Bentornati al nostro appuntamento con In the mood for East, rubrica interamente dedicata al cinema orientale. Oggi vi parliamo di Silenced di Hwang Dong-hyuk
Raccontare alcune storie non è per niente semplice. Anzi, sarebbe meglio dire che raccontare alcune storie è terribile. Ma il cinema non è solo meraviglia, non è solo mero intrattenimento. Il cinema serve anche a denunciare. È per questo che oggi su In the mood for East, la nostra rubrica dedicata al cinema asiatico, vi presentiamo Silenced, film del 2011 diretto dal regista sudcoreano Hwang Dong-hyuk.
In Corea del Sud Silenced (noto anche come Dogani o The crucible, dal romanzo best-seller pubblicato online da Gong Ji-young, uno dei più grandi autori sudcoreani contemporanei) è stato un vero e proprio caso cinematografico. Non solo per gli incredibili incassi al botteghino, ma anche perché svela una triste e vergognosa pagina della cronaca recente del paese, accaduta appena quindici anni fa. Il secondo lungometraggio di Hwang Dong-hyuk, vincitore della 14esima edizione del Far East Film Festival, parte da una storia vera. E già questo basta per distruggere psicologicamente lo spettatore. Perché racconta di un caso insoluto di abusi sessuali su minori in una scuola per non udenti. Ma andiamo con ordine.
Trama e trailer | Silenced
Kang In-ho (Gong Yoo) si trasferisce da Seoul a Mujin, città famosa per la sua nebbia perenne, per insegnare arte in un istituto per bambini non udenti. In-ho è vedovo, con problemi economici, ed è costretto a lasciare a casa la figlia malata per poter trovare una fonte di sostentamento.
Arrivato alla scuola e fatta conoscenza con bambini, colleghi e superiori capisce subito che qualcosa non va. Alcuni studenti sembrano scossi da qualcosa, e presentano lividi e ferite evidenti. Il professore scopre allora alcuni casi di violenza e abusi sessuali a loro danno. Con l’aiuto di Seo Yoo-jin (Jeong Yu-mi), impiegata al Centro per i diritti umani della cittadina, comincia una lotta giudiziaria per punire i colpevoli e mettere al sicuro i bambini abusati.
La nebbia di Mujin | Silenced
Qualcuno pensa che alcune storie non dovrebbero essere raccontate. È vero, è facile che una vicenda del genere, che tocca temi che farebbero inorridire chiunque, faccia davvero male allo spettatore (di qualsiasi tipo, non solo i più sensibili). Anche perché Hwang Dong-hyuk non ci risparmia i crudi particolari delle vicende. Ma la verità è piuttosto che alcune storie non dovrebbero esistere. E se esistono, è colpa dell’essere umano e del mondo in cui viviamo. Perciò è giusto raccontarle queste storie, scuotendo le nostre piccole vite tranquille. Pensate che dopo questo film, la Corea del Sud ha modificato la normativa che regola gli abusi sessuali su minori, rendendo le pene più severe.
Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. O forse no, visto che in Silenced nessuno si salva. Il sistema debole e corrotto include quindi istituzioni, polizia, gli stessi familiari delle vittime. Tutti al servizio del potere e del denaro. E la cosa dopotutto non dovrebbe stupirci. La nebbia che avvolge Mujin non è solo una condizione atmosferica, ma un manto di perversione e corruzione che oscura qualsiasi cosa, persino le anime dei più innocenti.
La perdita dell’innocenza | Silenced
Il film si divide nettamente in due parti. La prima ha un taglio più drammatico, e affronta l’abominevole vicenda senza perdersi in chiacchiere. L’orrore non tarda affatto a manifestarsi, ad appena venti minuti dai titoli di testa. La seconda parte vira invece sul legal thriller, seguendo la complicata vicenda giudiziaria (che dovrebbe in realtà essere semplicissima) e smascherando un processo che ha l’unico scopo di placare l’opinione pubblica sconvolta da questi fatti di cronaca. A venire smascherata è anche la corruzione insita nella società sudcoreana (ma potremmo estendere questa condizione a molti altri paesi…). Il luogo dove dovrebbe essere preservata l’innocenza – la scuola – e quello in cui dovrebbe essere assicurata la giustizia – il tribunale – sono completamente svuotati della loro funzione primaria.
La straordinaria interpretazione dei bambini protagonisti (i giovanissimi Kim Hyun-soo, Jung In-seo e Baek Seung-hwan) permette, nostro malgrado, un coinvolgimento totale nella vicenda. Purtroppo tale coinvolgimento è talvolta stemperato dall’affascinante protagonista, l’attore sudcoreano Gong Yoo, che non si dimostra esattamente all’altezza del ruolo e costituisce l’unica pecca in un cast di ottimo livello.
Conclusioni
Nonostante qualche pecca interpretativa da parte del protagonista e una certa propensione allo spingere l’acceleratore sulla drammaticità della vicenda, Silenced resta un film da vedere. Hwang Dong-hyuk dirige in modo misurato ma non scontato una storia non semplice da portare sugli schermi. Riuscire a rendere accessibile una storia del genere al grande pubblico può essere al contempo un pregio e un difetto. Ma una storia come quella raccontata in Silenced deve essere denunciata, e ha il dovere di farci aprire gli occhi sugli orrori del nostro mondo.
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