Nel 2002 usciva “La leggenda di Al, John e Jack” di Aldo, Giovanni e Giacomo, attesissimo per la presenza dei simpatici tre mafiosi
TITOLO ORIGINALE: La leggenda di Al, John e Jack GENERE: Commedia. NAZIONE: Italia. REGIA: Aldo, Giovanni, Giacomo, Massimo Venier. CAST: Aldo, Giovanni e Giacomo DURATA: 105 min. DISTRIBUTORE: Medusa Distribuzione. USCITA CINEMA: 2002.
La leggenda di Al, John e Jack è la quarta pellicola del trio, la prima con la totale assenza di Massironi (e di donne in generale) e con un taglio umoristico totalmente diverso dai precedenti capitoli.
La trama di La leggenda di Al, John e Jack
Al Caruso, Johnny Gresko e Jack Amoruso sono tre mafiosi italoamericani della New York del 1958 al soldo del boss Sam Genovese. Al, in particolare, accusa i sintomi del morbo di Quaggot dopo aver preso una scossa elettrica, che gli fa perdere la memoria ogniqualvolta si addormenta. John è costretto a raccontargli la loro storia ogni volta per spiegargli il piano geniale che ha in mente.
Efferati assassini, sbagliano fin troppo spesso l’obiettivo, suscitando il nervosismo del boss. Genovese manda i tre a recuperare la zia di Genovese e accompagnarla in città, ma un colpo partito inavvertitamente uccide l’anziana donna. Genovese li vuole morti, così i tre sono costretti a scappare e a escogitare un piano (che fallisce), inoltre si aggiunge la complicazione di Al che prende la scossa. L’idea è ripiegare su un secondo piano geniale…
Oltre la Trilogia dei Tre
Abbandonata la Trilogia, Aldo, Giovanni e Giacomo si cimentano nel portare sul grande schermo le vicende dei tre mafiosi già apparsi in Tre uomini e una gamba e Così è la vita. L’attesa era alta e la pellicola incassò più di 22 milioni di euro.
Tuttavia La leggenda di Al, John e Jack non convinse: l’umorismo è totalmente diverso dai precedenti capitoli, con una spolverata di noir, si punta troppo spesso a tentare di far ridere per colpi di pistola partiti a caso, con eccessiva ripetitività. O forse si pensava che gli accenti siciliani di Giovanni e Giacomo avrebbero funzionato (anche se Giova sembra piemontese). O forse i soprannomi dei vari mafiosi, Coscia di pollo, Mani di merda, Schiena di legno, Culo di gomma…
La storia è scarna, alcune scene sono tirate all’eccesso tanto per raggiungere l’ora e mezza di visione, e in sostanza serve solo come base per inanellare uno sketch dopo l’altro, molti dei quali chiusi in una stanza che paiono quasi degli scherzini tra amici, nulla più. Sketch simpatici, ma scollegati tra loro e non funzionali, basti pensare alle scene del fratello Herbert, totalmente fuori luogo e ficcate a forza, forse per tentare la risata mostrando Aldo Baglio in atteggiamenti effemminati (mah…).
Il gimmick
L’ho detto e lo ripeterò: Aldo, Giovanni e Giacomo soffrono il gimmick, con loro funziona solo a teatro perché sanno fare le macchiette per qualche minuto, il tempo di una scenetta. Non in un lungometraggio. Ecco perché Al, John e Jack funzionavano nelle loro apparizioni precedenti: perché erano brevi, pochi minuti che incuriosivano il pubblico. E divertivano con le pistolettate sparate per sbaglio o i tre appesi sul cornicione (quando lo fa Al in La leggenda è troppo tirata). Nel lungometraggio non convincono, lasciano a bocca asciutta, a volte strappano un sorriso, nulla più.
Le donne
Poco da dire, in La leggenda di Al, John e Jack le donne sono assenti. Depennata Massironi, ho scoperto da Wikipedia che Fallisi compare nelle scene del drive-in, altrimenti non me ne sarei accorto. È vero che il mondo mafioso era a pieno appannaggio maschile, ma piuttosto ci si poteva inserire qualche donna del boss… peccato.
Perché vedere La leggenda di Al, John e Jack
Se non si ha altro da fare in una serata relax, giusto se “quello ancora non l’ho visto”, può andar bene, ma è molto probabile rimanere delusi.
Punti a favore
- Qualche battuta fa sorridere
Punti a sfavore
- Stile comico antitetico col passato
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