro de Lo Hobbit non è presente, visto che resta ucciso in un altro racconto ambientato un centinaio di anni prima. Lo stesso Azog, non è neanche convincente, e sembra inserito solo per avere un pretesto per mettere in scena qualche ripresa action in più. Anche la centralità dello scontro finale, di livello infinitamente inferiore rispetto alle battaglie de Il Signore degli Anelli, poteva essere una scelta azzeccata rispetto al semplice svenimento di Bilbo con il risveglio dopo la battaglia, ma purtroppo non è ben realizzata e resta quindi un’occasione sprecata.
Un altro elemento di novità è Radagast, menzionato nel libro ma senza il ruolo che gli viene affidato nel film, anche se in questo caso ha una funzione di ponte con la trilogia de Il Signore degli Anelli, e risulta quindi funzionale, a differenza dell’intreccio amoroso tra Tauriel e Kili. Tauriel infatti non è neanche presente nel libro, e la relazione è abbastanza stucchevole, arrivando ad avere anche troppo spazio.
Considerazioni finali
Considerando che amo la trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli, nell’adattamento del libro de Lo Hobbit riponevo grandi speranze, soprattutto considerando che il regista era lo stesso. Purtroppo, sembra che i problemi di produzione abbiano avuto un impatto importante, con Jackson che si è trovato tra le mani un lavoro non suo, che ha cambiato quasi completamente, per adattarlo alla sua visione in fretta e furia. Questo ha sicuramente contribuito nel portare il regista a fare scelte sbagliate, senza riuscire a replicare quella magia che si respirava nella sua precedente opera. Anche l’aspetto commerciale, con una trilogia tratta da un romanzo fantasy piuttosto breve, ha inciso, con l’aggiunta di azione e intrecci amorosi che hanno trasformato lo Hobbit in un anonimo prodotto fantasy hollywoodiano.
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