Che i vari Dark Souls siano diventati titoli quasi di “costume” non è un segreto. La loro funbase è sempre più grande e, da gioco decisamente di nicchia, la saga dei Souls si è pian piano ritagliata una bella fetta di mercato. Noto per la sua difficoltà e per altri motivi Dark Souls è diventato un colosso dell’industria dei videogiochi
Ho deciso di raccogliere quelli che, a mio avviso, sono i 5 punti di forza della saga di Dark Souls. Saga che da sola è riuscita quasi a riscrivere il genere degli action-adventure (anche se so che non si limita a questa categoria, è difficile inquadrare in una sola macro-area un titolo del genere e per questo chiedo venia in anticipo).
La saga di Dark Souls non è priva di difetti ma, nonostante ciò, si è imposta come serie di prima qualità nel mondo dei videogiochi. Vediamo i cinque punti forti di questa saga
Nonostante il livello tecnico delle produzioni From Software non sia fra i più alti in circolazione, la serie Souls vende un sacco di copie e continua a far palare di sé. Sono presenti le compenetrazioni poligonali, il frame rate un po’ troppo ballerino e altri difetti tecnici non indifferenti ma, nonostante tutto questo, Dark Souls viene idolatrato da tantissime persone. Cosa ha di speciale questa saga? Cosa nasconde nelle sue viscere? Ogni risposta a tempo debito!
Un elemento fondamentale è sicuramente il gameplay. Una giusta miscela fra tatticismo e abilità
Si potrebbe parlare per ore di quante possibilità offre il gameplay dei Souls, delle sue armi e della possibilità di plasmare il proprio personaggio in ogni sua caratteristica. Ma mi vorrei soffermare come primo punto su qualcosa che potrebbe sembrare più effimero, più “banalotto”.
Considerate questo primo punto come un antipasto di quello che vi aspetta. Per cominciare vorrei discutere dei “muri invisibili” o pareti illusorie se preferite. Una trovata che conferisce alla saga Souls un alone di mistero in più (come se ne avesse bisogno). I muri invisibili non sono un becero pretesto per incaponirsi nella ricerca di qualche scrigno in grado di farci ottenere un equipaggiamento migliore. Talvolta nascondono vere e proprie aree segrete inaccessibili senza la giusta caparbietà. Interi livelli nascosti che possono nascondere dietro i lori impervi percorsi parti di storia, boss segreti e sorprese inaspettate.
A qualcuno i corridoi invisibili potranno sembrare una trovata inutile oppure una semplice “furbata” ma, per chi ha giocato i titoli di cui sto parlando, questi muri hanno un fascino che spazia fra l’etereo e il mistico. Questo è il primo dei cinque punti che a mio avviso rende Dark Souls un gioco senza tempo.
Un altro aspetto caratterisitco della serie Souls sono i falò. Punti di salvataggio e unico modo per non perdere i propri progressi
Come per altri aspetti presenti in Dark Souls anche i checkpoint hanno un valore aggiunto. In altri titoli (anche in molti) si trova il sistema di salvataggio temporaneo ma, nella serie Souls, l’importanza che viene data ad un semplice punto di ritorno è talmente grande che il tutto acquisisce un valore aggiunto.
Tutta la lore di Dark Souls, tutto il mondo vivo o morto che sia, riconduce ad un unico soggetto: il fuoco. Tutta la magia che circonda il vostro percorso nelle terre dei non morti è vincolata al fuoco. La stessa energia vitale si ricarica attraverso le “estus”, le piccole borracce contenenti fuoco liquido. In poche parole in Dark Souls non è realmente importante il falò in sé ma è l’enfatizzazione che gli viene assegnata a renderlo quasi una sosta onirica, sospesa fra due mondi.
Altro punto di forza che ha reso grande Dark Souls è il suo level design
Da sempre esistono le “speedrun” se ne parla da molto tempo a partire da Super Mario arrivando a Nioh, passando per Resident Evil. Ma tutto ha un sapore diverso quando la corsa è fatta su un Souls.
Uno dei motivi per cui Dark Souls è apprezzato, rimane sicuramente la cura della sua mappa di gioco. Ogni nemico è aggirabile o può essere ucciso nelle maniere più disparate. Non esiste un luogo inaccessibile o salto che non vale la pena tentare. Il giocatore è spinto da una forza inspiegabile a tentare di raggiungere quel dato luogo. magari morendo nel tentativo anche più e più volte. Ma se mai si riuscirà ad arrivare nel tanto agognato punto, che fino a qualche istante prima era vergine e inaccessibile, l’entusiasmo e la soddisfazione sapranno ripagare cotanta caparbietà.
Un’altra parte fondamentale del level design dei Souls è dato dalla possibilità di vivere un mondo interconnesso che darà spazio di scelta e di manovra al giocatore. Inoltre con la giusta acutezza si saprà sempre dove ci si trova e che strada si è percorsa. Non è strano per un giocatore Souls guadare da un ponte o da una balconata e riconoscere una strada, un ponte o un’area visitata in precedenza.
La storia o meglio la “lore” di Dark Souls è avvolta nel mistero, mai chiara e mai raccontata a pieno. E questo, a mio avviso, è un altro punto incrollabile della saga
La trama di Dark Souls non è raccontata attraverso lunghe cut-scene o dialoghi illuminanti ma viene espressa nella lettura degli oggetti, delle armature, del paesaggio e in altri mille dettagli fugaci, in grado di nascondersi ad un occhio poco attento. Per molti questo è un male ma rimane palese che è un punto di unicità della saga.
La storia raccontata nel mondo dei non morti è inaccessibile a molti che comunque apprezzano il titolo per quello che offre, al di là della trama che racconta. Ma la voglia di scoprire di più, di leggere ogni documento e ogni descrizione fa sì che questa saga aleggi nel mistero più assoluto. Lo stesso Miyazaki, autore di quasi tutti i capitoli, ha confermato di aver lasciato dei “buchi” narrativi all’interno delle sue opere in modo che possano essere colmati dal suo pubblico. Tutto questo per far sì che ogni giocatore possa raccontare la sua storia. So bene che quello che ho appena detto potrebbe sembrare una bella scusa per coprire una lavoro fatto mediocremente (e forse è anche così) ma è inopinabile che questo modo di scrivere la storia abbia creato delle community pronte a discutere sulle teorie sviluppatesi. E non è possibile dimenticare storie, che se pur non completamente chiare, rimangono vivide nella memoria: come ad esempio può essere quella di Artorias e Sif oppure quella di Solaire. Ci sarebbero molti altri esempi ma preferisco lasciare spazio alla vostra fantasia, in puro stile Souls.
L’ultimo, ma non per questo meno importante, punto che voglio toccare sono le boss-fight da sempre croce e delizia di questa saga
Come detto in precedenza il gameplay di Dark Souls è una parte fondamentale del gioco ma non mi voglio soffermare sui classici discorsi che si fanno quando si tratta l’argomento boss in Dark Souls. Tralascerò il discorso legato ai pattern dei nemici, ai loro attacchi e ai mille e più modi per uscire vittoriosi da una battaglia.
Quello di cui vorrei discutere è la parte più “eterea” del combattimento, ossia il loro comparto artistico: le arene spettrali o evocative e le musiche che accompagnano le gesta del nostro campione delle ceneri.
Prima ho citato Artorias che forse è uno dei personaggi più iconografici di questa saga. Lo si conosce durante una Boss Fight ma la sua storia ha legami più profondi, intrinsechi nel mondo di gioco. La storia che viene raccontata attraverso più battaglie e più testimonianze. Racconta di un cavaliere perso nell’oscurità per perseguire la sua vocazione. Una vocazione di giustizia e di cavalleria che purtroppo finisce in un mondo di corruzione e oscurità. Ma quello che lascia è impagabile.
L’incontro con il suo fedele compagno Sif “il Grande Lupo Grigio” e la battaglia che siamo obbligati a sostenere con esso è forse la più difficile dell’intera saga. Non per il livello di sfida, ma per il legame che siamo obbligati a spezzare. Una volta terminata la battaglia ogni giocatore proverà un senso di sconfitta, nonostante il corpo esanime della maestosa bestia si pari d’innanzi ai nostri occhi.
Spiegare le emozioni che si provano è impensabile senza esserci passati in prima persona ma, per chi non ha avuto questa fortuna, posso citare un altro esempio sito in un altro videogioco ma che comunque conserva la stessa carica emotiva. Nel primo Metal Gear Solid si deve affrontare lo scontro con Sniper Wolf, una bellissima donna cecchino, che saremo obbligato ad uccidere. Le emozioni saranno pressoché le stesse: una vittoria amara che sa di sconfitta, una vittoria che mai avremmo voluto ottenere.
Il mio articolo termina qui ma volevo fare una piccola precisazione prima di concludere. So bene che ci sarebbe moltissimo altro da dire e che forse questi 5 punti non sono i fondamentali motivi per cui Dark Souls ha riscontrato tutto questo successo. E capisco anche che le mie parole abbiamo un “sapore” di soggettività, ma cosa non è soggettivo in Dark Souls?
Lascia un commento