Bentornati ad un nuovo appuntamento della rubrica “Voce alle donne”, uno spazio interamente dedicato all’universo femminile. Oggi abbiamo deciso di parlarvi della serie tv Sharp Objects
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento di prodotti interamente dedicati alle donne: film, ma anche serie TV di grandissimo successo, che sono riusciti a portare sul piccolo e grande schermo alcuni dei “drammi” e delle difficoltà dell’essere donna. Per questo motivo, con la nostra rubrica “Voce alle donne”, vogliamo parlarvi di quelli che, secondo noi, sono i film e le serie tv che meglio rappresentano il mondo delle donne e le loro battaglie per la parità dei diritti.
Nella nostra carrellata di prodotti incentrati su tematiche prettamente femminili, non potevamo non parlavi della miniserie di grande successo Sharp Objects. Sebbene la serie nasca come un thriller, con tanto di omicidi e indagini, ci accorgiamo ben presto che non si riduce solo a questo. La vera indagine è quella condotta dalla protagonista, alle prese con i traumi del suo passato.
Trama – Sharp Objects
La miniserie, ispirata al romanzo di Gillian Flynn, è la storia di una giornalista investigativa che si occupa di casi di cronaca nera, Camille Preaker, che è stata appena dimessa da un ospedale psichiatrico dove è stata internata dopo una lunga storia di autolesionismo. Camille sarà chiamata ad indagare sulla morte misteriosa di due ragazze e questo incarico la riporterà nella sua città natale, Wind Gap. Qui sarà costretta a riallacciare i rapporti con la madre, in un clima familiare che appare tossico.
Dinamiche familiari complesse – Sharp Objects
Camille ha due sorellastre, Amma e Marian, quest’ultima morta in circostanze sospette. Il rapporto tra Camille e la madre Adora appare subito molto teso e complicato. Se da una parte il rapporto tra Adora e Marian sembra idilliaco, dall’altra Adora sembra disprezzare Camille e sembra abbia trovato in lei il suo capro espiatorio. Camille, infatti, si è sempre ribellata agli abusi della madre, rifiutando le sue cure particolari, e per questo viene disprezzata da Adora. Camille soffre di alcolismo e sotto l’effetto dell’alcol si dissocia dalla realtà rivivendo frammenti del suo passato, che conosciamo a poco a poco attraverso flashback e allucinazioni. Nel corso degli otto episodi, i personaggi rievocano anche la figura di Joya, nonna di Camille. Mediante Joya, descritta come sadica e anaffettiva, gli autori rimarcano le teorie di Mary Main e le teorie sulla trasmissione transgenerazionale del trauma.
Profilo psicologico dei personaggi – Sharp Objects
Sharp Objects è un crime, ma anche un potente dramma familiare che ruota intorno a tre figure: Adora e le figlie, Amma e Camille. Il profilo psicologico dei personaggi è perfettamente delineato, con un’attenzione ai dettagli quasi morbosa. Alla fine della miniserie si scoprirà che Adora – anaffettiva con tratti marcatamente narcisistici – soffre di sindrome di Maunchausen per procura, ovvero avvelena intenzionalmente i propri cari per diventare oggetto di attenzione, stima, devozione e compassione. È stata proprio lei ad uccidere la figlia Marian, somministrandole delle miscele tossiche composte, tra le altre cose, da antigelo e veleno per topi. All’arrivo di Camille, la donna stava già cercando di ripetere lo stesso copione con l’altra figlia, Amma. Adora sottolinea spesso la severità di sua madre e infatti chi è affetto dalla sindrome di Manchaushhen per procura cerca di ricreare uno scenario in cui il bambino è malato per dimostrare costantemente che è una madre migliore di quella che ha avuto e per ottenere la devozione totale da parte dallo stesso figlio che, almeno in un primo momento, è ignaro di essere oggetto di abusi.
Se da una parte abbiamo una madre malata, dall’altra ci sono due figlie altrettanto malate. Marian e anche Amma, assecondano la madre e accettano le sue cure letali. Tutto ciò a causa di una forte dipendenza affettiva, un attaccamento morboso che la stessa Adora aveva fomentato. Nel suo sviluppo, Amma non ha mai avuto modo di comprendere la differenza tra bene e male, avendo a cuore esclusivamente l’accettazione e le attenzioni della madre. Amma sviluppa, così, un attaccamento morboso con la madre che la spingerà a commettere dei crimini efferati.
E poi c’è Camille, che è riuscita a ribellarsi agli abusi della madre, spinta da una forte reattività. Ma una parte di Camille era consapevole degli abusi perpetuati dalla madre e il suo autolesionismo non è altro che una manifestazione di colpa per espiare la sua grande mancanza: il rimanere inerme dinanzi la lenta morte della sorella. Camille assorbe la violenza attorno a lei e la trasforma in rabbia, che si manifesta sotto forma di comportamenti autodistruttivi, come il tagliarsi, il bere troppo o l’ipersessualizzazione. Camille è forte, ma allo stesso tempo fragile e in una continua lotta interiore.
La costruzione degli episodi e un cast eccezionale – Sharp Objects
L’intera miniserie è il risultato di immagini mentali e flashback di Camille, con scene create appositamente per disorientare lo spettatore e indurgli una costante sensazione di angoscia. Il ritmo serrato e veloce si affianca e ricalca la disperazione dei personaggi e il senso di smarrimento che spesso li accompagna. Merito della riuscita di questa miniserie di successo va dato sicuramente ad una straordinaria Amy Adams, che grazie alla sua interpretazione è riuscita a trasmettere tutto lo spessore e il disagio del suo personaggio. Grande lavoro è stato fatto anche da un’altra grande attrice: Patricia Clarkson. È lei che ha l’arduo compito di prestare il volto ad Adora, donandole quell’eleganza e quella freddezza che caratterizza questo personaggio così complicato.
Perché vedere questa serie
Sharp Objects è una serie complessa, a tratti macabra e disturbante, e forse proprio per questa è una serie ben riuscita. L’attenzione dedicata a tematiche estremamente delicate e complesse, come il rapporto madre-figlia, l’autolesionismo, l’alcolismo e gli abusi domestici, rende questa serie un prodotto fuori dal comune. Sharp Objects, insomma, è riuscita a portare sul piccolo schermo alcuni drammi familiari di cui si sente parlare poco, ma che non per questo non succedono nella vita di tutti i giorni. Vale la pena vedere questa miniserie non solo per la trama avvincente e le tematiche trattate, ma anche per assistere ad un’interpretazione magistrale che sa coinvolgere dall’inizio alla fine.
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