Cosa vuoi fare da grande? L’astronauta! Il cortometraggio scritto e diretto da Marco Renda sembra riportare tutti ad una fase di innocenza e sogno. Ecco la recensione di Apollo 18
TITOLO ORIGINALE: Apollo 18. GENERE: drama. NAZIONE: Italia. REGIA: Marco Renda. CAST: Alfoso di Giacomo, Suragi assassaba, Roberto Chevalier. DURATA: 8 min. DATA DI PRESENTAZIONE: 2 novembre 2020.
La trama | Recensione Apollo 18
La dimensione del sogno e della speranza di un bambino che vuole arrivare sulla luna. Il suo shuttle una bici camuffata posizionata su una rampa di lancio e la sua luna una spiaggia deserta. All’improvviso un “incontro ravvicinato” lo riporta alla realtà e lo mette di fronte ad una chiara e drammatica similitudine.
La speranza di arrivare lontano
Apollo 18 fa chiaramente riferimento allo sbarco sulla luna del 1969 e nel cortometraggio funge da “ispirazione” al giovane protagonista per le proprie fantasie da aspirante astronauta. Il ragazzino è solo, gioca con l’immaginazione ma nella spiaggia è completamente solo con la sua biciletta foderata di alluminio per simulare una navicella spaziale. La storia evoca un sogno, una speranza e la voglia di attraversare un lungo viaggio per arrivare al proprio obiettivo. “Un piccolo passo per l’uomo un grande passo per l’umanità ” è proprio la frase che condensa il senso dell’intero cortometraggio. Il bambino si troverà ad affrontare un altro personaggio, qualcuno che un lungo viaggio lo ha affrontato davvero e che lo ha fatto con la speranza nel cuore e la disperazione negli occhi.
Tecnicamente rivedibile | Recensione Apollo 18
Se a livello narrativo ci troviamo di fronte ad un racconto commovente e sentito dal punto di vista tecnico c’è qualche errore che potrebbe inficiare la a visione, ma non certo il messaggio globale. La regia è poco “esperta” non ha uno stile definito, il montaggio è un po’ caotico e il continuo passaggio di inquadratura fra campi larghi, primi piani e pezzi di vecchi documentari dello sbarco sulla luna rendono la fruizione da parte dello spettatore più difficile del necessario. La fotografia è buona, ma non incisiva e il sonoro risulta eccessivamente didascalico nel tentativo di arrivare “ruffianamente” all’animo dello spettatore.
Tentativo non necessario perchè la storia è veramente molto toccante e di ispirazione, il messaggio arriva dritto al cuore senza essere in alcun modo forzato o sentimentale.
Conclusione
Apollo 18, presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2020 è un cortometraggio che parla all’anima, non privo di difetti, ma sopra ai quali si può passare grazie ad un messaggio profondo e di grande emozione. Un’opera che vale la pena guardare per tornare umani e anche un po’ bambini.
Punti a favore
- Trama
- Narrazione
- Messaggio toccante
Punti a sfavore
- Regia
- Montaggio
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