Attacco al potere 3 è l’ultimo capitolo di una saga sulla guardia personale del Presidente, che tra azione banale e trama scontata non riesce a spiccare il volo: vediamo perché in questa recensione
TITOLO ORIGINALE: Angel Has Fallen. GENERE: Azion, Thriller. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Ric Roman Waugh. CAST: Gerard Butler, Morgan Freeman, Piper Perabo, Lance Reddick, Jada Pinkett Smith, Nick Nolte, Tim Blake Nelson, Chris Browning, Danny Huston, Michael Landes, Joseph Millson. DURATA: 120 min. DISTRIBUTORE: Universal Pictures. USCITA CINEMA: 28/08/2019.
Mike Banning (Gerald Butler) ha alle spalle una lunga carriera di guardia del corpo dei Presidenti degli Stati Uniti. Data la sua esperienza, il Presidente Allan Trumbull (Morgan Freeman) gli offre un incarico di alta responsabilità come capo della sicurezza. Ma questo è un lavoro che non conosce soste e così, durante una vacanza di pesca al lago, i due subiscono un attentato. Il capo di Stato finisce in coma e Banning si ritrova principale sospettato del tentato omicidio. In fuga sia dai cospiratori che vogliono incastrarlo, sia dall’FBI che lo ritiene colpevole, non ha che una persona a cui chiedere aiuto. Suo padre (Nick Nolte), ex militare eremita paranoico che vive tra i boschi una vita senza tecnologia.
Di certo non possiamo dire che questo film ci soprenda. Anzi, il filo conduttore della pellicola sembra essere la banalità. A partire dalla data di uscita, che ha rispettato la cadenza triennale dopo Attacco al potere – Olympus Has Fallen (2013) e Attacco al Potere 2 (2016). Per poi proseguire alla trama di Attacco al potere 3 che, come vedremo in questa recensione, abbraccia tutti i cliché del genere senza sorprese.
Si volta pagina ma non troppo | Recensione Attacco al potere 3
Ci sono alcuni cambiamenti rispetto ai film precedenti. Innanzitutto Allan Trumbull, dopo due film da vice, è diventato presidente degli Stati Uniti. Nessun cenno al vecchio presidente Asher (Aaron Eckhart) con cui Banning aveva un rapporto strettissimo e nessuna spiegazione nella sceneggiatura, che già per questo non appare completa. Peraltro a causa di vicissitudini nella produzione anche l’attrice che interpreta Leah, la moglie di Banning, è cambiata. Insomma, sembra che la volontà di creare una saga sia in realtà passata in secondo piano, mantenendo l’obiettivo però di sfornare film a cadenza fissa.
In questo contesto appare rivedibile la svolta intimista di questo capitolo. Un Banning decisamente in là con l’età comincia a prendere coscenza dei resoconti della propria vita. Per la carriera si è allontanato dal padre e rischia ora di allontanarsi dalla famiglia, alla quale si è anche aggiunta una figlia. Questo tentativo di aggiungere profondità alla trama appare però grossolano, solamente accennato. Perché la creazione di un protagonista che non riesce a fare a meno di rischiare di essere ammazzato per lavoro è talmente sedimentata nei precedenti film che sembra impossibile pensare a un cambiamento del personaggio, che mostrato in altre vesti non è credibile.
Un cast stanco | Recensione Attacco al potere 3
Ma forse il vero problema di questa saga è proprio Gerard Butler. Ormai imbolsito e goffo, non sembra poter dare vita a un action hero autentico. Sia come recitazione che come fisicità si trova indietro rispetto a colleghi come Tom Cruise, Keanu Reeves o Liam Neeson, solo per citarne alcuni che più di recente hanno prestato il volto a saghe memorabili. Già poco credibile dalla sequenza iniziale di allenamento, trova nel corso del film varie persone palesemente disposte a farsi picchiare. Sembra anche molto lontano dal se stesso di 300, non dando mai l’idea di essere un’autentica minaccia per gli ingiusti. Una nota stonata all’interno di un cast già di per sé sciapo.
In effetti l’altra co-star, Morgan Freeman, sembra quasi sforzarsi per non eclissare quello che dovrebbe essere il protagonista. Il suo personaggio è credibile, come sempre, anche se la sua messa in secondo piano lascia un po’ l’amaro in bocca. Un altro membro del cast di grande esperienza è Nick Nolte, decisamente adatto a vestire i panni del disadattato. Riesce, almeno lui, a dare una vena comica a un film che, altrimenti, sarebbe esageratamente e insensatamente serioso. Per il resto abbiamo un universo di personaggi tipizzati nei propri ruoli, senza un minimo di approfondimento. Insomma, anche dal cast non arriva materiale per poter salvare la saga.
Una saga che avanza ma non decolla | Recensione Attacco al potere 3
Quello che manca di più a questa saga, in definitiva, è l’audacia. Quelle citate sono pur sempre infarcite dei cliché del genere. Ovviamente l’iperbole è la regola, alcune leggi basilari della fisica vengono ignorate a favore della spettacolarità o della riuscita della missione dell’eroe, che inevitabilmente riesce. Il fatto è che qui, come nei primi due capitoli, il sacrificio della verosimiglianza è totalmente vano.
La spettacolarità è infatti di un’ordinarietà svilente, per cui non rimane veramente niente da ricordare. Il film è tutto un susseguirsi di espedienti già visti, dinamiche iper abusate e ironia superficiale. Così quello che sarebbe dovuto essere il capitolo più introspettivo della saga diviene quello più insipido. E rappresenta l’ennesima falsa partenza di una saga che sembra non poter fare uno scatto di livello.
L’angelo è caduto, come le palpebre degli spettatori
In questa recensione di Attacco al potere 3 dobbiamo concludere che questo terzo capitolo, invece di risolvere i problemi dei primi due, li riprende e forse li aggrava. Assoluta mancanza di tensione e svogliatezza del cast sembrano i tratti caratterizzanti di una saga noiosa, che non sembra avere speranze per il futuro.
Punti a favore
- Alcune sporadiche scene ben congegnate
- Un buon Nick Nolte
Punti a sfavore
- Il cast frammentario e poco credibile
- La trama noiosa
- Il tentativo di dare una svolta introspettiva
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