Oggi andremo a parlare di Greta Gerwig, regista californiana autrice di Lady Bird e il recente remake di Piccole Donne. Una cineasta emergente che però ha già convinto la critica
Lo speciale sui registi più interessanti di questo decennio sarà oggi dedicato alla giovane Greta Gerwig che ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel cinema tramite la recitazione. Questa, però, non deve essere considerata una piccola parentesi poichè Greta, fin da adolescente, ha una notevole passione per il teatro e la recitazione, oltre che per la scrittura. Una passione per la recitazione che, dopo gli inizi con piccolissimi film indipendenti, nel 2014 le varrà una candidatura ai Golden Globe come miglior attrice protagonista per Frances Ha. In particolare, durante questi anni, Greta Gerwig avrà anche modo di conoscere il regista Noah Baumbach con cui inizierà una proficua relazione sia a livello sentimentale che lavorativo.
È tuttavia nel 2017 che la giovane donna, originaria di Sacramento in California, si fa notare anche come regista grazie al suo apprezzato Lady Bird. Due anni dopo, avremo la conferma del suo talento con il successivo film da regista, ovvero il remake di Piccole Donne. Andiamo quindi ad analizzare il cinema di Greta Gerwig, un cinema fatto di talento visivo ma anche tante emozioni.
Greta Gerwig: stile
Da un punto di vista stilistico, si può dire che Greta predilisce un’alternanza tra scene concitate, caratterizzate da un montaggio vivacissimo, e scene rilassate, dove possiamo apprezzare le singole parole ed inquadrature. Questo elemento è abbastanza evidente nei suoi due film. In entrambi, infatti, la parte iniziale è caratterizzate da dialoghi veloci e abbastanza frivoli, in cui i momenti della giornata si alternano in modo quasi forsennato.
Il motivo dietro a queste “prime parti” molto concitate è sia funzionale che stilistico. Per quanto riguarda il primo, è ovvio che sia Lady Bird che Piccole Donne raccontano un lasso di tempo superiore a quello effettivo cinematografico; è quindi in parte necessario operare in questo modo. Il montaggio veloce e le scene concitate sono però anche frutto di una precisa volontà; ovvero la volontà di mostrare la realtà della vita e farci empatizzare con i vari personaggi. Ad esempio,diversi registi, oltre alla stessa Gerwig, amano mostrare scene in cui i personaggi parlano sovrapponendosi tra loro. Può sembrare una tecnica confusionaria ma in realtà serve proprio agli scopi sopra detti.
Il colore dei ricordi
Come specificheremo dopo, infatti, un punto fondamentale di Greta Gerwig, sia come regista ma anche come attrice, è l’attinenza alla realtà. I suoi film, che sono spesso in parte ispirati alla sua biografia, hanno in diverse sequenze un sapore di ricordo. Ciò è evidente dalla fotografia e dai colori caldi che sono molto presenti sia in Lady Bird che in Piccole Donne. Nel primo, questa sensazione di ricordo è ancora più evidente dato che il film, in parte, va proprio a sovrapporsi alla vita della regista. Tuttavia, l’utilizzo dei colori caldi come richiamo al ricordo lo possiamo benissimo trovare anche nel recente Piccole Donne. In quest’ultimo fresco aggiornamento del romanzo di Louisa May Alcott, l’elemento che più fa comprendere allo spettatore il distacco tra passato e presente è proprio il colore.
Allo stesso tempo va evidenziata la cura nell’utilizzo del colore che, al pari di tanti altri grandi registi, non è mai stereotipato. In entrambi i suoi film, come ella stessa ha spiegato, la volontà era quella di evidenziare la forma del ricordo senza però renderla troppo palese. Non si voleva creare un passato da “cartolina”.
L’utilizzo del montaggio
Infine, tornando brevemente all’argomento del primo paragrafo dedicato all’alternanza tra scene concitate e più rilassate, uno strumento che Greta sembra utilizzare molto bene è il montaggio. Uno dei fattori vincenti del nuovo Piccole Donne, uno degli elementi che rende quel film così fresco, seppur tratta da una storia stravista, è proprio il montaggio. Parliamo, infatti, di un lavoro che richiede una grande attenzione per la sceneggiatura e in generale un grande amore per la storia che si racconta. Se infatti si vuole mescolare le carte, si deve farlo in modo da intrigare lo spettatore, senza però neanche rendere il film confusionario. In poche parole, come stato fatto in Piccole Donne, ogni sequenza deve essere correttamente posizionato al punto corretto; cosa ovviamente non semplice in un film che vuole continuamente alternare tra passato e presente
Greta Gerwig: tematiche
A livello tematico, è evidente la volontà della regista di portare una parte della propria vita in ogni film che produce. In Lady Bird questa cosa salta all’occhio dato che la storia di Christine McPherson (Saoirse Ronan) è molto vicina a quella della Gerwig. Tuttavia, anche nella trasposizione del romanzo di Louisa May Alcott, possiamo rivedere la personalità della cineasta nel personaggio di Jo March; personaggio che non casualmente è interpretato ancora dalla bravissima Saorse Ronan. Quest’ultima ha dato tra l’altro vita a delle splendide interpretazioni che le sono valse, per entrambi i film, una candidatura agli Oscar come miglior attrice.
Proprio anche il fatto che alcuni attori, come la stessa Ronan o Timothee Chamalet, sono presanti in entrambi i film della Gerwig, dimostrano la volontà di creare un legame sincero tra la regista e il cast. Creare infatti un ambiente famigliare all’interno della troupe permette sicuramente alla regista californiana di trasmettero meglio la propria vita ai vari attori. In generale, la Gerwig ama creare un’ atmosfera rilassata e conviviale durante la lavorazione dei film, anche se, così come il compagno Baumbach, proibisce l’utilizzo dei cellulari. Questo per fare in modo che tutti siano ben concentrati.
La centralità della donna e l’attenzione alle dinamiche relazionali
La donna, nei due film finora diretti dalla Gerwig, oltre ad essere protagonista ha anche generalmente un carattere forte e vivace; altro elemento provienente dalla psicologia della regista stessa. In entrambe le storie abbiamo poi un processo di maturazione che porta a un equilibrio tra il tradizionalismo della società e la portata innovativa della protagonista. Si pensi, in questo senso, ai rispettivi finali di Lady Bird e Piccole Donne.
Non bisogna però pensare, un po’ come per Jordan Peele e gli afro-americani, che Greta Gerwig sia una regista che considera solo la figura della donna senza dare peso anche alle controparti maschili. Anzi, spesso, quasi tutti i personaggi ritratti sullo schermo sono genuini, ben caratterizzati ed è facile empatizzare con loro. La cineasta di Sacramento è attenta alle dinamiche relazionali e cerca di renderle sempre il più possibile veritiere. In questo, ovviamente, non manca un buon senso dell’humour. Per concludere, potremmo parlare di un attenzione al realismo che non è ovviamente documentaristica o cruda ma che è sospesa tra ricordi-idealizzati e realtà quotidiana.
Conclusione
Insomma, siamo di fronte a una regista capace di dar vita a film caldi, piacevoli e soprattutto emozionanti; questo grazie a una notevole attenzione nella scrittura e nella direzione degli attori ma anche nei confronti della più pura tecnica cinematigrafica (si guardi ai paragrafi precedenti relativi all’utilizzo del colore e del montaggio). A conferma della sua bravura, le due opere cinematografiche a cui ha dato vita sono state candidate a diversi premi Oscar: tra cui miglior sceneggiatura, miglior regia e miglior film. È curioso notare che uno dei prossimi progetti cinematografici della Gerwig potrebbe essere un film su Barbie; sarà interessante, se il progetto andrà in porto, vedere come l’autrice gestirà il personaggio, data la sua consolidata esperienza con personaggi-donne complesse e coraggiose. Concludiamo, quindi, il nostro speciale sui registi più interessanti del nostro decennio, dandovi appuntamento alla prossima settimana.
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