La nostra rubrica dedicata ad Alfred Hitchcock si sofferma oggi su uno dei più grandi capolavori del regista, La donna che visse due volte. Un’opera misteriosa e sognante
Come detto nei precedenti speciali gli anni ’50 furono il decennio che consacrò definitivamente Hitchcock come uno dei più grandi maestri del cinema. Dopo La finestra sul cortile (1954), ecco che, nel 1958, un altro capolavoro fuoriesce dall’incredibile talento del cineasta: La donna che visse due volte. Il film fu un flop di incassi e critica, a causa principalmente della “lentezza” del film. Solo negli anni ’60 inizierà una lenta rivalutazione che lo porterà a essere considerato come uno dei migliori film non solo del regista, ma dell’intera storia del cinema. Andiamo quindi a scoprire meglio questo capolavoro conclamato, partendo come al solito dalla trama.
Trama | La donna che visse due volte, Hitchcock
L’ ex poliziotto John (James Stewart), terrorizzato dalle altezze, viene contattato da un amico del college per indagare su un misterioso caso… La moglie di quest’uomo (Kim Novak), infatti, sembra essere preda di uno strano comportamento. A volte e improvvisamente non è più lei e una donna defunta prende il suo controllo. Inizialmente John è scettico. Lentamente però, l’oscuro e affascinante caso, inizia ad infilarsi nella mente dell’ex poliziotto.
Il sogno – incubo
Come dicevamo Vertigo (titolo originale del film) fu inizialmente accusato di una generale “lentezza”. La critica, seppur giustamente non più condivisa, individua comunque un elemento di verità. La donna che visse due volte non ha un ritmo dinamico, anzi, la regia e il montaggio sono spesso lenti e compassati. Abbiamo quindi riprese statiche, numerose dissolvenze, lunghi tragitti in macchina tra le vie di San Francisco… Tutto ciò unito a una fotografia sognante, ultraterrena, dove i colori sono al tempo stesso accentuati e tenui. Ecco allora che la pellicola va a lasciare proprio una sensazione di sogno/incubo a occhi aperti.
Il doppio | La donna che visse due volte, Hitchcock
Tutti gli elementi sopra indicati erano essenziali per ricreare su schermo la storia che Hitchcock voleva raccontare. Una storia dove l’elemento fondamentale non è la verosimiglianza o l’attinenza alla realtà. Con Vertigo, infatti, viene accentuato fortemente il discorso su sensazioni e tematiche, in particolare la questione del doppio e del sottile confine tra sogno/realtà, verità/falsità. Ecco allora che Kim Novak rappresenta proprio il punto centrale di queste tematiche; essa infatti viene tramutata “in altro”, prima dall’antagonista del film, poi dal protagonista, preda ormai di un amore malato e ossessivo. Un comportamento che riflette anche le dinamiche cinematografiche dove il regista “trasforma in altro” i propri attori. In questo caso, poi, è innanzitutto lo stesso Hitchcock a rendere Kim Novak il suo prototipo di donna bionda e regale. Si può infatti dire che l’ attrice non rientrava pienamente nei canoni del regista, tanto che quest’ultimo era inizialmente titubante della scelta.
Preda del passato
Queste tematiche hanno portato il film a essere oggetto di discussione per parecchi anni, tanto appunto da garantirgli una netta rivalutazione. Discussioni che hanno evidenziato riferimenti in numerose materie, dalla mitologia fino alla psicologia. Hitchcock mette infatti in scena un amore (quello tra Kim Novak e James Stewart) travagliato, drammatico e in un certo senso perverso. John, il nostro protagonista, passa da uomo ordinario e assolutamente affidabile, a persona preda “del passato”. Assistiamo quindi a un’evoluzione assolutamente pessimistica che rende il personaggio sicuramente una “novità” nel panorama dell’allora cinema classico. Un tipo di cinema che, ricordiamo, prediligeva aspetti di felicità e speranza. Ecco allora spiegarsi un altro possibile motivo dell’iniziale flop della pellicola.
Il film perfetto | La donna che visse due volte, Hitchcock
Tornando agli aspetti tecnici del film, Vertigo vanta numerosi elementi di punta. Oltre alla fantastica ed ipnotica fotografia, i vari set del film furono progettati, analizzati e studiati fin nei minimi dettagli così da realizzare l’inquadratura “perfetta”. Si spiega quindi la completa assonanza tra tematiche presenti nell’opera e elementi visivi; si pensi al colore verde che caratterizza il personaggio di Kim Novak, dai vestiti fino alle illuminazioni. Oppure ancora pensiamo al motivo della spirale (simbolo di perdimento) che spesso ritroviamo lungo la storia raccontata. Insomma, gli esempi che si possono fare sono veramente tanti, e in questo senso, famosissima è la sequenza in cui la Novak torna ad “interpretare” la donna amata da John. Lei è immersa in tonalità verdastre e per alcuni secondi è addirittura semi-trasparente tanto da assomigliare a un vero e proprio fantasma.
Un’importante evoluzione tecnica
Infine, come molti sanno, Vertigo è stato anche un’opera capace di inserirsi nel vocabolario dei tecnicismi cinematografici. Proprio il titolo originale darà infatti il nome a una tecnica inventata e creata durante le riprese del film. Parliamo del c.d. “effetto vertigo” (dato da uno zoom all’indietro e una carrellata in avanti). Un metodo che ritroviamo in diverse sequenze de La donna che visse due volte e che permette di ricreare le sensazioni di vertigini e smarrimento che caratterizzano John. Questa tecnica diede di fatto un contributo fondamentale al vocabolario cinematografico (ancora oggi viene spesso utilizzata), tanto appunto da prendere direttamente il nome dal titolo originale della pellicola. Non solo, una piccola chicca, riguarda il fatto che Vertigo è considerato il primo film ad utilizzare la computer grafica! In particolare, parliamo della ipnotica e misteriosa sequenza di apertura.
Conclusione
La donna che visse due volte è uno di quei film che, per quanta riguarda gli aspetti tematici e metacinematografici, se ne potrebbe discutere per ore. Magari non è il film più commerciale di Hitchcock o quello che più scalda i cuori degli appassionati; tuttavia è indubbio che parliamo di una delle migliori opere hitchcockiane, se non la migliore. Un po’ come per La finestra sul cortile, ma con ancora più profondità e ambizione, Vertigo è perfetta sintesi di temi, tecniche e atmosfere. Con questo, vi diamo appuntamento alla prossima settimana, sempre qui su tuttoteK, per un altro speciale dedicato ai grandi film di Alfred Hitchcock!
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