Oggi andremo a scoprire il primo film di Hitchcock in terra statunitense, Rebecca – La prima moglie, recentemente oggetto di un remake da parte di Netflix
Per chi volesse scoprire un altro grande film del maestro della suspense o per chi ha appena visto il recente Rebecca (2020) di Netflix, ecco a voi un articolo dedicato all’inimitabile versione originale del 1940. Rebecca – La prima moglie fu infatti il primo film di Alfred Hitchcock dopo aver lasciato la sua Inghilterra, il primo del periodo statunitense, il primo del “periodo d’oro”. Fu anche probabilmente il primo film che lanciò Alfred verso una certa popolarità internazionale, con una vittoria agli Oscar come Miglior film.
Andiamo quindi ad osservare meglio questo dark melò che fece breccia nel cuore degli spettatori del tempo, dando il via al “periodo d’oro” del regista.
Manderley, bella e pericolosa | Hitchcock, Rebecca – La prima moglie
Trama
L’opera, tratta da un romanzo di Daphne du Maurier, racconta la storia di una giovane donzella (Joan Fontaine) che si trova in quel di Monte Carlo, alle prese con le sue mansioni da dama di compagnia. Qui, improvvisamente, si innamora di un ricco aristocratico, il signor De Winter (Laurence Olivier). La coppia, entusiasta l’un dell’altra, decide di sposarsi e trasferirsi presso l’immenso maniero di proprietà del marito. Tuttavia, l’ombra di Rebecca, la prima moglie defunta del signor De Winter, sembra aleggiare sulla casa e sul rapporto dei due giovani innamorati…
Persi nel lusso
Uno dei primi film “costosi” di Alfred Hitchcock, fortunatamente l’opera fu un grande successo di pubblico, che consentì quindi di rientrare nei costi. D’altronde, non stupisce il budget elevato per l’epoca, soprattutto se guardiamo allo sfarzoso castello di Manderley. Noi, assieme alla protagonista, ne indaghiamo le sue affascinante bellezze, talmente numerose da perdersi dentro come in un labirinto. Una delle volontà di Hitchcock era proprio quella di non dare una geografia chiara al posto, facendo in modo che lo spettatore si sentisse leggermente disorientato. Aspetto fondamentale se consideriamo Rebecca come una parziale ghost story.
Fin dalla tenebrosa sequenze d’apertura che ci mostra Manderley in sogno, avvolta nella nebbia, quel posto sembra infestato dalla presenza della ex moglie Rebecca. Il recente remake Netflix ha addirittura enfatizzato queste sequenze dark, senza però regalarci la stessa sensazione di disorientamento e incertezza che la grande opera di Hitchcock riesce a darci. In merito a queste sensazioni, da lodare è sicuramente la fotografia in bianco e nero, capace di regalarci ombre e chiariscuri da “manuale di cinema”. Non a caso la stessa fotografia è stata premiata con l’Oscar. Sempre ottimi, poi, i modellini di Hitchcock, qui usati per gli esterni della fantastica casa.
L’importanza del villain
Ad aggiungere un brivido fondamentale vi è poi il perfetto villain: la governante Dennie Danvers. Interpretata da Judith Anderson, essa ci dona un’interpretazione magnificamente crudele. Il viso duro e freddo dell’attrice, lontano dai canoni estetici della Hollywood classica di quel tempo, le farà ottenere numerose parti in ruoli da antagonista. Hitchcock disse che il pubblico doveva avere la sensazione che la signora Danvers aleggiasse invece che camminare. Diverse le sequenze in cui essa compare improvvisamente alle spalle della protagonista, come se potesse essere in ogni tempo e luogo della casa.
Non sarai mai come lei | Hitchcock, Rebecca – La prima moglie
Donne e spettri
È evidente quindi che come al solito Hitchcock dona una grande importanza ai ruoli femminili. Già ai tempi dell’uscita del film, si accesero discussioni sulle personalità e psicologie presenti nell’opera. Il personaggio di Judith Anderson ad esempio si contrappone totalmente alla dolce e timida protagonista. Essa è intelligente ma al tempo stesso insicura e la sua “lontananza” da quel mondo aristocatico, fatto di servitù e grandi feste, è fin da subito evidente. Infine, ultima caratteristica fondamentale è la mancanza di un nome.
Lo spettatore non potrà mai sapere nome e cognome della protagonista e questo, seppur essendo un elemento implicito, diventa qualcosa di particolarmente significativo ai fini della storia. Essa è apparentemente nulla di fronte all’immensità di Rebecca, che seppur morta è continuamente richiamata dalla scenografia o dalle parole degli attori. Come già detto Rebecca, seppur defunta, sembra continuare a vivere in quel maniero. È un personaggio invisibile ma che sembra continuamente spiare la giovane sposina. Hitchcock, in un certo senso, è sempre stato affascinato dalla morte e sono diverse le sue opere che richiamano questa tematica. Infine la governante può essere considerata una articolazione “vivente” di Rebecca. La perfida signora Danvers ha sempre coccolato la sua Rebecca e arriva addirittura a condividere le sue ideologie sull’amore e sugli uomini, visti come burattini al servizio della sua egocentrica personalità.
Quella modifica al finale…
La sposa del forte ma complessato signor De Winter avrà però la sua rivincita. In questo processo qualcosa in lei cambierà e anche lo stesso De Winter glielo fa notare. Non sarà però obbligatoriamente un cambiamento negativo ma qualcosa che porterà sicuramente maggiore risolutezza nel suo cuore. Una minore timidezza ed ingenuità, quindi, necessaria conseguenza degli eventi del film. A proposito del finale, Hitchcock, si trovò costretto ad un piccolo ma fondamentale cambiamento. Costretto poiché il codice Hays non permetteva certi comportamenti sullo schermo ed ecco quindi che il finale cinematografico cambia rispetto al finale del materiale cartaceo originale.
Questa lieve modifica non solo compiacque la legislazione statunitense ma divenne anche uno dei momenti migliori del film, donando sicuramente una certa originalità. Tutto il film di Hitchcock, come molte delle sue opere, tende continuamente a confonderci sulle vicende che hanno portato alla morte di Rebecca. La verità sembra ineffabile dato che per quanto Rebecca venga menzionata, ogni volta vi è una piccola modifica sulla sua morte. Arriviamo quindi al finale convinti di una certa ricostruzione per poi scoprire che in realtà le nostre deduzioni sono completamente sbagliate. Sarà proprio questo finale ad esaltare ancora di più la malvagità di Rebecca, dando finalmente piena luce al suo piano diabolico. Non a caso, un elemento abbastanza criticato del recente remake Netflix è la scelta di adattarsi completamente al finale cartaceo, sicuramente più “convenzionale”.
Conclusione | Hitchcok, Rebecca – La prima moglie
Se quindi avete appena visto il Rebecca di Netflix oppure volete approfondire la filmografia del maestro, Rebecca – La prima moglie è sicuramente uno dei diversi film imprescindibili del regista. Tralasciando i gusti soggettivi, indubbiamente l’opera di Hitchcock si pone su un altro livello rispetto al recente remake. Qui Alfred tralascia il suo solito humour per dar vita a un Cenerentola moderno, una fiaba cinematografica in grado di imporsi nella storia del cinema.
Vi diamo quindi appuntamento al prossimo Sabato, sempre qui su tuttoteK, con Alfred e i suoi splendidi film.
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