Bentornati al nostro appuntamento settimanale con In the mood for East, rubrica interamente dedicata al cinema orientale. Oggi vi parliamo di Hong Kong Express di Wong Kar-wai
Eccoci arrivati al sesto appuntamento con In the mood for East, come ogni lunedì qui su tuttoteK. Con la nostra giovane rubrica vorremmo farvi scoprire (o riscoprire) i migliori film e registi dell’Estremo Oriente, sperando che il tema vi stia appassionando quanto appassiona noi.
Oggi ci dedichiamo all’autore che ci ha fornito l’ispirazione per dare il nome alla nostra rubrica. Stiamo parlando di Wong Kar-wai, regista, produttore e sceneggiatore cinese trapiantato a Hong Kong. Con il suo splendido In the mood for love (2000) ci ha letteralmente estasiati, ma il suo percorso dietro la macchina da presa inizia tempo prima, nel 1988, con As tears go by. Il nostro appuntamento di oggi è però dedicato al suo quarto lungometraggio, del 1994, Hong Kong Express, con il quale Wong Kar-wai si fa notare e ottiene il successo a livello internazionale. La pellicola è conosciuta in tutto il mondo come Chungking Express, dal nome del complesso residenziale e commerciale in cui è ambientato, la Chungking Mansions, cuore pulsante della città dal carattere multiculturale per eccellenza.
Trama e trailer | Hong Kong Express
Hong Kong Express si divide in due storie, che si incrociano sfiorandosi appena come faranno i personaggi.
Nella prima, un poliziotto, He Zhiwu (un giovanissimo Takeshi Kaneshiro) è appena stato piantato dalla sua ragazza. Per dare un ultimatum ai suoi sentimenti, compra barattoli di ananas tutti con la stessa scadenza. Nella folla, si scontra con una misteriosa donna dalla parrucca bionda, impermeabile e occhiali scuri (Brigitte Lin), invischiata in loschi traffici di droga. Entrambi sono soli a modo loro. L’incontro tra i due durerà una notte, sullo sfondo di uno squallido bar e di un motel. Giusto il tempo perché He Zhiwu ritrovi un po’ di speranza per continuare a credere nell’amore.
Il punto di incontro tra le due storie è il fast food in cui lavora Faye (Faye Wong), una ragazza che ascolta musica a tutto volume e sogna la California. Qui conoscerà un altro poliziotto, numero di matricola 663 (Tony Leung Chiu-Wai, attore feticcio del nostro regista), anche lui appena uscito da una relazione e incapace di andare avanti. Lei si innamora, i loro sguardi si incrociano sulle note di California dreamin’. Faye ottiene le chiavi dell’appartamento di lui, e comincia a passare le mattinate rassettando e mettendo in ordine. Quando lui se ne accorge, capisce che forse è il momento di dare un nuovo inizio alla sua vita. Ma lei parte, forse si ritroveranno, chissà.
Un punto di rottura | Hong Kong Express
Alla sua uscita, la critica guardò a Hong Kong Express come al nuovo Fino all’ultimo respiro. La pellicola fu letteralmente un punto di rottura, per il cinema asiatico e non solo. Scomodare Godard potrà sembrare fuori luogo, ma la verità è che Wong Kar-wai, con la sua opera, inaugura un nuovo linguaggio, capace di spezzare qualsiasi regola cinematografica vigente fino ad allora.
Pensate che la seconda parte della pellicola fu scritta velocemente durante le riprese, senza un minimo di soggetto o sceneggiatura preesistente. Pensate che le scene furono girate senza seguire un filo logico, con gli attori spesso assenti a causa di altri impegni. Wong Kar-wai è stato capace di arricchire un materiale “confuso” con il suo stile inconfondibile, con la sua ispirazione, lasciandosi andare totalmente alla sua idea di cinema, che in quel momento prendeva forma per la prima volta in maniera concreta.
Siamo molto lontani dalla perfezione estetica raggiunta con In the mood for love. I tempi si discostano da quelli tipicamente dilatati del cinema orientale, da quel rigore e da quella necessità di sospensione, e questo perché Hong Kong è sempre stata profondamente diversa dal resto dell’Oriente. Il montaggio è più assimilabile a quello di un videoclip: velocissimo, concitato e nervoso nella prima parte, quasi da togliere il respiro. La camera, spesso a mano, segue continuamente i personaggi, ossessionata dal coglierne ogni sfumatura, ogni espressione, ogni movimento. Ma è proprio per questo che Wong riesce a catapultarci in quell’atmosfera, come se a correre per le vie della città, a provare quei sentimenti ci fossimo noi.
Solitudine urbana | Hong Kong Express
La città è l’anima di Hong Kong Express. Espressione di malinconia e solitudine, ma al tempo stesso di vita, con quel mix di colori, sapori, anime che si sfiorano appena. La Hong Kong di Wong Kar-wai è multietnica, chiassosa, frenetica. Quella Hong Kong che pochi anni dopo, nel 1997, sarebbe stata restituita dai britannici alla Cina. Una città in cui si respira il cambiamento, ma anche la paura.
L’affresco di Hong Kong Express è innegabilmente riuscito grazie soprattutto al lavoro fatto per quanto riguarda la fotografia. Christopher Doyle, assiduo collaboratore del regista, e Law Wai-Keung riescono a replicare in maniera perfetta quelle atmosfere, i colori saturi, le luci al neon. Sembra di trovarsi realmente per le vie della città, in mezzo a quel marasma caotico di individui che si incrociano senza mai toccarsi. Nonostante le scene siano così affollate, di persone, oggetti, colori, la solitudine si percepisce in ogni particolare. Una cornetta del telefono lasciata a penzolare, un mazzo di chiavi in una busta delle lettere, un juke box che suona accompagnando la più variegata e disperata folla notturna.
Wong Kar-wai ha sempre parlato d’amore nei suoi film, e Hong Kong Express non fa eccezione. La sua fine e il suo inizio, la felicità e il dolore. E il regista ne parla, come al suo solito, con quella malinconia e quel tormento, ma al contempo quella grande sensualità, tipiche del suo cinema. Sentimenti inespressi, ricordi e nostalgia scandiscono il ritmo di una vita frenetica. Forse gli affetti sono destinati a scadere come un barattolo d’ananas, nella società odierna. O forse non saremo mai felici perché vorremo sempre provare sapori nuovi, stanchi e annoiati da quelli che già conosciamo.
Da vedere!
Fatevi un favore e recuperate la filmografia di uno dei registi asiatici contemporanei più interessanti degli ultimi anni. Siamo sicuri che ne rimarrete conquistati.
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