Ecco la nostra recensione di Diabolik, l’ultimo film dei Manetti Bros. con protagonisti Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea
TITOLO ORIGINALE: Diabolik. GENERE: thriller, poliziesco. NAZIONE: Italia. REGIA: Manetti Bros. CAST: Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Alessandro Roja, Claudia Gerini, Serena Rossi, Roberto Citran, Vanessa Scalera, Pier Giorgio Bellocchio, Stefano Pesce, Massimo Triggiani, Daniela Piperno, Antonio Iuorio, Davide Devenuto. DURATA: 133 minuti. PRODUZIONE: Mompracem, Rai Cinema. DISTRIBUZIONE ITALIANA: 01 Distribution. USCITA: 16 Dicembre 2021.
Divisivo. Così si potrebbe facilmente definire Diabolik, l’ultimo film dei Manetti Bros. Da una parte, i fan di lunga data del fumetto lo ameranno; dall’altra lo spettatore comune rimarrà frastornato dallo stile del film. Di sicuro ci troviamo di fronte ad un unicum nel panorama cinematografico italiano. Dopo aver gustato il trailer, addentriamoci tutti insieme nella recensione di Diabolik!
La trama | Recensione Diabolik
Negli anni ’60, il fittizio stato di Clerville è costantemente minacciato da Diabolik (Luca Marinelli), un abilissimo ladro senza scrupoli, la cui identità è sconosciuta. L’unica certezza è che coloro che lo incontrano “incontrano la morte”. All’insaputa di tutti Diabolik vive sotto l’identità di Walter Dorian in una elegante villa in compagnia della sua fidanzata Elisabeth (Serena Rossi). Pochi mesi dopo l’ennesimo colpo, arriva a Clerville la ricca e affascinante Eva Kant (Miriam Leone), da poco vedova e in stretti rapporti con il viceministro della giustizia Giorgio Caron (Alessandro Roja). L’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) la mette in guardia da un possibile attacco da parte del ladro mascherato, perché potrebbe essere interessato al preziosissimo diamante rosa in suo possesso.
Un thriller senza thrill | Recensione Diabolik
“Coloro che incontrano Diabolik, incontrano la morte”. Spesso questa frase viene ripetuta nel corso del film, in particolare da coloro che il genio del crimine lo hanno incontrato. Solo il nome basta a far rabbrividire chiunque, tranne lei, quell’Eva Kant che, al contrario di tremare, rimane affascinata da quest’aura di mistero e pericolo. Proprio per questa sua verve e per il carisma inimitabile del personaggio, trasposto benissimo su schermo da Miriam Leone, il film ruota attorno a lei, più che a Diabolik stesso. Un paradosso completamente sensato, data anche solo l’evoluzione della trama che sì inizia nel modo che tutti si aspettano, con un duello serrato tra Ginko e il protagonista, ma presto si trasforma in qualcos’altro. Diabolik passa in secondo piano dal primo incontro con Eva, dove il suo carisma è tale da far svelare tutte le sue carte all’abile ladro, compresa la sua identità. Da questo momento non possiamo che vedere Walter Dorian, l’identità fittizia del personaggio. Il fascino del mistero si esaurisce troppo presto, in una storia che faceva di esso una delle sue armi principali. Da questo momento i colpi di scena si diradano, portando lo spettatore ad attendere uno sgambetto nei confronti del protagonista, che però non arriva mai. La trama procede liscia, nonostante il film tenti in tutti i modi di convincere il pubblico del contrario. Un vero peccato.
Dal fumetto al film | Recensione Diabolik
La caratteristica principale del film, ovvero essere l’adattamento di un celebre fumetto ambientato negli anni ’60, è allo stesso tempo la sua più grande forza sia la sua più fatale debolezza. Per coloro che si aspettavano una fedele, se non fedelissima riproposizione della storia che li ha tanto emozionati su carta dal 1962, questo adattamento sarà pane per i loro denti. Per tutti gli altri, che invece volevano una trasposizione sì fedele, ma coerente con il cambiamento di medium e con il passaggio al grande schermo: ho delle brutte notizie per voi. I Manetti Bros. hanno adottato chiaramente una chiara visione per questo film e il prodotto che ne è risultato è decisamente coerente con essa. Ciò a cui abbiamo assistito al cinema è un vero e proprio fumetto su schermo, con battute estremamente e irrealisticamente solenni, inquadrature che riproponevano le classiche vignette della carta stampata, oltre ovviamente alla trama che ripercorreva nelle sue tappe e nella sua struttura quelle della storia originale. A ciò aggiungiamo anche delle scelte visive e stilistiche, come i vari passaggi segreti usati dal protagonista o la scena di arrivo a Ghenf che non possono che stridere con l’esperienza dello spettatore non fan. L’omaggio al fumetto originale è innegabile e gli appassionati non possono che essere contenti di quanto visto al cinema. Da non appassionato, è difficile non ritenere che questo Diabolik sia una malriuscita riproposizione in chiave moderna degli 007 anni ’60, in un periodo storico in cui adattamenti dei fumetti ricevono trattamenti molto più egregi. Sarà per la prossima volta.
Conclusioni
Diabolik è inevitabilmente divisivo. Da una parte abbiamo l’ode al fumetto originale e al suo stile, che pervade in ogni angolo l’opera dei Manetti Bros., mentre dall’altra abbiamo un tentativo di thriller che regala però poche sorprese, un protagonista scialbo e una trama che prende una direzione di cui proprio non riesco a capacitarmi. Nel mezzo c’è da riconoscere il grande coraggio di questo progetto, che ha portato sul grande schermo qualcosa di unico e ambizioso (budget di 10 milioni). Tra le pochissime luci del film vanno invece sottolineata le performance di Miriam Leone, magnetica e convincente, e di Valerio Mastandrea, volutamente macchiettistico ma solido. Diabolik è stato un grande esperimento e non ci resta che aspettare il sequel già annunciato per capire fino a che punto il pubblico lo sosterrà.
Cosa ne pensate della nostra recensione di Diabolik? Avete visto il film? Siete d’accordo con il nostro giudizio? Fatecelo sapere nei commenti!
Punti a favore
- Esperimento molto ambizioso
- L'atmosfera del fumetto è ricreata alla perfezione
Punti a sfavore
- Colpi di scena prevedibili
- Lo stile troppo legato a quello del fumetto
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