Il 139 è l’ultimo capitolo di Attack on Titan. Hajime Isayama ci lascia con un finale che chiude le storie personali dei protagonisti, ma lascia aperti molti interrogativi morali. Tra commozione e polemiche, ecco l’eredità de L’attacco dei giganti
Dopo dodici anni, Shingeki no Kojin, conosciuto nel mondo come Attack on Titan e da noi come L’attacco dei giganti, è terminato. In questo lasso di tempo, l’autore Hajime Isayama è riuscito a conquistare un pubblico immenso, creando una storia avvincente, ma soprattutto umana e reale.
Infatti, a dispetto della presenza dei giganti nel mondo di Attack on Titan, è fin troppo facile riconoscere in esso noi stessi, e le parti più buie della nostra storia.
Il forte impatto emotivo dell’arco finale ha, come sempre capita in questi casi, scaldato gli animi dei lettori. Non sono mancati, tra di essi, quelli delusi, e quelli apertamente infuriati.
Eppure, di rado un manga è riuscito a mantenere un livello così alto nel corso del tempo, trattando argomenti scottanti in modo semplice e diretto. Eren, Mikasa, Levi, sono personaggi dal carisma ineguagliato, che rimarranno nel cuore di molti, come già stanno dimostrando le prime reazioni dei lettori.
Buona parte dei fan dell’opera lo sono diventati grazie all’anime, uno spettacolo per gli occhi, e ai film d’animazione. Loro dovranno attendere la seconda parte dell’ultima stagione, per vedere come va a finire. Per chi invece non teme gli SPOILER, ora insieme andremo a scoprire, e interpretare, l’ultimo capitolo.
Il capitolo 139 di Attack on Titan
Grazie al potere del Titano fondatore, Eren è in grado di vedere il passato e il futuro, comunicando con Mikasa e Armin attraverso il tempo. Solo dopo la dipartita definitiva di Eren, i due amici si sono ricordati di questo suo testamento.
Armin ed Eren, nella dimensione onirica creata dal Titano fondatore, possono finalmente ammirare spiagge, oceani e vulcani. Lì, Eren spiega il suo intento: se non fosse riuscito a cancellare l’umanità al di fuori delle mura, il Rumbling l’avrebbe comunque indebolita a sufficienza, per garantire agli eldiani il tempo di organizzarsi. Sconfiggendo l’Attack Titan, Armin e gli altri sarebbero stati degli eroi, nella posizione ideale per ispirare la fiducia da parte del resto dell’umanità, e fungere da mediatori nelle sfide diplomatiche future.
Infatti, Paradise Island, sotto il controllo degli Jaegeristi, non ha rinunciato alla propria ideologia guerriera, e si prepara a difendersi dal contrattacco degli umani sopravvissuti al Rumbling.
Il potere dei titani finalmente scompare dal mondo, e tutti i giganti tornano alla loro forma umana, inclusi Jean, Conny, Gabi, e gli altri trasformati nel capitolo precedente.
Il rimpianto più grande di Eren è aver dovuto rinunciare all’amore di Mikasa, che a sua volta esce distrutta dalla sua scomparsa.
L’eredità di Attack on Titan
Isayama ci illustra un mondo in cui un certo gruppo etnico di persone viene discriminato dagli altri, e il cui odio reciproco, a quanto pare, può avere fine solo con l’annientamento di una parte o dell’altra. Questa è l’idea di Eren e di Zeke, e gli atteggiamenti di Paradise Island e delle altre nazioni anche dopo la fine del Rumbling sembra avvallarla. L’unico spiraglio di speranza viene dal lavoro che dovranno fare Armin e gli altri.
Il tema trattato è attuale quanto difficile, e Isayama non ci dà una risposta definitiva, nè tantomeno semplice. Per questo, già prima del capitolo 139, le discussioni trai lettori infuriavano, sulla sensatezza o meno delle idee e azioni dei personaggi. Sono molti quelli che vedono in Eren un mostro, e incolpano l’autore di aver snaturato il personaggio, e questa è solo una di tante critiche.
Infatti, il profilo twitter dell’editor del manga è stato attaccato nelle ultime ore, costringendolo alla chiusura dei commenti.
Se qualcosa di concreto si può imputare ad Isayama, forse è qualche piccola debolezza che ha avuto in quest’ultimo capitolo. Come l’annullare la trasformazione di gran parte dei personaggi del capitolo precedente, oppure lasciar intendere che Eren potesse vivere, sottoforma di gabbiano.
Per tutto il resto, il problema è nell’umanità, e non in Attack on Titan.
La lettera di Bessatus Shonen Magazine
L’editore della rivista che ha pubblicato Attack on Titan per tutti questi anni, ha scritto una lettera di accompagnamento all’ultimo capitolo, che vi riportiamo tradotta.
Questo mondo che non esisteva fino al 2009 è stato trasposto in testi ed immagini che gli hanno dato un significato, l’hanno trasformato in una storia, stampato nel primo numero di Bessatus Shonen Magazine e serializzato per 11 anni e 7 mesi dalle mani di Hajime Isayama. Ma questo non vuol dire che siano stati 11 anni e 7 mesi di sole buone notizie, dal momento che la serie ha affrontato problemi, momenti di tristezza e persino addii.
Ma anche così, siamo convinti che niente abbia più valore della capacità delle persone di condividere in emozioni quello che non può essere messo per iscritto attraverso la storia. Ci rende felici essere riusciti, insieme ai lettori e colleghi, percepire quelle sensazioni durante L’Attacco dei Giganti. Tuttavia, questa serie ha infine raggiunto la fine e questi ricordi resteranno a scaldare i nostri cuori. Grazie per averci letto. La nostra battaglia è soltanto appena cominciata.
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