Abbiamo giocato a fondo Rise of Insanity, l’horror psicologico ambientato tra le quattro mura domestiche, disponibile su Steam e sviluppato dal team indipendente Red Limb Studio: vi diciamo la nostra in questa recensione!
“Noi ci proviamo”. È questa la frase che si saranno detti gli sviluppatori dopo aver dato la luce a Rise of Insanity, un videogioco horror disponibile su Steam. Noi di tuttoteK lo abbiamo esplorato in profondità e vi diciamo la nostra opinione. Scopriamo tutti i dettagli nella nostra recensione.
Camera buia: è sufficiente?
Luce spenta, cuffie equipaggiate e si avvia Rise of Insanity. C’è da dire che giocando al titolo di Red Limb Studio anche in condizioni “dedicate”, come per l’appunto la poca luce e il volume alto, non si viene totalmente risucchiati nel mood che volevano ricreare gli sviluppatori. Ispirandosi al più noto (e meglio riuscito) Layers of Fear, che addirittura annovera citazioni di Edgard Allan Poe, Rise of Insanity si dedica a un ambientazione, a suo dire, più “psicologica”.
Vestiremo i panni di Stephen Dowell, uno psicologo che attraverserà i meandri bui e oscuri di una vicenda che via via si farà più chiara (e talvolta sempre più oscura ai giocatori) riguardante la violenza domestica. È veramente inutile parlare della trama e raccontarvi a cosa andate incontro. Vi basti sapere che le due righe precedenti vi hanno già dato tutto il necessario per iniziare ad avventurarvi nei meandri psicologici del titolo. Infatti, fin dal primo avvio vi saranno chiarissime molte più cose di quante la trama cercherà di farvi intendere.
Intuirete ben presto dove si vorrà andare a parare e, da un certo punto in poi, vi saranno anche abbastanza chiari i momenti in cui ci saranno i famosi “salti dalla sedia”, i cosiddetti Jump Scare. Questi ultimi, se dall’inizio sembrerebbero strutturati e ben piazzati lungo l’avventura, in seguito saranno scontati e tutto sommato prevedibili. La trama, a un certo punto, cercherà di stare su a furia di cliché, cercando una dignità che, francamente, è impossibile da trovare.
L’atmosfera giusta per sedersi ed essere produttivi anche quest’oggi.
Gameplay & controlli
Ci ritroveremo, come detto precedentemente, a vestire i panni dello psicologo Stephen Dowell, protagonista della vicenda. L’interfaccia e l’HUD è minimalista, senza dati in sovrimpressione, se non gli hotspot dove cliccare per interagire con il mondo che ci circonda e analizzare eventuali oggetti e indizi raccolti. Come ci si aspetta da un titolo del genere, il tutto sarà in prima persona, con i tasti WASD deputati al movimento del nostro avatar e il mouse per guardarci attorno. Niente barra della salute o altre cose che potrebbero diminuire l’intento degli sviluppatori di farci immergere nell’atmosfera horror del titolo. Per tutta l’avventura ci muoveremo tra scene del crimine e scenari onirici in cui più volte dovremo strizzare l’occhio per riuscire a scorgere particolari o la direzione da prendere nel percorso.
Il discorso cambia, anche se di poco, se abbiamo a disposizione un visore VR, come l’Oculus Rift, per poter giocarci il titolo in totale immersione. Certo, non cambierà nulla ai fini della trama e della struttura stessa del titolo, ma quantomeno potremmo farci due risate con gli amici, osservandoli mentre si spaventano con i jump scare che, con una frequenza di 5/10 minuti, li faranno sobbalzare. Facendo una ricerca in rete si può notare la reale vocazione dello sviluppatore dietro a Rise of Insanity.
Red Limb Studio, per dichiarazione propria, è un team di sviluppo indipendente con una certa propensione per il VR. Il primo titolo sfornato durante la loro carriera, ovvero Purge Day, è proprio nato sotto quest’ottica e con lo scopo di essere fruito con un visore VR. È chiaro, quindi, che ci troviamo di fronte a un prodotto che non ha curato più di tanto alcuni aspetti (fondamentali), preferendone altri.
Cosa (non) odono le mie orecchie?
La musica è uno degli aspetti poco curati. Abbiamo infatti un discreto comparto sonoro riguardante i suoni, ma per quel che concerne la colonna sonora che ci accompagnerà lungo la nostra avventura si tratterà di musiche sostanzialmente legate all’aumento del climax, né più, né meno.
Per quanto invece riguarda la grafica, ci troveremo di fronte a un titolo che mostra un discreto amore per la “pulizia” degli scenari. Sebbene alcuni ambienti risulteranno essere più caotici di altri, ci troveremo sempre di fronte a scelte stilisticamente pulite e sobrie, probabilmente proprio per venire incontro a una fruizione attraverso visore VR, problematica in parte già di suo.
Dopo aver finito il gioco, ho assunto la stessa posizione del tizio della schermata iniziale.
Ci è piaciuto Rise of Insanity?
Beh, a voler proprio essere sinceri, la risposta è “ni”. Da una parte, se dovessimo considerare Rise of Insanity come un titolo horror, con una trama degna di questo nome, con una struttura di gioco convincente, con una colonna sonora portante e immersiva, la risposta sarebbe no. La durata del titolo è di 3-4 ore: inoltre la rigiocabilità è scarsa . Se invece viene considerato come un titolo tutto sommato casual, per utenti non avvezzi al genere che magari vogliono provare qualcosa che li faccia saltare dalla sedia senza doversi sentire l’anima catturata dall’angoscia e dall’ansia (soprattutto se possessori di VR), allora sì, il titolo va benissimo e si può procedere all’acquisto (circa 10€ su steam).
Detto ciò e traendo le conclusioni, Rise of Insanity è certamente un titolo destinato ad essere giocato per un po’, magari riproposto durante una serata con amici, per essere poi destinato all’oblio, prima di passare a qualcosa di più interessante.
Scritto ascoltanto Vox Arcana – Ghost in the Mirror
Punti a favore
- Si può giocare con un visore VR
- In compagnia è godibile
- Chiaro e semplice
Punti a sfavore
- La trama è pregna di clichè
- Si raggiunge un livello godibile solo con un visore VR
- Rigiocabilità inesistente
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