In questa recensione di Ultra Off-Road 2019: Alaska ci immergeremo in terre blande e inospitali. Un gioco che mette certamente a dura prova la nostra pazienza alla guida
Dal buon vecchio Microsoft Flight Simulator del 1982 di strada se n’è fatta moltissima nel campo dei simulatori. A oggi se ne trovano di ogni tipo: simulatori di autobus, corse automobilistiche, agricoltura e altri ancora. Alcuni di questi sono usati addirittura come strumenti negli addestramenti militari. Con il tempo e la fama il genere si è però macchiato di elementi poco simulativi, più giocosi e arcade. Può capitare quindi sia difficile riconoscerli a dovere, altre volte è abbastanza evidente.
Cos’è o non è quindi un simulatore oggi? Scopriamolo insieme in questa recensione di Ultra Off-Road 2019: Alaska per Nintendo Switch, gioco che nel logo si definisce simulatore a tutti gli effetti.
Diamoci un contesto
Ultra Off-Road 2019: Alaska è un gioco sviluppato da Icetorch Interactive e portato su Nintendo Switch da Ultimate Games il 25 ottobre 2019. Nella pagina dell’Eshop il gioco si definisce un realistico simulatore di guida fuoristrada e primo titolo di una serie in sviluppo. Senza strade o sentieri il giocatore è libero di muoversi nelle due grandi mappe dell’Alaska, oppure può scegliere di seguire gli otto tracciati disponibili. Nella descrizione vengono elencate le due modalità di gioco, un sistema dinamico delle intemperie, danni visibili sull’auto, ciclo giorno e notte, fisica realistica, e il completo controllo di tutte le specifiche del mezzo.
Le premesse per un simulatore ci sono e sono pure interessanti, riuscire a vivere un’esperienza simile in modalità portatile è di un potenziale non indifferente. La finestra di pubblicazione è anche molto furba perché cerca di monopolizzare l’hype sul più famoso Spintires: MudRunner – American Wilds in uscita tra un mese su Nintendo Switch. Il problema è che Ultra Off-Road 2019: Alaska difficilmente riesce a rientrare nella categoria di simulatore, a meno che le pizze fluttuanti siano una caratteristica peculiare del genere che abbiamo mancato di cogliere.
Iniziamo a giocare – Recensione Ultra Off-Road 2019: Alaska
Una delle prime cose che attirerà la nostra attenzione è l‘assenza della lingua italiana, mancanza non troppo importante se pensiamo che da leggere c’è ben poco. Successivamente alla selezione della lingua verremo immersi nel menù principale. Da qui potremo selezionare la modalità di gioco, il tipo di auto da utilizzare, guardare i crediti o controllare le opzioni (tra cui volume, sensibilità della telecamera, vibrazione, lingua e visualizzazione dei comandi di gioco). Nel caso in cui iniziassimo il gioco selezionando “New Game” ci verrebbe affidata l’auto di default, è quindi consigliabile dirigersi alla selezione dell’auto nel menu principale.
In questa sezione ci vengono fornite quattro auto più due Madrunner differenziate unicamente dal colore. Ogni auto è caratterizzata da ruote, carrozzerie e peso diversi che possono influenzare l’esperienza di gioco. Una auto dalle ruote più grosse affronterà meglio i terreni dissestati. Selezionato il colore(non per tutte è possibile farlo) si può iniziare la partita.Â
l’intero Ultra Off-Road 2019: Alaska si svolge all’interno di due grandi mappe aperte rappresentanti gli ambienti verdeggianti e innevati dell’Alaska. Prima d’iniziare ci verrà mostrato il nostro unico lungo percorso diviso in otto tappe. Attraverseremo l’Alaska nelle due mappe in modo alternato, una volta avremo un percorso erboso e quello successivo sarà bianco neve. Nella modalità “New Game” avremo una destinazione prefissata, mentre in quella “Free Ride” potremo girare liberamente per la mappa senza limiti di carburante e privi di un obiettivo.
Paesaggi con problemi di calvizie – Recensione Ultra Off-Road 2019: Alaska
Lo scopo unico del giocatore è quello di attraversare il paesaggio dal punto di partenza fino a quello di destinazione indicato sull’interfaccia. Il gioco ha dei percorsi suggeriti, non sono però obbligatori in quanto, ben presto, scopriremo di poter raggiungere l’obiettivo totalmente a modo nostro. Possiamo infatti decidere d’intraprendere qualsiasi percorso a nostro piacimento. Caratteristica generalmente molto positiva se non fosse che il gioco manchi delle pedigree per avvantaggiarsene.
Le mappe sono infatti realizzate in modo decisamente innaturale. Dove il tracciato è visibilmente suggerito è possibile incontrare vari elementi naturali, come rocce e alberi, posizionati perlopiù in modo talmente programmato da far sembrare l’ambiente naturale un percorso a ostacoli artificiale. Appena fuori dal percorso l’esistenza di madre natura velocemente scompare, lasciando spazio ad ambienti quasi deserti dove solo alcuni rari alberi o spruzzi d’erba dal terreno fanno capolino.
L’auto senza troppi ostacoli potrà salire e scendere dalle collinette a proprio piacimento. Non siamo a livello delle capacità di scalata del cavallo in Skyrim ma sarà possibile, con un po’ d’impegno, salire su quasi qualsiasi pendio. Da li si avrà modo di ammirare la mappa coperta dalla tipica nebbia abbondante per limitare le performance di gioco. Dalla cima le cose sono due: l’auto si incastrerà perfettamente bilanciata negli assi oppure avremo la fortuna di lanciarci nel “crepaccio”. Nel primo caso dovremo mettere in pausa il gioco e ricominciare la partita.
Nel secondo caso il nostro mezzo precipiterà rotolando rovinosamente fino all’incontro di un albero o all’arrivo nel fondo. Ho definito quest’ultima evenienza come fortunata perché le conseguenze sono davvero irrisorie. Se l’auto finirà capottata, il gioco la farà automaticamente roteare fino al suo stato normale. Cosa serve far tornare dritto il mezzo se poi dovrebbe essere distrutto?
È apparsa una pizza selvatica – Recensione Ultra Off-Road 2019: Alaska
Serve perché i danni che si subiscono ci sono, ma sono quasi inesistenti o totalmente irreali. Rotolare giù da un dirupo ci procurerà tanti danni quanti gli scontri fatti contro il terreno: in un caso come quello descritto prima si prenderanno circa diecimila danni su sessantamila punti vita, per un volo di dieci volte l’altezza dell’auto. Gli ammortizzatori dovevano come minimo sbriciolarsi. Le ammaccature e gli scontri verranno infatti accumulati con un sistema a punti. Pian piano che si raggiunge il limite dei punti vita la macchina inizierà gradualmente a perdere di potenza fino a fermarsi del tutto. Ultra Off-Road 2019: Alaska ha tre caratteristiche: la vita, fame e il carburante. Ognuna di queste ha la medesima conseguenza fatale nel caso non riuscissimo a mantenerle, la nostra auto si fermerà in tutti i casi.
Per evitare che queste caratteristiche raggiungano il punto critico sarà necessario raccogliere e usare gli oggetti sparsi per la mappa, che potremo immagazzinare e utilizzare in qualsiasi momento. Pizze, hot-dog e bibite placheranno la fame, i barili di carburante riempiranno il serbatoio e le cassette degli attrezzi serviranno a riparare l’auto in qualsiasi momento. Tutti oggetti che troveremo fluttuanti nella mappa. Una pizza selvatica nel bel mezzo della foresta non è una cosa molto realistica e decisamente fuori luogo per un simulatore.
Queste particolarità sono molto comuni nel genere arcade dove la simulazione è più un ricordo o una caricatura. Un simulatore realistico dovrebbe reinterpretare le regole che governano il reale per adattarle nel mondo virtuale, facendolo con una certa cura nel settore che si è prefissato. Da un gioco che si definisce “realistico simulatore di guida fuoristrada” non ci si aspettano di certo le pizze volanti.
Né da guardare né da sentire – Recensione Ultra Off-Road 2019: Alaska
Se spesso la frase “sembra un gioco per PS2” è usata fuori luogo, in questo caso non c’è niente di più azzeccato. Sotto l’aspetto puramente tecnico è un vero disastro. Le texture e poligoni sono di bassissima qualità , la nebbia è poi usata in modo troppo aggressivo per cercare di limitare i pessimi fotogrammi a cui gira comunque il titolo. La mappa verdeggiante è quella con le performance peggiori, mentre quella innevata ha solo qualche fotogramma in più. In tutta questa negatività , almeno le auto hanno dei modelli più che accettabili anche se privi di qualsiasi riflesso.
Il gioco promette anche danni visibili alle auto, che nella pratica si manifestano con qualche difetto ai fanali e il fumo del motore che diventa più rosso con l’aumentano dei colpi subiti. Sotto l’aspetto audio è totalmente fuori controllo. Colpire un albero o il terreno con l’auto genera un suono simile a un forte colpo di pistola e la retromarcia ha il doppio del volume del normale motore. Il resto dell’audio è non pervenuto, neanche i suoi della natura.
La fine del percorso
Se questa recensione fosse come un tipico tracciato di Ultra Off-Road 2019: Alaska, avremo alla fine un grande parallelepipedo trasparente che segna l’arrivo. Questo è stato un gioco doloroso perché la guida in se non è terribile, ma il tutto è circondato da un sistema realizzato talmente male che diventa superficiale. Se ci dirigiamo sulla pagina del negozio almeno sono stati al 50% onesti, gli screenshot mostrati sono infatti terribili. L’altra metà meno onesta è il trailer che non rappresenta il gioco, preso direttamente dalla sua versione su PC disponibile su Steam (con una grafica neanche lontanamente paragonabile). È un gioco quasi impossibile da consigliare se non a masochisti con 20 euro da sperperare.
Siamo arrivati alla fine di questa recensione. Vi consiglio di dare un occhiata a The Witcher 3 su Nintendo Switch per un porting molto più dignitoso. Se volete rimanere aggiornati su questo ed altro rimanete sintonizzati su tuttoteK!
Punti a favore
- Guida accettabile
Punti a sfavore
- Non è un simulatore
- Ma neanche un buon arcade
- Grafica troppo datata
- Performance inaccettabili
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