Bentornati al nostro appuntamento settimanale con In the mood for East, rubrica interamente dedicata al cinema orientale. Oggi vi proponiamo la nostra top 5 dei film di Kim Ki-duk
Negli ultimi tempi gli omaggi a Kim Ki-duk, uno dei più grandi registi della Corea del Sud, sono stati tanti. Con la sua scomparsa, il cinema – e non solo quello orientale – ha perso un autore dal tocco personalissimo. Sensibile e crudele allo stesso tempo, mai scontato, le sue storie ci hanno sempre colpito per tematiche e stile. Impossibile accostarlo a qualsiasi altro cineasta, di qualsiasi paese e di qualsiasi periodo storico. Dal 22 aprile sono disponibili sei dei suoi film sugli schermi virtuali di #iorestoinSala, a cura del Far East Film Festival di Udine. E anche noi di tuttoteK vogliamo continuare a ricordarlo – perché non è mai abbastanza – proponendovi la top 5 dei suoi film.
La sua carriera è stata decisamente prolifica, sin dall’esordio nel 1996 con Coccodrillo. Da allora, fino al 2019, il regista sudcoreano ci ha regalato tanti lungometraggi. Diventa difficilissimo sceglierne cinque in mezzo a tante opere di un livello qualitativo così elevato. Noi ci proviamo: l’intento rimane comunque non quello di classificare la sua arte, ma bensì quello di omaggiare un autore così importante nel panorama cinematografico mondiale.
Ecco quindi cinque dei migliori film di Kim Ki-duk.
Kim Ki-duk: i 5 migliori film
5 – L’isola (2000) | Kim Ki-duk top 5
Abbiamo già parlato del primo grande successo internazionale di Kim Ki-duk. Con L’isola, lo spettatore impara a conoscere un cinema ammaliante, fatto di silenzi, dolore e disperazione. La storia è quella di Hee-jin (Jung Suh), una ragazza che gestisce una sorta di motel galleggiante, e Hyun-shik (Kim Yoo-suk), in fuga dopo aver commesso un duplice omicidio. Tra i due nasce uno strano rapporto, tenero e violento allo stesso tempo. Non ci sarà mai una parola tra di loro. Solo corpi che si desiderano e anime solitarie che cercano di entrare in contatto l’una con l’altra, senza però riuscire a salvare le proprie esistenze.
Kim Ki-duk entra con quest’opera nell’olimpo del cinema, costruendo una poesia tragica e disperata, cullata dalle placide acque del lago che fa da sfondo alla storia.
4 – La samaritana (2004) | Kim Ki-duk top 5
Il 2004 è un anno incredibile per Kim Ki-duk. Tra sacro e profano, La samaritana costituisce un tassello fondamentale per la sua carriera, con il quale mette a fuoco molte delle tematiche a lui care. Jae-young (Han Yeo-reum) e Yeo-jin (Kwak Ji-min) sono due giovanissime e inseparabili amiche che, per guadagnare un po’ di soldi, decidono di mettere in piedi una rete di prostituzione. La prima concede il suo corpo, mentre la seconda procura i clienti e fa da palo durante gli incontri. Per una tragica fatalità , Jae-young si getta dalla finestra e muore poco dopo in ospedale. L’amica, in sua memoria, comincia a rintracciare i suoi vecchi clienti per restituirgli il denaro e concedersi a loro.
Tantissimi i riferimenti mistico-religiosi nell’opera, a partire dalla sua suddivisione nei tre capitoli dal titolo Vasumitra, Samaria e Sonata. La samaritana ci regala uno dei finali più potenti e commoventi del cinema di Kim Ki-duk, in cui il potere dell’immagine esplode senza il bisogno – ancora una volta – di pronunciare una sola parola.
3 – Time (2006) | Kim Ki-duk top 5
Il film più “parlato” di Kim Ki-duk è, incredibilmente, anche uno dei suoi film più complessi e stratificati. Time è una di quelle opere da metabolizzare, dalle molteplici sfaccettature. Una riflessione sull’amore, sul rapporto tra esseri umani, sullo scorrere inevitabile del tempo. Seh-hee (Sung Hyun-ah) e Ji-woo (Ha Jung-woo) sono una coppia da due anni. Nonostante siano l’uno innamorato dell’altra, il passare del tempo comincia a destare preoccupazioni in Seh-hee. L’ossessione della gelosia e il timore che il suo compagno possa stancarsi di lei, preferendole altre ragazze, si fanno sempre più invasivi. Fino a una drastica decisione: sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica che le permetta di cambiare totalmente il suo volto. Da quel momento, il loro rapporto non sarà più lo stesso.
Il regista coreano opera una profonda riflessione su quanto il tempo influisca sulle nostre vite, su quanto cambi la percezione delle cose. Noi, con i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre ossessioni, siamo destinati a scomparire, qualunque forma desideriamo assumere. Il tempo resta.
2 – Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera (2003) | Kim Ki-duk top 5
Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera è la storia di un monaco buddhista raccontata attraverso le stagioni della sua vita, interpretato nelle diverse fasi da Kim Jong-ho, Seo Yae-kyung, Kim Young-min e lo stesso Kim Ki-duk. La primavera è l’infanzia, il tempo dell’educazione e dei primi approcci alla vita, della quale impara a comprenderne il valore. L’estate è la giovinezza, la stagione della scoperta, delle pulsioni e delle tentazioni. L’autunno è l’età adulta, il momento di fare i conti con i propri peccati, espiarli e ritrovare la propria pace interiore. L’inverno è la maturità , con l’inizio di un nuovo ciclo vitale: ed è di nuovo primavera.
La splendida ambientazione del lago di Jusanji fa da sfondo a una storia apparentemente più tradizionale rispetto ai canoni del regista coreano, ma comunque carica di simbolismi (buddhisti e non) che investono la crescita e l’intera esistenza di un monaco. Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera non è un racconto di formazione, non ci deve insegnare una morale. È un film sul tempo (circolare), sulla vita e la natura umana, immutabili come l’esistenza di tutte le altre creature sulla Terra.
1 – Ferro 3 – La casa vuota (2004) | Kim Ki-duk top 5
Una prima posizione scontata? Probabilmente sì. Ma Ferro 3 – La casa vuota è davvero l’apice di una filmografia di altissimo livello come quella di Kim Ki-duk. Lo dimostra anche la vittoria del Premio speciale per la regia alla 61esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Tae-suk (Lee Hyun-kyoon) è un ragazzo senza fissa dimora con l’abitudine di intrufolarsi in case di persone momentaneamente assenti, comportandosi come se fosse il padrone. Prima che i veri proprietari facciano ritorno, Tae-suk rimette tutto al proprio posto e lascia l’abitazione. Durante una delle sue intrusioni, non si accorge della presenza di Sun-hwa (Lee Seung-yeong), una giovane donna vittima di violenze da parte del marito.
Non vogliamo svelare altri dettagli di una trama tanto anomala quanto colma di poesia, in cui la quasi totale assenza di dialoghi (relegati ai personaggi di contorno) lascia spazio all’incanto delle immagini e delle emozioni. Una delle storie d’amore più pure e delicate mai rappresentate al cinema.
La nostra classifica si conclude qui. Speriamo vi abbia fatto piacere ricordare ancora una volta il maestro sudcoreano e il suo cinema, di cui senza dubbio parleremo ancora qui su In the mood for East. Fateci sapere quali sono i vostri film preferiti nei commenti. Nel frattempo, continuate a seguire i nostri speciali dedicati a cinema e serie TV su questa pagina!
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