Dal 12 settembre al cinema potremo vedere Tolkien, biopic sul celeberrimo autore che però forse non rende giustizia al mito, come vedremo in questa recensione
TITOLO ORIGINALE: Tolkien. GENERE: Biografico, Drammatico. NAZIONE: USA. REGIA: Dome Karukoski. CAST: Nicholas Hoult, Lily Collins, Mimi Keene, Genevieve O’Reilly, Pam Ferris, Craig Roberts, Derek Jacobi, Laura Donnelly, Colm Meaney, Patrick Gibson, Anthony Boyle, Tom Glynn-Carney, Harry Gilby. DURATA: 112 minuti. DISTRIBUTORE: 20th Century Fox. USCITA: 12/09/2019.
John Ronald Reuel Tolkien è un orfano dalla intelligenza fuori dal comune. Durante gli anni degli studi, insieme ai fedeli compagni di scuola e amici, vive un percorso di crescita segnato da importanti svolte. Dalle esperienze più belle dell’adolescenza, alla passione per il folklore germanico e scandinavo durante l’università, all’arruolamento nella Prima Guerra Mondiale, tutto è tesoro per la formazione della saghe letterarie. La Grande Guerra distruggerà la comunità in cui Tolkien si è forgiato, ma dall’inferno della Somme sorgerà anche la fama come scrittore più letto al mondo con 150 milioni di libri venduti.
Un tratto fondamentale da evidenziare in questa recensione di Tolkien è la scarsa commercialità. Per il regista finlandese Dome Karukoski, infatti, alla sua prima esperienza con un film in lingua inglese, la creazione dei libri di successo è solo un approdo. Ciò che conta, piuttosto, è il viaggio che ivi ha condotto. A questa potenzialità positiva, però, fa da contraltare la poca originalità e l’uso di registri e ritmi narrativi desueti.
Dalla felicità alla guerra | Recensione Tolkien
L’intenzione del film è quella di narrare le origini di un autore tanto popolare quanto sconosciuto. In moltissimi, infatti, conoscono le sue opere, ma non altrettanti sanno della sua vita. Dal perché della passione per i miti nordici, al significato della Compagnia dell’Anello, in questo film si vuole mostrare ciò che c’è dietro le quinte dei manoscritti.
Questa è una scintilla quantomeno geniale che caratterizza la sinossi di questo film, carica di potenzialità entusiasmanti. In alcuni punti l’obiettivo è ben riuscito, dove la sceneggiatura ci porta negli albori del novecento in maniera credibile. Ma la missione rimane incompiuta a causa dei ritmi narrativi. O troppo veloci, specie negli eventi universitari, o troppo lenti, particolarmente nell’ambito delle relazioni umane dell’autore, la pellicola non trova un giusto equilibrio. Manca, inoltre, un indispensabile pathos, che troviamo soltanto nelle scene, davvero ben girate, delle battaglie in trincea.
Forse era impossibile rendere giustizia al grande mago delle Terre di Mezzo in 112 minuti. Dome Karukoski, però, dopotutto ci prova con una passione incosciente e certo encomiabile. La sua stima per l’autore traspare lungo tutto il film, e la sincerità quantomeno paga. Di fatto Tolkien è un’opera discreta, lontana probabilmente dal successo commerciale che la fama dell’autore avrebbe potuto assicurare, ma lontana altresì dalle pareti scivolose della mediocrità.
Una storia personale | Recensione Tolkien
Il regista finlandese ha scelto Nicholas Hoult per interpretare il protagonista, questo giovane studioso che sopravvive a un’infanzia difficile e alla guerra per diventare uno degli autori fantasy di maggior successo. Il giovane attore britannico risponde in maniera adeguata a questa responsabilità. Il suo talento è innegabile, ampiamente dimostrato in una filmografia corposa che vede i picchi di Mad Max – Fury Road e della saga degli X-Man. Le sue capacità interpretative erano forse state messe in secondo piano in Edison – L’uomo che illuminò il mondo (The Current War), nel quale era un blandamente comprimario Nikola Tesla, ma con questo biopic le dimostra senza dubbio.
A completare un casting interessante e positivo abbiamo anche Lily Collins, nei panni della compagna di Tolkien, Edith Bratt. Ancora una volta, dopo Ted Bundy ‑ Fascino criminale, l’attrice riesce da una parte a far trasparire l’amore di una compagna, dall’altra tenendo testa all’ingombrante parter fino a rappresentarne un punto di riferimento. Il resto del cast è più o meno esperto e famoso, ma gioca bene il suo ruolo nel periodo storico narrato.
Una visività eccellente | Recensione Tolkien
La trama giova di una serie di flashback che raccontano gli avvenimenti fondamentali che hanno contribuito a tratteggiare l’immaginario suggestivo e unico di Tolkien. Il film inizia con un Tolkien delirante, con la febbre e sull’orlo dello sfinimento nel bel mezzo della battaglia della Somma. Il fuoco nemico assume la forma del respiro di un drago e l’immaginazione prende il comando, salvo poi tornare a una cruda realtà di sangue, fango e dolore. Le visioni che affliggono lo strittore hanno un aspetto realistico, a dispetto dello scarso budget della produzione.
La fotografia è quanto di migliore riesce a portare questo film. Sembra quasi giovare dell’ispirazione artistica unica portata dall’autore fantasy. Sta di fatto che, grazie a questo, la guerra stessa è, oltre a un luogo di sofferenza, anche il posto giusto dove cercare i Nazgûl, i draghi e lo stesso Sauron. La citazione ai film di Peter Jackson, così, c’è (ma questo è inevitabile dato il loro meritato successo) ma non è invadente. Nella parte bellica, la migliore senza dubbio, il film è potente e drammatico, e Nicholas Hoult si spettina, si sporca, si scompone e definitivamente sembra maturare dalla sua aria da scolaretto intelligente e precisino.
Un film altalenante
A conclusione di questa recensione di Tolkien bisogna ammettere che siamo davanti a un film altalenante. Tra gli alti vanno menzionate la recitazione impegnata e la fotografia maestosa. Tra i bassi però abbiamo dei ritmi inadeguati, che fanno sembrare il tutto stonato. In questo film, insomma, troviamo scene di una bellezza abbacinante accanto a monologhi intorpidenti. Non manca poi una vena intellettuale tra opere di Wagner e stimolanti conversazioni sulle parole e sulla maggiore importanza da accordare ora al loro suono ora al significato. C’è, in ogni caso, il tributo pagato da un regista-fan al suo beniamino. Il suo prodotto, nonostante una riflessa timidezza che soffoca l’afflato epico, ci dà esattamente questo.
Punti a favore
- La fotografia visionaria
- Le performance credibili degli attori
Punti a sfavore
- I ritmi non sempre consoni
- Una timidezza limitativa delle potenzialità
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