Starlink: Battle for Atlas non è solo un gioco ma è anche un giocattolo: scopriamo tutti i dettagli nella nostra recensione
All’interno del mercato videoludico sembra esserci una costante: nel marasma di prodotti (sempre più) digitali, dove tutto ciò che conta è “dentro la TV e dentro la console”, alla fine ritornerà sempre la passione per la plastica. Non pezzi di plastica a caso, chiaramente, ma modellini e statuine, oggetti che vogliono diventare (e in alcuni casi ci riescono con successo) di collezione, ma che al tempo stesso sono fondamentali per la nostra esperienza di gioco.
Anche senza andare troppo indietro, pensiamo a Skylanders, Disney Infinity, agli Amiibo o Nintendo Labo, che sostituisce la plastica con il cartone, ma sorge sopra lo stesso concetto. Ora anche Ubisoft si lancia nella sfida con una nuovissima IP a tema spaziale: Starlink: Battle for Atlas.
Scopriamo cosa ne pensiamo nella nostra recensione.
Prima del videogioco | Starlink: Battle for Atlas Recensione
Giocare a Starlink: Battle for Atlas, come avrete intuito, inizia anche prima dell’avvio del gioco e, per alcuni, potrebbe anche continuare a televisione spenta. L’opera di Ubisoft si costruisce (letteralmente, una volta tanto) attorno al modellino di un’astronave, alla quale si sommano un pilota e due armi. Tramite un dock apposito, dobbiamo montare queste componenti per formare una navicella funzionante: il dock deve poi essere collegato tramite relativo cavo (lungo più di due metri) a una delle porte USB della console e deve poi essere agganciato al controller.
L’astronave è composta dall’abitacolo sul quale sono presenti due prese: sulle prese troverete già montate le ali, ma è possibile staccarle per sostituirle con quelle di altri navicelle (vendute fuori dallo Starter Pack). Potete anche usare una navicella senza ali (sia per fini estetici che per fini ludici) attaccando direttamente le armi, oppure potete montare altre ali sopra quelle già connesse (fino a un massimo di tre per lato). Alla fine, però, dovrete montare le armi, vero fulcro dell’esperienza ludica.
I modellini di armi e navi sono ben realizzati e molto solidi: ammettiamo di aver speso diversi minuti a contemplarle e, tra i fan del genere, siamo convinti che possano diventare facilmente dei piccoli pezzi da collezione. I personaggi, invece, sono meno intriganti, sia poiché sono piccoli (e i dettagli quindi ne risentono) ma anche perché finiscono nascosti all’interno dell’abitacolo della nave, risultando invisibili e, a dirla tutta, scomodi da togliere (un bambino piccolo non ce la farà mai da solo).
La comodità, infatti, è un elemento da non sottovalutare: l’idea di Starlink è che il giocatore possa (e voglia) cambiare in ogni momento qualsiasi componente. Principalmente, dovremo sostituire l’arma – ce ne sono tre nel pacchetto base – per poter adattare la nostra tattica offensiva alla situazione. La fase di smontaggio e montaggio delle armi è facile e veloce ma sopratutto rende l’esperienza più fisica e divertente. Proprio per questo, ci sentiamo di consigliare l’acquisto immediato di un pacchetto di armi extra (due armi per pacchetto, costo base 15€).
Dal reale all’immaginario | Starlink: Battle for Atlas Recensione
Appena sarete armati a dovere, potrete buttarvi nell’epopea spaziale di Starlink: Battle for Atlas. La trama vede un gruppo di esploratori (per lo più umani) che raggiungono un sistema alieno, Atlas per l’appunto, e vengono assaliti da una setta religiosa in cerca del Nova, una superfonte di energia che il capo della spedizione Starlink è stato in grado di raffinare. La trama segue uno schema abbastanza abusato ed è più che altro una scusa per muovere i personaggi da un pianeta all’altro. Obbiettivo, tra l’altro, raggiunto in pieno. Pad (e navicella) alla mano, il nostro compito è di combattere un’invasione robotica e sconfiggere il leader della Setta, ma per farlo dobbiamo liberare i sei pianeti di Atlas.
All’interno di una struttura da sandbox, troviamo uno sparatutto in terza persona estremamente dinamico e denso di contenuti, per quanto ripetitivo. Ogni mondo ci chiede di fare le stesse cose: distruggere postazioni nemiche, abbattere il boss e costruire postazioni alleate che ci riforniscono di electrum (una delle monete di gioco) o che difendono il pianeta in nostra assenza.
Il gioco, infatti, rimane vivo anche mentre noi siamo lontani da uno dei sei mondi: i nemici hanno una gerarchia semplice ma efficace che ci chiede di ritornare regolarmente sui pianeti visitati, sopratutto se non abbiamo posizionato sufficienti armerie difensive. In pratica, nella seconda metà di gioco gli avversari disporranno di navi spaziali che inviano sui pianeti i Prime, enormi boss che creano al proprio passaggio gli Estrattori, ovvero strutture che fanno spawnare normali nemici. Ogni elemento rende più forte il successivo: abbattere una nave spaziale con i Prime attivi e potenziati dagli Estrattori è folle, molto meglio iniziare da questi ultimi per renderci la vita più facile (o anche no, se volete aumentare la sfida: vi assicuriamo però che i nemici potenti possono dare diversi grattacapi).
Nel mezzo di tutto questo, dovremo raccogliere le mod, potenziamenti per l’abitacolo e le armi. I power up non sono totali, ovvero dovremo sempre decidere a cosa dare priorità: preferiamo essere veloci e agili nelle curve e acrobazie, oppure meglio essere resistenti e con molta energia per sparare più a lungo? In ogni momento possiamo variare le carte in tavola per adattarci alla situazione.
A conti fatti, Starlink è un “insieme di situazioni”, una lunga sequenza di missioni secondarie, di piccoli compiti (abbatti quello, recupera questo, va lì e là…) che richiedono alcuni minuti per essere risolti ma che non sembrano finire mai. Quanto questo sia negativo dipende anche molto dai gusti di ognuno, ma possiamo assicuravi che dentro tutto ciò vi è uno sparatutto divertente in ogni istante. Sia che ci troviamo su un pianete, a combattere a livello del terreno sparando, saltando e facendo capriole in aria, oppure che galleggiamo nello spazio aperto, con l’iperguida interrotta da una trappola spaziale dei predoni, Starlink non stanca.
Il ritmo delle battaglie è alto, l’ottima grafica cartoonosa e coloratissima rende spettacolare ogni scontro e l’opera intera ti spinge a dire “ancora una missione e poi spengo”. Aiuta anche il fatto che sia possibile premere un tasto per farsi indicare l’obbiettivo secondario (che a conti fatti è primario) più vicino, per abbattere una postazione o ottenere un potenziamento senza nemmeno dover aprire la mappa. I più piccoli avranno tantissimo da fare e i più grandi potrebbero alzare il livello di difficoltà per essere coinvolti in epicissime battaglie sci-fi.
Fascino sci-fi | Starlink: Battle for Atlas Recensione
L’opera può essere giocata anche al 100% in digitale (e in tal caso si hanno più armi e navi, cosa utile ai fini ludici), ma perde sicuramente parte del fascino. Questo è il punto focale di Starlink: pur peccando di un certa ripetitività e di una certa semplicità per meccaniche e narrativa, l’opera ha fascino e diverte. I modellini gli danno quel tocco in più e la frenesia di sparare a tutto e raccogliere ogni cosa fa il resto. Starlink: Battle for Atlas è un primo interessantissimo passo e siamo curiosi di vedere come si evolverà.
- In Starlink: Battle for Atlas sei a capo di un'eroica squadra di piloti interstellari con l'obiettivo di liberare il sistema solare Atlas dalla Legione Dimenticata
- Prepara il tuo arsenale e adattalo per surclassare i tuoi nemici con Grandinatore e Meteora Mk.2
- Pacchetto pilota Eli Arborwood con la sua abilità pilota: Pistolero
Punti a favore
- Divertente e dinamico
- I modellini danno un tocco in più
Punti a sfavore
- Ripetitivo, come molti sandbox
- Costoso per i collezionisti
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