Vi presentiamo la recensione di Terre Selvagge (Pilgrimage) presentato in lingua originale al Tribeca Film Festival del 2017 e disponibile in italiano nel catalogo di Amazon Prime Video
TITOLO ORIGINALE: Pilgrimage. GENERE: avventura, drammatico. NAZIONE: Belgio, Irlanda, Stati Uniti. REGIA: Brendan Muldowney. CAST: Tom Holland, Jon Bernthal, John Lynch, Stanley Weber, Richard Armitage, Hugh O’Conor, Rúaidhrí Conroy, Akilas Karazisis. DURATA: 96 min. DISTRIBUTORE: RLJ Entertainment. USCITA: 23 Aprile 2017.
Nell’Irlanda del 1209, in un isolato monastero sulla costa occidentale, viene custodita una preziosa e antica reliquia. Quando si presenta l’emissario del papa, frate Geraldus, accompagnato da tre soldati a chiedere di fornire i preziosi resti per sostenere la Crociata, alcuni monaci sono costretti a partire per accompagnare lo scrigno fino a Roma. È l’inizio di un viaggio tra sconfinati e selvaggi paesaggi e tribù, che metteranno in pericolo la spedizione in ogni istante. L’avanzata dei Normanni che stanno conquistando l’isola, ma anche gli eserciti amici che vedono nella reliquia una fonte di potere, faranno emergere nel gruppo di pellegrini le figure del giovane frate Diarmuid, che non si è mai mosso dal convento, e di un muto, che nella vita religiosa cerca di espiare una precedente condotta violenta, che si faranno carico a loro modo dell’importante carico, in un percorso costellato di incontri pericolosi.
In Terre Selvagge viene affrontato il tema delle Crociate in modo velato, parlando di tutto quel mondo che c’era dietro una delle parentesi più violente della storia umana, e affrontando il tema in retrospettiva benché, come avremo modo di vedere in questa recensione, superficialmente.
Tra papi e selvaggi | Recensione Terre Selvagge
Le Crociate sono un’ambientazione e uno spunto ricorrente nella storia della letteratura e del cinema, declinate in generi diversi o utilizzati per sviluppare una varietà di argomenti. In questo caso non ci si concentra sull’azione in Oriente, perché il tutto si sviluppa dall’altra pare del mondo all’epoca conosciuto, ossia in Irlanda occidentale. Il tema fondante resta presente in questa pellicola dal pesante sfondo religioso, ma Terre selvagge diventa più un film d’avventura attraverso una terra straniera ai suoi stessi abitanti, in cui il pericolo e lo sconosciuto incombono ogni tratto e ogni incontro riservano sorprese, dove sono in corso scontri di potere a vari livelli e bisogna diffidare di tutti.
La comitiva dei pellegrini che per volere supremo e inopinabile, sostanzialmente dogmatico (“Roma ha parlato,” dice il messaggero del papa vestito con candidi abiti bianchi tipici dell’ordine cistercense, “non si discute”) si trova a dover lasciare il monastero per affrontare la serie di minacce esterne sconosciute, è mossa dalla fede, che però è portata a vacillare ogni passo in avanti. Il tutto si sviluppa in una cupa avventura medievale completamente al maschile (le donne sono completamente assenti, finanche tra le comparse), dove gli intenti puri della fede fanno presto spazio alla crudeltà umana.
Il pericolo dietro ogni respiro | Recensione Terre Selvagge
Terre Selvagge punta ambiziosamente ad esplorare i dubbi religiosi e umani da un punto di vista culturale e storico, se non accurato, almeno autentico, scegliendo per la maggior parte della sua durata la strada dell’introspezione piuttosto che quella della banale versione avventurosa di un pellegrinaggio.
Convivono nel viaggio il monaco più anziano, che porta negli occhi una lunga e dolorosa sofferenza, il giovane novizio (Tom Holland), che crescerà tra le terre selvagge in cui è costretto a viaggiare, il burbero factotum muto e misterioso (Jon Bernthal), che nel suo silenzio esprime molto più di quanto le sue controparti, gli “uomini di fede”, potranno mai fare. Questi ultimi mostrano in realtà tutto il loro opportunismo, dando vita (da Raymond a Geraldus) a dei personaggi di chiesa tra i più interessanti visti da lungo tempo sul grande schermo, a tratti accecati dalla religione a tratti meschini e sadici, che agiscono per necessità pi che per autentica volontà.
Non agit, sed agitur si potrebbe affermare: da lontano le Crociate e i giochi di potere di Roma muovono i sottili fili che tendono le vite dei protagonisti di questo film, i quali affrontano pericolo inenarrabili per, sostanzialmente, una pietra. Per questa reliquia vivono una situazione costantemente angosciosa, riprodotta in un arco narrativo in cui nessuno è mai al sicuro.
L’autenticità delle riprese | Recensione Terre Selvagge
Il film, nella sua versione in lingua originale, sceglie giustamente di far parlare i monaci irlandesi e i cavalieri normanni in gaelico e in francese moderno per sottolineare le loro differenze (pur utilizzando l’accessibile inglese come lingua comune). La scelta narrativa dà autenticità alla proiezione, mantenendo un giusto equilibrio con la fruibilità. Questo, insieme alle interpretazioni ottime e ai costumi curati, consentono allo spettatore di immergersi nella storia dai tratti crudamente autentici.
Altro elemento di verosimiglianza è infatti la violenza viscerale, senza fronzoli, che non risparmia nessuno, sia negli inevitabili scontri corpo a corpo, tra imboscate e battaglie maggiormente studiate, sia nelle esecuzioni corporali. In ogni caso non si lesinano dettagli gore, al limite dell’iperrealismo. In tale contesto brilla senz’altro il Punisher di turno Jon Bernthal, un protagonista maledetto stanco della vita, che entra all’occorrenza in modalità berserker dando un senso al suo sornione aspetto intimidatorio.
Conclusioni
Proiettando una violenza del genere, perpetrata nel nome di Dio, si suggerisce che la vita di chiunque non sia per niente cara a chi sta lassù nell’alto dei cieli. In Terre Selvagge, a conclusione di questa recensione, aleggia costantemente l’idea, carica di misticismo, che un intervento divino possa cambiare la vita di ciascuno, laddove tuttavia le contingenze portano al risultato opposto. Il fatto che questa sintesi sia messa in scena, soprattutto nel finale, in modo prevedibile e piuttosto stereotipato, fa sì che la pellicola non spicchi, nonostante le ottime premesse e l’ambientazione mozzafiato.
Punti a favore
- Il buon cast
- L'ambientazione irlandese
Punti a sfavore
- L'intreccio un po' banale
- La caratterizzazione spesso carente
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