Death to 2020 è il nuovo mockumentary prodotto da Netflix che offre la possibilità di rivivere i momenti salienti che hanno influenzato quest’anno così complesso
TITOLO ORIGINALE: Death to 2020. GENERE: mockumentary, commedia. NAZIONE: Regno Unito. REGIA: Al Campbell, Alice Mathias. CAST: Samuel L. Jackson, Hugh Grant, Lisa Kudrow, Kumail Nanjiani, Tracey Ullman. DURATA: 70 min. DISTRIBUTORE: Netflix. USCITA: 27 dicembre 2020.
La trama| Recensione Death to 2020
L’idea alla base di Death to 2020 è proporre una visione sull’anno che sta giungendo alla sua conclusione utilizzando la forma del documentario. Assistiamo infatti al resoconto di un anno che è stato tragico per molti versi, e questo percorso che ritrae tutti i momenti salienti del 2020 ci viene raccontato dalla classica voce fuori campo del narratore, in questo caso espressa da Laurence Fishburne.
Oltre a Laurence che ci racconta tutto ciò che accaduto durante l’anno, dagli incendi in Australia al vaccino per il Covid-19, ci sono una serie di star di alto rango che impersonificano svariati personaggi fittizi, la cui funzione è darci la loro versione sugli eventi avvenuti nel 2020.
Iniziamo appunto con i problemi climatici che hanno colpito il Pianeta e con la presenza del personaggio Greta Thunberg, figura nota del 2020 e che è possibile conoscere meglio in questo documentario. Successivamente si passa alla narrazione dell’evento clou dell’anno: il coronavirus e gli effetti che ha scatenato in tutto il mondo. Dalla sua esplosione in Wuhan alle decisioni governative e politiche che sono state prese nei principali Paesi mondiali, vediamo come il virus si è esteso e come è stato difficile gestire la pandemia che ancora influisce sulle nostre vite. Vediamo anche come la politica sia stata l’elemento cruciale dell’anno, sia durante gli scontri legati all’omicidio Floyd, sia durante le elezioni americane che hanno visto trionfare Biden.
Volti noti per personaggi ignoti | Recensione Death to 2020
Ogni aspetto del 2020 viene analizzato dai cosiddetti “esperti”, personaggi fittizi che sono impersonificati dalle grandi star internazionali e che vediamo dialogare di fronte alle telecamere spiegando il perchè sono stati adottati determinati comportamenti dalle principali istituzioni.
Tra queste celebrità vediamo Samuel L. Jackson, Hugh Grant, Lisa Krudow e tanti altri. Le varie figure rappresentano più individui: il critico saccente, la politica che è sempre pronta a cambiare la propria versione pur di schierarsi dalla parte “giusta”, il virologo che spiega come si è sviluppato il virus, il CEO di una compagnia, il millenial che sfrutta i problemi per accrescere la propria popolarità, la complottista che crede nelle colpe di Bill Gates, la razzista che non riesce ad aprire la propria visione limitata, l’ignorante che ascolta assiduamente ciò che dicono i media senza informarsi adeguatamente e addirittura chi impersonifica la regina Elisabetta II.
L’attenzione è focalizzata su ogni particolare che ha determinato questo 2020 e per lo spettatore è sicuramente divertente rivedere ciò che è successo, con un occhio tutt’altro che critico. Gli elementi che caratterizzano questo finto documentario sono infatti la satira e l’ironia con cui vengono raccontati i vari eventi trascorsi.
Ironia e satira | Recensione Death to 2020
Il concetto che contraddistingue questo prodotto particolare è proprio l’ironia, che è onnipresente durante tutta la durata del documentario. Ogni fatto che è accaduto viene analizzato con una carica di satira che è originale e piacevole, tanto da far divertire lo spettatore anche mentre ripercorre momenti negativi di questo periodo così duro.
Tra tutti, vengono presi di mira i personaggi politici: Boris Johnson, con le sue idee estreme e l’assenza di preoccupazione legata agli effetti del Covid-19, Donald Trump, con il suo modo di paragonare il coronavirus all’influenza e la sua campagna politica perdente e Joe Biden, con la sua presenza costante nella politica americana già da anni, i suoi scambi di opinione con la vicepresidente Kamala Harris e la sua vittoria politica finale.
I creatori di Black Mirror hanno compiuto un bel lavoro, che non pecca sicuramente di originalità e dove la satira svolge gran parte del ruolo cardine in questo falso documentario. Il risultato è un prodotto sicuramente godibile che può piacere al pubblico e che, in un lasso di tempo ridotto (parliamo di poco più di un’ora di documentario) può riflettere su tutte le decisioni che sono state compiute durante l’anno.
Conclusione
La domanda finale riguarda il cosa abbiamo imparato da questo 2020. Gran parte dei personaggi rispondono in maniera ironica ma viene automatico riflettere e pensare al fatto che questo 2020 ha causato tanti problemi che si possono evitare in futuro. Il 2020 serve dunque come insegnamento e come avvertimento a non ripetere gli errori compiuti. Ridere delle disgrazie fa bene ma è necessario imparare da queste disgrazie: questo è il messaggio che Death to 2020 tenta di mandare.
Punti a favore
- Ironia costante
- Nessuna uscita poco apprezzabile
Punti a sfavore
- Eccessiva attenzione sulla situazione americana e non mondiale
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