Torna Yorgos Lanthimos alla regia, peccato sia solo per un breve cortometraggio, ma la qualità è sempre innegabile. Con Matt Dillon protagonista, ecco la recensione di Nimic presentato al Ravenna Nightmare Fest 2020
TITOLO ORIGINALE: Nimic. GENERE: drama. NAZIONE: Grecia. REGIA: Yorgos Lanthimos. CAST: Matt Dillon, Daphne Patakia. DURATA: 12 min. DATA DI PRESENTAZIONE: 2/11/2020.
Nimic è un chiaro esercizio di stile che Lanthimos getta in pasto al pubblico. Siamo abituati al suo stile perturbante e alle scelte narrative inquietanti, così come alla regia che alterna riprese a carrello con fisheye grandangolare, ma questa volta siamo di fronte ad un’opera che da sola racchiude tutto lo stile del regista in soli 12 minuti.
La trama | Recensione Nimic
Un violoncellista professionista interpretato da Matt Dillon, ha uno strano incontro in metropolitana: una donna, rivolgendosi all’artista, curiosamente ripete ‘do you have the time?’. Come in uno specchio maledetto, la sconosciuta seguirà ogni singola mossa del protagonista, finendo col confondersi con lui in ogni sua pratica quotidiana in una clima tra l’angosciante e l’onirico. La moglie così come i figli, non saranno in grado di dire chi sia il padre tra i due rientrati a casa.
Siamo unici o intercambiabili? | Recensione Nimic
Il clima con cui inizia Nimic è estremamente famigliare, niente di molto diverso da ciò che ogni persona fa al mattino sveglia, colazione, messi pubblici e lavoro, ciò che però rende tutto molto teso è il sonoro in sottofondo che alterna momenti di rumore ambientale a momenti di suoni orchestrali particolarmente tesi. Fino a scoprire che quei suoni tesi altro non sono che le prove teatrali del protagonista. La firma di Lanthimos si percepisce immediatamente, in particolare dalle inquadrature e dall’uso differenziato che ne fa. Ci sono carrellate lateriali, la lente fish-eye e l’immancabile grandangolo che ne La Favorita è stato il segno distintivo del regista.
Anche l’utilizzo dei suoni che si alternano contribuisce senza alcun dubbio alla creazione di un’atmosfera carica di pathos al limite quasi con l’onirico. I dialoghi sono ridotti all’osso se non fosse per le frasi che il protagonista pronuncia ripetute come di fronte ad uno specchio da quella che sembra essere la sua “mimica nemesi“.
La provocazione del Nulla | Recensione Nimic
In rumeno la parola Nimic significa esattamente “niente, nulla” ed è proprio questa la provocazione del regista. La domanda ripetuta è “Do you have time?” ossia “Hai il tempo?”. Questa ricerca del tempo sembra quasi voler stanare se non sia invece il tempo a possedere gli uomini intrappolati in una routine che annulla il vero essere tanto da rendere tutti intercambiabili da altri esseri che compiono gli stessi gesti in modo ripetuto a loro volta. Se nemmeno le persone che vivono con noi, che dicono di amarci, riescono a riconoscerci di fronte a qualcuno che semplicemente ci rimpiazza nella routine, cosa siamo veramente: unici o replicabili?
La reale risposta è proprio alla fine del cortometraggio, quando tutto sembra ricominciare da capo. La circolarità degli eventi, del tempo e dei destini racchiuse in soli 12 minuti. La genialità di un regista che sa prendere un girato apparentemente piatto e renderlo profondo al punto da mettere in discussione il senso della vita.
Difficile trovare un difetto
Non solo la messa in scena, il messaggio, la regia e il sonoro sono ottimi e suggestivi, ma anche gli interpreti scelti sembrano perfetti nei loro ruoli. Matt Dillon con espressioni vacue e annoiate che non riesce ad imporre la propria personalità per far rendere conto la propria famiglia di essere il “padre” originale. Mimic ha un espressione glaciale, quasi astratta dalla realtà, che porta ad esserne ipnotizzati e terrorizzati allo stesso tempo. Insomma trovare un difetto a Nimic è praticamente impossibile, dato che, se si ama il genere e lo stile di Lanthimos non si può fare altro che rimanerne incantati e ammaliati.
Punti a favore
- Regia
- Pathos
- Sonoro
- Sceneggiatura
Punti a sfavore
- Nessuno da segnalare
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