Bentornati al nostro appuntamento settimanale con In the mood for East, rubrica interamente dedicata al cinema orientale. Oggi vi parliamo di Un lungo viaggio nella notte di Gan Bi
Proseguiamo questo nuovo anno con un altro appuntamento della nostra rubrica tutta all’orientale In the mood for East. Quest’anno vogliamo alzare ancora di più l’asticella proponendovi sì bei film, sì autori talentuosi, ma anche opere coraggiose e in un certo senso estreme, come molto cinema asiatico ama fare.
È il caso di Un lungo viaggio nella notte (2018), diretto dal giovane e promettente regista cinese Bi Gan (classe 1989), qui al suo secondo lungometraggio. Anche questa settimana ci troviamo in Cina, ma stavolta ai giorni nostri. Per essere più precisi la storia è ambientata in buona parte a Kaili, città della Cina rurale, già scenario del precedente Kaili Blues (2015), nonché città d’origine del regista. A ben vedere, l’ambientazione non è l’unico trait d’union tra le due opere. Un lungo viaggio nella notte riallaccia il discorso introdotto con la sua opera prima, espandendo l’idea di cinema e lo stile del giovane cineasta.
Conosciuto anche come Long day’s journey into night, il film è stato presentato nella sezione Un Certain Regard alla 71esima edizione del Festival di Cannes. Un film che si ispira a Marc Chagall – la locandina riprende il famoso dipinto “La passeggiata” – e ai romanzi di Patrick Modiano, ma che contiene anche tutta una serie di riferimenti al cinema d’autore (Tarkovskij, Wong Kar-wai, e la lista potrebbe continuare).
Trama e trailer | Un lungo viaggio nella notte
Luo Hongwu (Huang Jue) fa ritorno a Kaili, suo paese natio, dopo dodici anni, in seguito alla morte del padre. Qui l’uomo comincia a ripercorrere i propri ricordi e a rivivere nel passato, ma le immagini si rivelano per lui troppo sfocate. Tante persone, tanti eventi si susseguono nella sua mente. La morte del suo amico d’infanzia, Randagio (Lee Hong-chi), il suo grande amore perduto, Wan Qixen (Tang Wei), un omicidio rimasto impunito, l’immagine della propria madre.
Luo Hongwu comincia un viaggio in cui passato e presente, sogno, memorie e immaginazione si fondono, alla ricerca della donna della sua vita.
I sogni sono ricordi che abbiamo dimenticato | Un lungo viaggio nella notte
La più grande differenza tra il cinema e la memoria è che i film sono sempre fasulli.
In Un lungo viaggio nella notte, la mente, così come d’altronde il cinema lo è nella realtà, è veicolo di finzione. Non stiamo assistendo ad una simulazione solamente perché ci troviamo all’interno dell’universo cinema, ma anche perché la mente del nostro protagonista è corrotta, e non ci permette di seguire un filo logico. Ed è proprio dentro una sala cinematografica che la sua mente ci inganna, trasformando le immagini in sogno, e facendoci perdere il senso della realtà.
Ed ecco che l’opera confonde realtà e immaginazione. Il film procede per salti temporali, passato e presente si fondono in un flusso di coscienza indistinguibile nei contorni. Lo spettatore perde così tutte le coordinate necessarie a dare un senso logico a ciò che vede. Ci troviamo nella testa di Luo Hongwu? Qual è la realtà, dove comincia e dove termina l’elemento onirico? Possiamo fare affidamento sui suoi ricordi?
Ci troviamo allora a essere trasportati in questo vortice di suggestioni visive ipnotiche, guidati da una macchina da presa che si muove lentamente, inesorabilmente, in maniera quasi estenuante. La camera segue i personaggi, li abbandona, si ferma, prosegue, fluttua nell’aria, facendoci compiere addirittura un vero e proprio volo. La seconda parte del film non è altro che un sinuoso piano sequenza tridimensionale, della durata di ben cinquantanove minuti, che inizia – guarda caso – nel momento in cui Luo Hongwu indossa degli occhiali 3d in una sala cinematografica. Lo spettatore, per le oltre due ore di visione, è chiamato a seguire costantemente il protagonista, facendo di questo lungo viaggio nella notte il proprio viaggio.
Eternità e transitorietà | Un lungo viaggio nella notte
Nella memoria non puoi distinguere il vero dal falso.
In questa ricerca fatta di reminiscenze, riflessi, tracce perdute, incontri casuali, la memoria ci inganna continuamente. I ricordi del protagonista sembrano essere tessere di un puzzle che non combaceranno mai, pezzi che non riusciranno a trovare un incastro. E se “vivere nel ricordo mi terrorizza”, come afferma la splendida Sylvia Chang in una scena del film, cosa succede quando si vive nel ricordo di un qualcosa di così inafferrabile, sbiadito dall’esistenza? Dopotutto Luo non riesce a ricordare nemmeno il volto della donna tanto amata. I minuti scorrono alla ricerca di un qualcosa di non ben definito, e più il tempo passa più sembra impossibile, o superfluo, arrivare a una risoluzione.
Un lungo viaggio nella notte è un film complesso e stratificato, così come può esserlo la memoria, che spesso segue vie frammentarie e percorsi non lineari. D’altronde, se Bill Pullman in una scena cruciale di Strade perdute (1997) affermava “Preferisco ricordare le cose come le ricordo io, non necessariamente come sono avvenute realmente”, Bi Gan fa suoi gli insegnamenti lynchiani e sfrutta i misteri dell’inconscio per produrre le proprie fascinazioni cinematografiche.
Ciò che forse importa è che il ricordo può essere eterno, come simboleggiato da un orologio. O ancora può essere transitorio, come un bastoncino luminoso che si consuma in men che non si dica. Eternità e transitorietà come un tutt’uno, come due lati di una stessa medaglia.
Conclusioni
Un lungo viaggio nella notte è un’opera affatto intellegibile, e a dire la verità potrebbe far storcere il naso a molti a causa del suo ermetismo. Allo stesso tempo è però capace di catturare lo spettatore grazie a un magnetismo seducente e ipnotico, forte di un talento dietro la macchina da presa fuori dal comune. In apparenza dramma, noir, love story e mistero si intersecano. Ma sono solo etichette poco utili ai fini della visione di un’opera che vi trascinerà in un mondo mai esplorato prima.
Un film da vedere più e più volte perché capace di scaturire ogni volta riflessioni o sensazioni nuove.
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