Il vino è amore, tradizione, bellezza. Riprodurre l’arte del fare vino in un videogioco è stata sicuramente un’originalissima idea da parte di General Interactive Co. Il team ha infatti proposto al pubblico il suo Terroir, a wine tycoon simulator
Questa recensione, si riferisce alla versione 2.0 del gioco: avendo provato le versioni precedenti del titolo posso constatare con piacere che il team si è impegnato nell introdurre alcuni elementi e sistemarne altri. Inoltre, sebbene il gioco sia disponibile esclusivamente in lingua inglese non preoccupatevi: con un dizionario a portata di mano, non sarà difficile destreggiarsi.
Un Calice
Sono un appassionato di vini e, sinceramente, in Terroir riponevo la speranza di poter simulare una mia ipotetica cantina, capace di primeggiare per la qualità dello Chardonnay, la varietà di vino che più amo. Invece, per il mio peccato di consumare abitualmente alcol di scarsa qualità durante le mie serate da universitario, sono stato punito con un gioco che mi fa annegare in un rosso… di rabbia.
Sono sinceramente deluso perché, ad una prima partita, il titolo sviluppato da General Interactive Co. sembrava parecchio promettente ed interessante. Tuttavia, alla fine della mia carriera da imprenditore vinicolo sono rimasto solo con un calice di Caubernet stopposo.
Terroir: buona la prima!
Alla mia prima partita sono andato in bancarotta dopo soli dieci minuti. Eh, va be’, lo sapevo che sperperare i miei soldi non avrebbe portato a nulla: ho bruciato la mia attività in partenza. Peccato per i miei tre terreni di Chardonnay: sono andato in fallimento prima del raccolto, avendo esaurito completamente le mie riserve.
Per fortuna non avevo nessun dipendente e giocavo in modalità facile. Il titolo presenta infatti tre livelli di difficoltà: facile, medio e difficile. Come potrete immaginare, la prima modalità vede un maggior quantitativo di denaro e una minor possibilità che le piante si ammalino o muoiano. Nella difficoltà media, si hanno meno soldi e, insomma, ci siamo capiti.
Ma vediamo come si gioca al viticoltore.
Buona la seconda!
Per recepire al meglio le meccaniche di gioco, ho iniziato, anche la seconda volta, in modalità facile. Un tutorial ben fatto ci guiderà passo dopo passo per il primo anno di attività (nella prima run avevo silenziato il tutorial, sacrificando la mia veste da recensore in nome del cazzeggio). Sarà molto comodo poter consultare sempre le voci del tutorial cliccando sull’apposita icona con libro in sovrimpressione.
Vediamo insieme le caratteristiche principali della vinificazione in Terroir
Descriviamo subito le varie fasi in cui si articola il gameplay. Dopo aver piantato le nostre vigne, in attesa del raccolto, possiamo organizzare i nostri possedimenti. Inoltre, una volta costruito il casotto dei dipendenti possiamo fargli mettere a punto dei pesticidi e altre medicine in modo da facilitare la buona riuscita del nostro raccolto. In seguito al raccolto, disponibile da settembre a novembre, dovremo vendemmiare. Dunque si alterneranno le tre fasi di pressatura, fermentazione e invecchiamento. Infine potremo imbottigliare i nostri prodotti. La qualità del raccolto sarà influenzata dal tempo atmosferico, di cui parleremo tra poco.
Nelle tre fasi di produzione potremo modificare i quattro indici (che variano entro i valori da 1 a 10) che designano il vino, in questo titolo: Acidità, Dolcezza, Solfiti e Corposità. Nel caso durante l’anno le condizioni atmosferiche siano state ottimali, partiremo da un buon punto in fase di pressatura.
Ma è durante l’intero processo di vinificazione che dovremo “fare il vino buono”, alterando i 4 valori. Dovremo poi far assaggiare il nostro prodotto alla critica, la quale valuterà il nostro vino e gli assegnerà un costo. Saremo infine in grado di assegnare il vino a uno dei quattro venditori disponibili.
Una nota carina del gioco è che ogni vino ha bisogno di una determinata combinazione numerica per risultare buono, e Terroir stesso ci invita a sperimentare anno dopo anno per perfezionarci e ottenere un prodotto impeccabile.
Anno dopo anno il nostro obbiettivo è quello di espandere l’attività diventando miliardari
Abbiamo la possibilità di conseguire un prestito dalla banca agricola per finanziare la nostra attività, con un sistema che ritengo azzeccato: a seconda nei nostri punti fama, ottenibili vendendo buon vino, potremo ottenere un prestito massimo pari alla somma di questi punti moltiplicata per 2.000. Il prestito dovrà essere restituito entro un massimo di cinque anni e, nel caso non ci dovessimo permettere di farlo, andremo in bancarotta perdendo la partita.
Purtroppo la nostra reputazione scenderà in un attimo nel caso non dovessimo produrre costantemente dei pentastellati. Questo intaccherà una nostra eventuale strategia di gioco.
Il gioco è dotato anche di un sistema di ricompense casuali molto interessante: ogni volta che otterremo un vino a cinque stelle potremo pescare una carta possibilità o circostanza, un po’ come a Monopoli. Si vede che sono fortunato in amore, perché qui ho avuto una sfortuna nera ogni volta: per colpa dei ladri ho perso una montagna di denaro. Ma magari a voi andrà meglio, io intanto mi faccio un gratta e vinci.
La parte “attiva” è tutta qui, ora passiamo al resto.
Il meteo “infallibile” di Terroir
Dopo aver piantato, ho aspettato che un bel bollettino meteo mi facesse sperare in un buon raccolto. Ma invece ho constatato con piacere che il tempo atmosferico viene generato casualmente, mese dopo mese: potrete avere un raccolto buono o uno cattivo senza avere nessun ruolo attivo. Non considerando ovviamente la cura delle vigne in senso stretto: chiaramente applicare le medicine e potare non potrà evitare spesso una catastrofe.
L’esposizione alla luce (ripeness) deve rientrare nella fascia 4-6 per essere ottimale: nel caso in cui siano sovraesposte al sole oppure alla pioggia, otterrete sempre un liquido all’apparenza imbevibile.
Dunque, in Terroir giocheremo usufruendo di una classica visuale isometrica con vari pannelli esagonali che possono contenere tre tipologie di elementi di gioco. Escludiamo l’esagono centrale dove si trova la nostra cantina, ovvero un mini chalet di montagna che al suo interno ha magicamente tutti gli enormi macchinari necessari a pressare il vino, farlo fermentare e farlo invecchiare.
Allora, abbiamo: il vigneto, le strutture accessorie e i fattori ambientali. A seconda del terreno presente, a scelta tra argilloso, sabbioso e secco, potremo piantare le 7 varietà di vino disponibili in-game. Le strutture accessorie sono quelle che ci permettono di migliorare l’arsenale da utilizzare, come il capanno dei dipendenti per fare ricerca, l’osteria e il castello per avvalorare il nome della nostra cantina e far costare di più i nostri prodotti. I fattori ambientali sono il lago e la foresta, che permetteranno alle terre adiacenti di far produrre più uva ed essere più longeve.
E infine ci sono una serie di orpelli superflui per decorare il nostro ambiente di gioco, come i camerini per i dipendenti e delle sdraio. E ci siete voi che vi chiederete a cosa serva spendere 100 dollari per un camerino da spiaggia da sistemare vicino ad una cantina di vini.
Ma più che accessori, dovremo utilizzare i nostri soldi per sbloccare “potenziamenti” da utilizzare durante la vendemmia per raffinare al meglio il vino. Questi potenziamenti tuttavia non vi saranno esattamente necessari, e ne lascerete dietro più di uno.
Ma ora digrediamo un attimo: avete immaginato come potrebbero essere rese in un videogioco tutte queste cose? A parte il camerino e le sdraio, vi immaginereste un qualcosa dal tono nostalgico, un tono grafico capace di farvi quasi odorare la bontà dei vostri vini.
Grafica minimale sì, ma va così così
Capisco in un indie la necessità di rendere la grafica minimale, anche in modo da rendere il gioco più leggero e forse accessibile, oltre perché così lo si può giocare ovunque con un computer anche non troppo recente (le specifiche minime parlano di un Core 2 Duo 2.4 Ghz), ma avendo l’impressione di trovarmi di fronte ad un gioco mobile ho storto un po’ il naso sinceramente.
Ma non sarei stato così seccato se non avessi sperimentato rallentamenti vari nel corso delle partite. E soprattutto il fatto che il gioco non autoregoli la messa a fuoco delle finestre di gioco quando si zooma, così da risultare quasi impossibile giocare da una visuale ravvicinata.
Ah, e parlando di un comparto visivo fastidioso, non posso che parlarvi di quello sonoro. Gli fx sono ok, ma le musiche sono due in tutto il gioco e sono noiose e soporifere: adatte per addormentarvi tra i campi ma non per sostenere una partita che supera i cinque minuti.
Raschiamo il fondo del barile di questa recensione
Vi ho introdotto alle meccaniche di questo gioco e alle sue problematiche tecniche e grafiche. Sebbene non possa dire che questo sia un gioco effettivamente brutto, non posso nemmeno definirlo bello. Inutile girarci intorno: i tanti difetti del gioco faranno sì che dopo una manciata di ore ci si stanchi del titolo, riponendolo nello scaffale virtuale senza più cliccare sulla sua icona.
Questo gioco è quasi sufficiente, ma solo perché l’elemento fortuna potrebbe anche piacere a qualcuno. Ma è comunque molto interessante scoprire qualcosa in più sui vini ed esibire le proprie doti da Sommelier acquisite con tanto sudore (e imprecazioni).
Terroir: viticoltori da strapazzo
Il gioco può essere salvato in qualunque momento: salvate quando la fortuna vi arride e ricominciate la partita quando il caso ucciderà i vostri vigneti.
Non resta che dire…Cin Cin, alla vostra!
Punti a favore
- Tematica e premesse originali
- Ti stimola a trovare la migliore alchimia per i vini
- Meccaniche in teoria buone, ma...
Punti a sfavore
- Il tempo atmosferico è del tutto casuale
- La varietà del gioco è limitata
- Il comparto grafico e sonoro lasciano a desiderare
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