In Kholat andrete ad immergervi in un survival game molto realistico e fedele alla realtà, basato su una storia realmente accaduta
Russia, anno 1959. Un gruppo di nove escursionisti decide di avventurarsi sul passo orientale del Cholatcahl’. Sorpresi da una tempesta di neve, decidono di accamparsi per la notte sul fianco del monte Kholat. Non sanno che quella sarà la loro ultima notte.
Tempo dopo, la tenda viene ritrovata con uno squarcio aperto dall’interno. Tracce di piedi nudi, indicano che gli ospitanti hanno abbandonato il rifugio in piena notte. Per quale motivo escursionisti così esperti hanno lasciato la loro tenda con una temperatura intorno ai -30° all’esterno? Non ci è dato modo di saperlo.
Ma quello che lascia ancor più perplessi, è il fatto che non si conosca ancora la causa della morte degli esperti escursionisti. Due delle vittime presentavano una frattura cranica. Ad un corpo invece mancava la lingua. Un’altro aveva due costole rotte. I cinque corpi rimanenti non sono mai stati rinvenuti.
Secondo gli esperti, la forza necessaria per creare ferite di questo genere andava oltre la capacità umana. Ad ingigantire il mistero, è fatto che i cadaveri non presentano ferite esterne. Il caso fu archiviato e la morte fu classificata come “causata da una forza della natura sconosciuta”.
La storia, come potete immaginare, ha scatenato la fantasia di molte persone tra cui i ragazzi dello studio IMGN.PRO. Decisi a dare una loro interpretazione degli avvenimenti di quella notte, creando così il videogioco Kholat.
L’esplorazione è la base di Kholat
L’esperienza che vivrete sarà estremamente realistica. Verrete immersi fin da subito nel gelido paesaggio dei Monti Urali, con solamente tre oggetti a disposizione: una torcia, una mappa e una bussola. Sulla mappa in alto a sinistra, vedrete scritte delle coordinate. Quelli saranno i luoghi che dovete visitare per andare avanti nel gioco. Prima di partire però, bisogna imparare ad utilizzare la cartina e la bussola. Infatti, non verrà mai segnata la vostra posizione, ma toccherà voi calcolarla con l’ausilio dei due strumenti. Non è raro infatti, sopratutto nelle prime ore di gioco, ritrovarsi a girare in tondo a causa di una mal interpretazione della vostra ubicazione nel mondo. Gli unici momenti in cui si può conoscere la propria esatta posizione, sarà quando andremo a scoprire uno dei luoghi segnati, o quando raccogliamo dei fogli che fungono da collezionabili. In quel momento possiamo trovare sulla mappa un simbolo rosso e quindi calcolare il tragitto da fare per proseguire.
Ogni volta che trovate un luogo segnato sulla mappa, raccogliete una pagina che narra un pezzo della storia raccontata all’inizio. L’approfondimento vero della storia lo fanno i collezionabili. Essi sono divisi in 3 categorie: pezzi di giornale che riportano le cronache scritte sulla vicenda, pagine di diario con la diretta testimonianza degli sfortunati escursionisti e testimonianze di vittime imprigionate all’interno di un laboratorio militare. Molti di essi si vedono distintamente, altri invece sono nascosti all’interno di fessure o in qualche nicchia di qualche grotta. Tutti quanti però brillano di una luce azzurrina, quindi passandoci vicino non avrete problemi a riconoscerli.
La scelta di far calcolare al giocatore la propria posizione, può far felici tutti quei giocatori che amano le sfide. Ma dall’altro lato, può far perdere la voglia di continuare il gioco a quella fetta d’utenza che non ha la pazienza necessaria a capire il metodo per orientarsi. Per evitare l’abbandono degli impazienti, gli sviluppatori avrebbero potuto inserire la possibilità di attivare un punto sulla mappa che indicasse la propria posizione. Ovviamente inserendo questa modalità si sarebbe persa una buona parte dell’esperienza di gioco, ma si sarebbe reso Kholat più accessibile al pubblico videoludico.
L’IA dei nemici di Kholat? Molto scarsa
Girando per la mappa, sopratutto nelle zone limitrofe di essa, vi capiterà di vedere delle figure nere evanescenti. Questi esseri sono coloro che tenteranno di ostacolarvi durante l’esplorazione. Il difetto di questi nemici, però, è quello di essere stati programmati con una mentalità davvero semplice. Innanzitutto sono molto visibili, poichè camminando essi lasciano delle impronte arancione fosforescente (incandescenti) sulla neve. Quindi avvistarli da lontano diventa immediatamente un gioco da ragazzi.
In secondo luogo, sfuggire da loro è semplicissimo. Appena avvistate un nemico lungo la vostra strada, vi basta passare di fianco a lui correndo. Non accennerà nemmeno un tentativo di inseguimento. Gli unici posti dove i nemici possono risultare pericolosi, sono quelle zone dove il terreno è coperto da sterpaglie. Lì avvistare le impronte è più difficile e molte volte capita di andarci a sbattere contro, facendo comparire immediatamente la schermata del Game Over. Avrebbero potuto realizzarli in modo tale che tendessero degli agguati ai giocatori. Sarebbe stato certamente più spaventoso e sopratutto avrebbe reso più guardingo chi giocava, visto anche il metodo di salvataggio scelto per questo titolo.
Il metodo di salvataggio di Kholat
In questo titolo non esistono né slot di salvataggio, né ceckpoint durante il gioco. Vi sono solo 3 metodi per poter salvare i propri progressi: trovare un accampamento, trovare un luogo o trovare un collezionabile. Ogni volta che si trova uno una delle tre cose elencate, il gioco salverà e ripartirete da lì.
Vista la difficoltà ad orientarsi, sopratutto all’inizio, questa scelta può risultare un’ostacolo per alcuni giocatori, i quali si ritroveranno a dover rifare da capo tutta la strada fatta prima del Game Over o dello spegnimento del PC. Se avessero messo due modalità di gioco, una con gli slot di salvataggio e un’altra senza, avrebbero reso di certo il gioco più facile ma anche più appetibile per tutti.
Ambientazione bella da vedere ma….
La direzione artistica del titolo ha saputo realizzare un comparto grafico in grado di immergere lo spettatore nel paesaggio. E’ un peccato che tale immersione sia rovinata da alcune scelte artistiche poco curate per quanto riguarda i fenomeni atmosferici. Infatti in una stessa aerea della mappa, anche di piccole dimensioni, si può passare improvvisamente da un cielo sereno ad una bufera di neve.
Sarebbe stato più realistico se avvicinandosi alla tempesta di neve ci fosse stato un crescendo nella potenza della stessa. Invece ti compare davanti agli occhi all’improvviso. E questo fatto vale per tutte le situazioni atmosferiche offerte dal gioco. Il tempo cambia improvvisamente e senza alcuna logica, rovinando la magia che gli sviluppatori hanno voluto creare.
Audio bello da sentire ma….
Come l’ambientazione, anche il comparto sonoro è in parte ben gestito. L’audio è limpido, molto realistico e chiudendo gli occhi si ha sensazione di trovarsi in mezzo ad un paesaggio di montagna. Per avere un’esperienza ancora più realistica è necessario dotarsi di cuffie.
Ma anche nel comparto sonoro vi è qualche difetto. Non tutti i suoni che sentirete durante il gioco infatti, saranno collegati con l’ambiente circostante. Infatti varie volte, ho sentito distintamente il suono di una porta che si apriva. Un suono che, trovandomi in mezzo ad una radura gelata dove non vi erano case, non riuscivo proprio a capire da dove provenisse.
Conclusioni finali su Kholat
Lo studio IMGN.PRO ha saputo creare un videogioco estremamente realistico, ma che potrebbe non rientrare nella categoira horror. Infatti dopo un po’, non essendoci nemici particolarmente spaventosi che ti tendono agguati nell’oscurità, il titolo perde l’effetto inquietante e sopratutto diventa molto prevedibile.
Kholat si riduce ad un semplice titolo di esplorazione a tratti appagante, che genera un senso di smarrimento all’interno del mondo molto vivido. Molto gradevole la narrazione di inizio gioco, la quale è interpreta magistralmente dal noto attore e doppiatore Sean Bean.
Punti a favore
- Immersivo
- Sistema di orientamento "puro"
- Comparto grafico buono ma.....
- Comparto sonoro buono ma......
Punti a sfavore
- ...sporcato da disattenzioni facilmente evitabili
- ...alcuni suoni sono slegati dall'ambiente circostante
- Nemici troppo semplici da affrontare
- Alla lunga smette di essere un horror
Lascia un commento