Continua la nostra guida al gioco di ruolo per neofiti e curiosi: in questo articolo parleremo di socialità nei GdR
Come spiegato nel primo articolo, giocare di ruolo comprende anche un aspetto di socialità. È impossibile giocare a un gioco di ruolo da tavolo in solitaria, a quello suppliscono i videogiochi, in cui di fatto interpreti un personaggio che si muove in un mondo e giochi dunque in solitaria. Ma quindi, esattamente, cosa succede in una sessione di gioco di ruolo? Come ci si organizza?
Un buon gruppo per i GdR, una buona socialità
Che vogliate giocare con amici e conoscenti o con con persone nuove conosciute in fumetteria, abbiate cura di iniziare una campagna con gente con cui vi trovate bene: il gioco di ruolo spinge alla socialità e ai legami, ma se i problemi esistono a monte si inizia col piede sbagliato.
L’esperienza di gioco di ruolo è un passatempo: l’obiettivo non è certamente terminare la sessione incarogniti verso il prossimo. Questo è valido sia per sessioni di gioco one-shot, ossia che occupino una serata o pomeriggio, ma a maggior ragione se si intende portare avanti una campagna che duri mesi o anni. Se si creano degli attriti con altri membri del gruppo, è bene risolverli il prima possibile, prima di rovinare l’esperienza degli altri giocatori e giocatrici, che nulla possono.
Quante persone?
Per le campagne di ampio respiro è bene organizzarsi con un giorno alla settimana che vada bene per tutti: tra lavoro, università o scuola, famiglia, partner, sport, volontariato non è così scontato. Più il gruppo è ampio, più è difficile trovare un giorno libero, perché diminuiscono le possibilità. Quattro o al massimo cinque persone è il numero ideale: ci si riesce ad organizzare e le sessioni non risultano noiose.
Buone maniere
Ovvio ma non per tutti: per giocare di ruolo serve un luogo, che può essere neutro come una fumetteria, o casa di qualcuno. Beh, le regole della socialità vogliono che sia bene contribuire alla sessione con generi di conforto: patatine, bibite e quello che ci piace. E poi, una sessione senza patatine è come un cielo senza stelle.
Prendere seriamente il GdR per creare una buona socialità
Rispettare il momento
Vogliamo divertirci? Certamente! Ebbene, rispettiamo il momento. Intendiamoci, non c’è nulla di male in una sana battuta di spirito che faccia ridere tutti quanti, ma il gruppo è lì per interpretare dei personaggi che fanno tutt’altro che stare seduti a bere coca-cola. Le persone si sono tenute la sera libera per giocare, per interpretare un personaggio, è giusto rispettare questo loro desiderio.
Rispettare gli altri
Il rispetto è alla base di una buona socialità, e nei giochi di ruolo significa rispettare le scene altrui. Se il mago del party ha un momento drammatico con il rettore della sua accademia dal nome cacofonico, magari evitiamo di sottolinearlo spesso disturbando il “momento” del player. Se il barbaro del gruppo sta correndo contro un nemico per colpirlo e dice “Carico l’ascia bipenne sulla spalla e con un enorme sforzo…” potrebbe dar fastidio rispondere “Prot!”. Insomma, dovremmo avere l’intelligenza di rispettare gli altri giocatori e le loro azioni.
Rispettare il Master
Il Master è colui o colei che dirige le danze, crea il mondo e gli altri personaggi e li interpreta: mentre i giocatori devono saper interpretare al meglio i personaggi in sessione, il Master lavora in background prima della stessa, lavora di più per regalare una buona esperienza di gioco agli altri. Rispettiamo questo sforzo, cerchiamo di capire cos’ha in serbo per noi e non creiamo caos durante la sessione parlandoci gli uni sugli altri.
Parleremo meglio del Master nel prossimo articolo.
E se tutto va male? | Socialità nei GdR
Abbiamo fatto tanti sforzi per adattarci agli altri membri del gruppo, siamo andati loro incontro ma a nulla è servito. Come ci si comporta? In realtà non succede nulla di drammatico se non ce la sentiamo più di giocare con quelle persone: bisogna però informarle dell’uscita del personaggio dal gioco, il quale potrà essere preso in mano da un altro giocatore (opzione che non mi piace, ma possibile); oppure, nella sessione successiva, il Master si occuperà di farlo semplicemente uscire di scena, esattamente come capita con chiunque nella nostra vita.
Uscendo dal gruppo ho rovinato un’amicizia?
Non per forza: se ve ne siete andati con una buona motivazione, e gli altri hanno capito, l’amicizia può permanere: semplicemente non siete fatti per giocare assieme di ruolo.
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