Nei cinema in questo periodo, il film incentrato sulla figura di Han Solo ha tante pretese, ma ne riesce in poche: con Solo: A Star Wars Story la Disney ha voluto volare vicino al Sole come Icaro, subendone la stessa sorte
TITOLO ORIGINALE: Solo: A Star Wars Story. GENERE: Fantascienza. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Ron Howard. CAST: Alden Ehrenreich, Woody Harrelson, Emilia Clarke, Donald Glover, Paul Bettany. DURATA: 135 min. USCITA CINEMA: 23/05/2018.
Appartenente alla Star Wars Anthology, una serie di spin-off incentrati su personaggi e storie “secondarie”, la pellicola che vede protagonista il contrabbandiere Han Solo e il suo socio Chewbecca non è il solito film sulle origini di un personaggio: il carattere esplosivo e irriverente della giovane canaglia è palese già dalle primissime scene del film, con un Alden Ehrenreich perfettamente calato nella parte e che fa presto ad essere associato all’Han Solo dell’originale trilogia.
Solo: A Star Wars Story | Trailer
Solo: A Star Wars Story | Sinossi
Rimediare un bottino da consegnare a un pericoloso boss mafioso è la trama semplificata del film, ma nel viaggio che i personaggi affronteranno ritroveremo vecchie conoscenze e ne faremo di nuove. È proprio nei nuovi personaggi che la storia poteva prendere una piega inaspettata: osare di più poteva essere la chiave di svolta del film. I personaggi comprimari sono ben scritti, con Woody Harrelson nei panni del mentore di Han e Emilia Clarke nelle vesti di un’affarista dall’oscuro passato, ma la loro caratterizzazione subisce pieghe troppo brusche o incomplete.
Il film ha pretese alte, riuscendo solo in parte a soddisfarle: a questi due personaggi è stata affidata una scrittura non coerente con ciò che vediamo sullo schermo, arrivando addirittura nel finale in cui la storia risulta tagliata. E in un film antologico come Solo: A Star Wars Story, ovvero uno spin-off senza possibilità di seguito, una storia incompleta rimarrà incompleta. Un vero peccato per un film che, se avesse volato basso, sarebbe risultato autoconclusivo (come Rogue One) e soprattutto coerente.
Solo: A Star Wars Story | Una regia da sufficienza
Il lavoro svolto da Ron Howard merita la sufficienza: ha svolto il suo compito in modo distinto, portando a casa un film che, tutto sommato, è godibile. Stiamo però parlando di Ron Howard, un regista con esperienza e con una personale visione del cinema: mi sarei aspettato da lui molto di più, ha tentato di mettere la sua firma in alcune scene del film ma, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per accordi registici, non ha potuto renderlo proprio.
Attenzione, non sto dicendo che il film sia registicamente povero: le macroriprese, gli sfondi in CG, le ambientazioni dai colori accesi sono davvero bellissime, ed alcune scene valgono il prezzo del biglietto. Purtroppo sono solo alcune scene: da spettatore avrei voluto che la regia di Ron Howard fosse stata più coraggiosa.
Inoltre, in Solo: A Star Wars Story vi è una contrapposizione fra due elementi cardine, ovvero costumi e fotografia. Si nota molto bene la distinzione fra canaglie e trafficanti loschi: i primi con costumi consunti, i secondi con abiti ricercati, acconciature perfette e portamento elegante, ai quali fanno da contorno alieni diversi fra loro, ampliando il concetto di Galassia con tutte le sue diversità.
La fotografia, invece, in alcune scene risulta troppo scura, dove il gioco dei chiaroscuri riesce parzialmente. Al contrario, è molto bella la scelta di far partire il film con colori freddi e cupi, per poi esplodere letteralmente con colori accesi e vibranti: una scelta stilistica davvero ben azzeccata, in linea con l’avvicendarsi degli avvenimenti su schermo.
Solo: A Star Wars Story | Il finale aperto rimanda a Rebels
Il guaio è stato fatto: per comprendere Solo: A Star Wars Story bisogna vedere Rebels, serie tv incentrata sul gruppo di ribelli chiamato Squadrone Phoenix, in lotta con l’Impero. Infatti, la riuscita del film e del suo finale è rimandata alla visione della serie tv, in un collegamento di cattivo gusto per chi si aspettava un film stand-alone, ovvero con un finale autoconclusivo.
Questa scelta, unita anche ad altre che sono, a mio parere, inserite senza alcun contesto (tranne quello di giustificare le abilità del nostro protagonista), dimostrano quanto la Disney abbia voluto puntare all’ennesimo botteghino da record, a discapito della sceneggiatura e di alcuni personaggi appena sufficienti. Qualora la storia di Solo: A Star Wars Story venisse conclusa nel prossimo spin-off, cadrà quell’idea di “serie antologica” preposta per questo genere di pellicole: film a sé stanti e autoconclusivi, senza alcun seguito se non quello dato dagli episodi IV, V e VI.
Solo: A Star Wars Story risulta essere un film poco più che sufficiente, dove l’interpretazione di Alden Ehrenreich vale la visione solo ai veri fan della saga, che troveranno pane per i loro denti. Una sceneggiatura abbastanza deludente, però, fa riflettere: per quanto ancora la Disney punterà sulla quantità, a discapito della qualità?
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Punti a favore
- Costumi curati
- Ambientazioni e paesaggi
- Resa grafica
- Interpretazione degli attori
Punti a sfavore
- Sceneggiatura mediocre
- Caratterizzazione dei personaggi sufficiente
- Regia impersonale
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