In Kobane calling, Zerocalcare racconta la realtà del Rojava, tra conflitto e desiderio di cambiamento, sempre con lo sguardo di un “uomo comune”
TITOLO: Kobane calling. AUTORE:  Zerocalcare. GENERE: Graphic Novel. CASA EDITRICE: BAO Publishing. ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2016.
Sembra passata una vita, da quando la minaccia dell’Isis e la guerra in Siria la facevano da padrone nei titoli dei media. Eppure, anche oggi, che l’Isis è stata dichiarata (solo formalmente) sconfitta, e le nazioni occidentali si ritirano dal medio-oriente, per i curdi la guerra è tutt’altro che finita. Come Zerocalcare racconta all’interno del suo reportage Kobane calling, è iniziata molto prima che l’Isis nascesse, e, con tutta probabilità , è destinata a durare. Per tale motivo, nonostante questa graphic novel sia una fotografia scattata in un momento storico ben preciso, a uno sguardo attento risulta ancora attuale, dopo quattro anni. Anzi: ora che la Turchia ha sempre più libertà di agire nei confronti dei curdi, la realtà politica rivoluzionaria del Rojava potrebbe essere in pericolo più che mai, oggi.
Kobane calling è una cronaca di una serie di viaggi intrapresi dal fumettista popolare Zerocalcare, seguendo i cordoni ufficiosi organizzati dagli stessi curdi per portare aiuti umanitari nella zona di guerra. In questo modo, Michele Rech è stato testimone in prima persona di ciò che accadeva quando Raqqa doveva ancora essere liberata dall’Isis. Nonostante si prenda il giusto spazio per spiegare la situazione geopolitica, il suo non è un racconto di nazioni, etichette e bandiere. Al contrario, il fumetto è ricco di testimonianze di singole persone con un volto, storie di persecuzioni politiche e famiglie spezzate, che non potranno mai essere rilevate dalla lente a lungo raggio del giornalismo straniero. Come sempre, l’opera è pubblicata da BAO.
Il racconto | Recensione Kobane calling
Michele Rech si unisce ad un gruppo di italiani per viaggiare fino alla Siria, a due passi da Kobane, in quel momento contesa tra Isis e forze curde. Il loro compito è portare medicinali, e altro materiale utile per le persone coinvolte nel conflitto. Laggiù, incontra combattenti e civili, uomini e donne la cui quotidianità è scandita dall’eco delle bombe. C’è poi un secondo viaggio, in cui Calcare vuole conoscere da vicino i rivoluzionari curdi che da quarant’anni si battono per l’indipendenza e il riconoscimento della loro identità . Si susseguono così nuovi incontri, dalle montagne in cui i combattenti sono rifugiati, al Rojava, la nazione curda costituita nel nord della Siria e non riconosciuta. In essa, culture differenti cercano la convivenza pacifica, e le donne occupano diverse posizioni di rilievo politico.
In questo fumetto, la consueta rappresentazione ironica della realtà di Zerocalcare è presente, ma i toni sono adeguatamente moderati. Un esempio perfetto è quello dell’armadillo, compagno inseparabile del fumettista, qui poco presente, quasi una comparsa. Zerocalcare qui usa la sua fama di “uomo come noi” per restituirci uno sguardo realista della zona di guerra. A volte si sentono degli spari, ma la vita continua. Per uno straniero, le differenti abitudini alimentari sono una preoccupazione seria.
Quando arriva il momento di ricordare e celebrare i caduti, Michele si conferma ancora una volta dotato di una sensibilità senza eguali. I suoi disegni immortalizzano persone che sarebbero rimaste sconosciute agli occhi della storia. Piccoli ma grandi eroi, che sono prima di tutto fratelli, genitori, amici. Sono solo alcune delle innumerevoli vittime di questo conflitto infinito.
Quando il grande disegno non comprende l’uomo | Recensione Kobane calling
Il valore principale di Kobane calling è sicuramente quello di rappresentare un punto di vista in prima persona di avvenimenti che la maggior parte di noi avrebbero conosciuto solo attraverso il telegiornale. Più di una volta Zerocalcare accenna alle figure del mondo giornalistico e politico che riportano una versione parziale della realtà , rappresentandoli come vermi.
Da decenni il medio-oriente è uno scacchiere politico in cui le nazioni gestiscono interventi e bombardamenti basandosi sulle mosse degli altri giocatori. Attraverso le parole di chi è un civile che vive fisicamente su questo scacchiere, ci rendiamo conto di quanto la complessa rete di relazioni tra le parti in causa porti a risultati illogici. A farne le spese più di tutti è il popolo curdo: nemico giurato della Turchia, è diventato un valido alleato che si è sporcato le mani direttamente nella lotta contro l’Isis, ma solo per un periodo limitato. Le nazioni straniere cercano l’equilibrio su un filo sottile, cercando di aiutare i curdi senza irritare l’importante alleato turco.Â
Come accennato all’inizio, oggi la situazione è tragica: con la minaccia dell’Isis (quasi) neutralizzata, i curdi non servono più. Senza paesi occidentali ad esercitare una qualche forma di tutela, la Turchia è pronta a lanciare un attacco su vasta scala per porre fine alla decennale rivoluzione curda. I curdi hanno creato nel Rojava una realtà politica senza eguali in medio-oriente e nel mondo intero. Una realtà di cui non si è parlato e tuttora non si parla, forse perchè sapere che uomini e donne di diversi popoli possono convivere pacificamente, senza basare la propria economia sul petrolio, non fa comodo.
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Zerocalcare, l’avanguardia della controcultura in Italia
Inizialmente, i racconti di Zerocalcare sui suoi viaggi in medio-oriente sono stati pubblicati su Internazionale. Poi, l’autore ha creato Kobane calling, ampliando il reportage. L’opera è stato il libro più venduto alla sua uscita, grazie a questa formula vincente in cui l’attualità è raccontata a misura d’uomo.
Michele Rech è un fumettista che vive sempre in prima persona ciò che racconta. La sua è una discussione politica che non è fatta in aula ma in strada, della quale egli ha esperienza, dal G8 di Genova in poi. Per la prima volta, con Kobane calling Michele esce da Rebibbia, il quartiere di Roma di cui si fa spesso portavoce, per incontrare una realtà geograficamente lontana, scoprendo che però è assai vicina al cuore.
È per questo motivo che Kobane calling risulta una lettura sempre attuale: il mondo è pieno di realtà come quella del Kurdistan nel 2015. Geograficamente lontane, ma vicine al cuore di chi sa ascoltare.
I curdi non sono tutti uguali. Si modellano, si sagomano sulle esperienze. Come un tronco che cresce storto, adattandosi a quello che ha intorno.
E tutto quello che ha dato forma al tuo… gli insegnamenti, le cose trasmesse, quelle che ti hanno fatto piangere, quelle che ti hanno fatto ridere, il sangue che ti ribolliva dentro e quello che ti hanno fatto sputare fuori…
Ogni cosa, oggi sta a Kobane.
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