A ventisei anni esatti dalla sua uscita vi proponiamo la retro-recensione de Il postino, ultimo film girato da Massimo Troisi prima della prematura scomparsa e tratto dal romanzo omonimo di Antonio Skarmeta
TITOLO ORIGINALE: Il postino. GENERE: Drammatico. NAZIONE: Italia. REGIA: Michael Radford. CAST: Massimo Troisi, Philippe Noiret, Maria Grazia Cucinotta, Linda Moretti, Renato Scarpa, Mariano Rigillos. DURATA: 108 minuti. DISTRIBUTORE: Cecchi Gori Group. USCITA: 1994.
In un paesino di pescatori del sud Italia giunge il poeta Pablo Neruda (Philippe Noiret), esiliato dalla sua madre patria e malvisto anche da un’ampia porzione del popolo italiano per le sue convinzioni politiche di sinistra. Ciò non impedirà, tuttavia, ai molti seguaci di scrivergli una copiosa corrispondenza. Per questo motivo, durante il periodo in cui l’artista rimarrà in Italia, sarà necessario per l’ufficio postale locale assumere un portalettere che consegni la grande mole di lettere che arriveranno al poeta. Per il lavoro si propone Mario Ruoppolo (Massimo Troisi), figlio di pescatori alquanto inerte di fronte al futuro lavorativo, che per sbarcare il lunario decide di prendere il temporaneo impiego. Piano piano riesce a entrare in confidenza con il poeta. L’amicizia che ne nasce è incredibilmente genuina, tra un intellettuale e un popolano dal cuore grande. Neruda aiuta Mario anche nel corteggiamento di una bella ragazza e gli fa da testimone alle loro nozze, ma presto lascerà il piccolo paese per tornare riabilitato in patria, tra la sofferenza di tutti.
Il postino, del quale vi proponaimo la retro-recensione, è stato l’ultimo film girato da Troisi prima della prematura scomparso. E forse è il suo migliore. Troisi, infatti, con una genuinità comica senza paragoni è riuscito a farci innamorare dello sfaticato pescatore che, all’incontro con una mente fervida, ha guardato verso l’alto. Si tratta di un atto d’amore verso il cinema, commovente non solo per le circostanze. Candidato a cinque Oscar, ne ha vinto uno minore ma resta una pellicola di qualità sopraffina.
La coppia perfetta | Retro-recensione Il postino
Massimo Troisi e Philippe Noiret. Entrambi hano segnato scritto una pagina della storia cinematografica con la loro interpretazione in questa pellicola di innegabile meraviglia. Uno mattatore silenzioso con la sua ironia sagace, l’altro decano del cinema, di grande presenza e pathos. In definitiva due icone. Ciò è ancora più impressionante pensando allo stato di salute precario di Massimo Trosi, che nonostante tutto si è dimostrato devoto alla sua arte. Nonostante fosse condannato a non “poter bere alla coppa d’un fiato ma a piccoli sorsi interrotti” e a non poter pedalare in bicicletta – ragione per cui è stato costretto in alcune scene ad affidarsi a una controfigura – ha portato avanti le riprese in modo encomiabile.
Dall’altra parte Philippe Noiret, vate del cinema dalla carriera già all’epoca lunghissima, che ha caricato di un’aura quasi sacrale la figura del poeta cileno. Nel suo sguardo si può rintracciare tutta l’esperienza accumulata, nonché il passaggio da una certa spocchiosità alla realizzazione che nella popolazione più umile si potesse nascondere la massima espressione dei migliori sentimenti umani. Il rapporto maestro/allievo tra Pablo e Mario, tocca così vette altissime. I due cominciano a discorrere da pari (Neruda sembra aver ritrovato una sorta di infantile ingenuità) delle cose più genuine e semplici della vita. Entrambi crescono grazie a questa esperienza.
Una ode per la poesia | Retro-recensione Il postino
Il Postino ci fa apprendere il valore della poesia, di quell’arte che ci consente di mettere in parole una emozione. Che la fonte di ispirazione sia il mare o una donna, le parole che nascono da una mente libera riescono a sublimare qualsiasi esperienza.
In questa pellicola il ruolo della musa ispiratrice lo prende una donna che, come l’amata da Dante e D’Annunzio, si chiama Beatrice. Una giovane Maria Grazia Cucinotta interpreta una dea partenopea, tesa tra il servile concetto dell’onore che ogni donna doveva mantenere integro fino al matrimonio, e il desiderio instillato da, appunto, le parole poetiche di Mario.
Il Postino è anche la storia di un amore sconvolgente e passionale, contro tutto e tutti. Mario, anche grazie all’influenza di Neruda, riscrive le regole intangibili del proprio paese. Sfugge alla condanna del lavoro in mare, ripensa il ruolo della coppia, si attiva in politica e così trova salvezza anche nella prematura scomparsa.
Amore e amicizia
In definitiva al centro del film ci sono i sentimenti umani più nobili. Massimo Troisi, nel panni del suo personaggio, non lesina certo nel provarli, a tratti anche dando l’impressione di farlo troppo intensamente. Ma in definitiva ci dà un esempio di come dovrebbero essere vissuti.
A conclusione di questa retro-recensione de Il postino, quindi, non possiamo fare altro che suggerirvi di ritrovare questo grande film sulla poesia, l’amore e l’amicizia. Ultimo film girato da Massimo Troisi, non mancherà di emozionare anche voi.
Punti a favore
- Le emozioni che riesce a trasmettere
- Massimo Troisi all'apice
- Realistico scorcio dell'Italia povera
Punti a sfavore
- Niente di rilevante
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