A ridosso del giorno della memoria vogliamo proporvi la retro-recensione di La vita è bella, film premio Oscar che regala un sorriso a una delle pagine più brutte della nostra storia
TITOLO ORIGINALE: La vita è bella. GENERE: Drammatico. NAZIONE: Italia. REGIA: Roberto Benigni. CAST: Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Giustino Durano, Giuliana Lojodice, Sergio Bini, Giorgio Cantarini, Claudio Alfonsi, Lydia Alfonsi, Gil Baroni, Giancarlo Cosentino, Raffaella Lebboroni, Carlotta Mangione, Franco Mescolini, Francesca Messinese, Andrea Nardi, Amerigo Fontani, Francesco Guzzo, Alessandra Grassi, Hannes Hellmann, Pietro De Silva, Marisa Paredes, Nino Prester, Gina Rovere, Massimo Salvianti, Giovanna Villa, Horst Buchholz. DURATA: 110 minuti. DISTRIBUTORE IN ITALIANO: Cecchi Gori Distribuzione. USCITA: 1997.
Il momento in cui, alla cerimonia degli Academy Awards del 1999, Sophia Loren ha annunciato al mondo che il vincitore della categoria Miglior Film Straniero era l’italianissimo La vita è bella, con regia dell’attore toscano Roberto Benigni, è passato alla storia.
Quella sera, Roberto Benigni e la sua straordinaria pellicola hanno portato a casa ben tre statuette: l’Oscar al Miglior Film Straniero, quello al Miglior Attore Protagonista e quello come Miglior Colonna Sonora. Un vanto, tutto italiano, per l’incredibile La vita è bella, del quale vi parleremo in questa retro-recensione.
La trama | Retro-recensione La vita è bella
Guido Orefice è un ebreo nell’Italia di Mussolini, assunto come cameriere al Grand Hotel di Arezzo. Qui incontra e sposa Dora, insegnante promessa a un grigio funzionario di regime. Dalla loro unione, più forte delle discriminazioni e della propaganda antisemita, nasce Giosuè. Cinque anni dopo la situazione precipita e la famiglia viene deportata.
Condannati ai lavori in un campo di concentramento, Guido cerca in tutti i modi di convincere il figlio che quello a cui assiste è soltanto un immenso gioco di ruoli in fondo al quale si vince un carro armato.
Una poesia per spezzare le catene | Retro-recensione La vita è bella
Guido traveste l’orrore, lo adatta, lo dirotta affinché il suo bambino non smetta di sognare, anche in quel luogo di sofferenza. Con i suoi sforzi e la sua fantasia ridisegna la vita, la traveste e la rende più bella con la forza dell’immaginazione. Così Benigni, in La vita è bella, spezza le leggi del realismo con esuberanza che lascia costantemente sbalorditi protagonisti e spettatori, increduli nel vedere tanta generosità di fronte all’orrore indicibile dei campi nazisti.
Guido trova la risorsa di una giulleria invincibile che può tutto. Anche quando non c’è niente da ridere e il male diventa un’evidenza concreta, misuriamo il trionfo di Benigni e della sua folle idea di evitare la drammatizzazione a oltranza di un fatto storico dai contorni macabri. Benigni ha dimostrato che il racconto e la memoria della Shoah possono passare per la risata, che tra i film che si sono contraddistinti sul tema non ci sono solo Il pianista o Schindler’s List. Ovviamente non si ride del dramma, ma si afferma con forza che ridere salva la vita, è una reazione vitale contro il caos e la disperazione. La poesia dopo Auschwitz è possibile, diceva Paul Celan, e lo ribadisce Roberto Benigni, il clown che ha sbaragliato la barbarie nel tempo di una favola.
Un film d’amore | Retro-recensione La vita è bella
La vita è bella è in primis un film d’amore: tra due sposi, tra un padre e un figlio. Ma, soprattutto, in quanto profondamente contrario a ogni forma di odio. Ancora una volta con l’arma del sorriso, Benigni semina un trambusto sovversivo che confonde i burocrati fascisti che lo incrociano, giammai combattendo il fascismo frontalmente. Ogni battuta, ogni scherno mette in ridicolo un regime e le sue sozze regole. Per lo più sostituendosi agli stessi suoi fautori, da un ispettore mandato da Roma per tenere una lezione sulla superiorità della razza, al carceriere nel lager. Guido è un personaggio felice e inafferrabile, formidabilmente capace di piegare a suo favore gli scacchi della sorte, di farsi gioco dei cattivi, nonostante il risultato finale.
Seguendo l’impronta della commedia grottesca, Guido si erge contro i cattivi che urlano tanto e non perde mai la propria identità, prendendo la libertà di sostituirsi agli avversari ridicolizzandoli. Nell’incessante confronto tra i segni accumulati di una tragedia in marcia (il fumo nero che esce di continuo da un camino, la montagna di abiti smessi, la doccia dove vengono spediti vecchi e bambini) e i prodigi d’invenzione di un padre per dissimularli al proprio figlio, il film svela e denuncia progressivamente la crudele assurdità della loro situazione. Pur non eludendo il realismo, lo si maschera e lo si esorcizza, al punto da affrontare la tragedia. Contro l’ineluttabile si difende l’ironia.
Un film indimenticabile
Era dicembre del 1997 quando Roberto Benigni fece provare al mondo la carica emotiva sensazionale che solo un regista ricercato ed attento poteva fare attraverso una pellicola cinematografica. Da un argomento tristemente noto, è riuscito a trovare la strada per costruire una storia imprevedibile. La vita è bella, con il suo tratto leggero, ha saputo raccontare in maniera inedita, unica e ineguagliata la tragicità dell’Olocausto. Un capolavoro senza tempo, un film indimenticabile ancora in auge e che invecchia sempre meglio.
Punti a favore
- Benigni in ottima forma
- Umorismo sferzante
- Credibile rappresentazione del contesto
Punti a sfavore
- Nessuno da segnalare
Cerchi nuovi film e nuove serie tv da vedere? Scopri il nuovo abbonamento a Disney+, la casa dello streaming di Disney, Marvel, Pixar, Star Wars, National Geographic e ora anche di Star. Abbonati ora a soli 8,99 euro al mese su questa pagina.
Lascia un commento