Il 3 ottobre 1980 usciva al cinema uno dei film più toccanti e profondi della cinematografia di David Lynch. Per festeggiare i 40 anni del film, nei cinema è stata rilasciata una versione restaurata. Ecco, dunque, la nostra retro-recensione di The Elephant Man
TITOLO ORIGINALE: The Elephant Man. GENERE: drammatico. NAZIONE: USA. REGIA: David Lynch. CAST: Anthony Hopkins, John Hurt, Hannah Gordon, Anne Bancroft. DISTRIBUZIONE: CIDIF. DURATA: 124 min.  DATA DI USCITA: 3/10/1980.
Candidato a ben otto Oscar nel 1981 non ne vinse nemmeno uno, battuto nelle categorie maggiori da Gente Comune di Robert Redford. Mel Brooks però dichiarò:
Da qui a dieci anni Gente comune sarà la risposta a un gioco di società ; ma la gente andrà ancora a vedere The Elephant Man.
La trama | Retro-recensione The Elephant Man
Durante uno spettacolo circense il chirurgo Frederic Treves incontra Joseph Merrick, un uomo colpito da una grave malformazione congenita, costretto da un impresario malvagio e tirannico a esibirsi per il divertimento del pubblico con il nome di Elephant Man. Merrick, in realtà , è un individuo istruito e sensibile, obbligato all’isolamento a causa della propria deformità . Il medico, allora, decide di liberarlo e di aiutarlo a reinserirsi nella società . La storia di Merrick arriverà addirittura alla Regina Vittoria, che mossa a compassione pagherà per le cure dell’uomo. Ma l’umanità è crudele e, nonostante il suo animo buono e gentile, Joseph dovrà lottare contro pregiudizi e cattiverie.
L’apparenza non è tutto | Retro-recensione The Elephant Man
The Elephant Man è il primo film appositamente hollywoodiano di David Lynch. Nato da un budget di circa sei milioni di dollari e con un cast di grande talento. Lynch è tutt’ora noto al grande pubblico per i film (e le serie) estremamente criptiche e visionarie, ma con questa pellicola girata in bianco e nero, ha saputo dimostrare di saper gestire anche tematiche drammatiche, lineari e profonde, capaci di far commuovere e riflettere il pubblico.
John Merrick viene interpretato dallo straordinario John Hurt, capace di trasmettere al pubblico il senso di impotenza e dolore di chi viene sfruttato e abusato non solo a livello fisico ma anche e soprattutto psicologico. Indimenticabile anche la performance di Anthony Hopkins che nonostante il volto estremamente duro, riesce a far trasparire l’empatia e il pathos di chi vuole cambiare le cose e permettere a Merrick di migliorare la sua situazione. Essendo ispirato ad una storia vera, la sceneggiatura è molto realistica, anche se sono stati aggiunti elementi per aumentare l’appeal verso il pubblico e rendere il tutto più cinematografico. Per esempio possiamo notare l’escalation verbale del protagonista che da praticamente muto inizia a manifestare la propria cultura e la propria intelligenza. Un altro elemento simbolico è la suddivisione fra giorno e notte: durante le ore diurne infatti avvengono i passaggi che migliorano la vita del protagonista, mentre di notte vengono relegati i momenti più degradanti e tristi.
Sfruttamento, odio e discriminazione | Retro-recensione The Elephant Man
Nel prologo troviamo a livello visivo tutto il disagio e l’errore che sta negli occhi degli esseri umani. Un continuo sovrapporsi di immagini della donna e degli elefanti che trasmette un senso di contaminazione fra umano e animale che darà vita al frutto del peccato, la grottesca nascita di The Elephant Man. Un segno molto forte della cinematografia lynchana, sovrapposizioni e rallentatore che danno un senso di visione onirica estremamente potente.Â
Questa fusione fra uomo e animale non è però atta a descrivere il protagonista, bensì la natura dell’animo umano, che apparentemente sano trova appagamento del trattare e comportarsi da bestia con chi è indifeso e diverso. Il signor Bytes e il guardiano notturno Jim altro non fanno che sottolineare quanto il denaro renda schiavi e gretti gli esseri umani, disposti a tutto pur di arricchirsi a scapito del prossimo.
La discriminazione come paura di ciò che è diverso, tematica ancora tremendamente attuale, viene trasposta sullo schermo con una tale potenza da non poter lasciare indifferenti. Il dolore di Merrick, che inizia a vedersi come un mostro proprio perchè tutti lo trattano come tale, una de-umanizzazione dovuta ad anni di soprusi.Â
Ma John arriva a comprendere che il mondo non è circoscritto a coloro che lo trattano come una bestia. Conoscendo persone che tentano di aiutarlo e vanno oltre il suo grottesco aspetto, si rende conto di potersi amare e poter essere amato per la propria interiorità .
Una colonna sonora toccante
Ciò che accompagna l’arte visiva messa su pellicola da Lynch è anche la colonna sonora, una delle più toccanti e struggenti della storia del cinema, che sottolinea e mette l’accento nei momenti più commoventi, come quando Merrick tenta di dormire come una persona normale anzichè nell’innaturale posizione a cui è costretto dalla sua malattia.Â
The Elephant Man è un assoluto capolavoro della storia del cinema con cui Lynch ha voluto mettere il pubblico di fronte alla loro ipocrisia e superficialità , facendoli riflettere su quanto il giudizio superficiale possa essere disastroso per gli altri e anche per la loro stessa vita.Â
Voi lo avete visto? Andrete a rivedere la versione restaurata? Fatecelo sapere nei commenti e non dimenticate di rimanere collegati con tuttoteK, anche per i nostri speciali, come: Life in the universe | In the mood for East.
Punti a favore
- Sceneggiatura
- Fotografia
- Regia
- Colonna sonora
- Cast
Punti a sfavore
- A tratti un po' retorico
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