Ni no Kuni II cerca il consenso in occidente ma forse dimentica troppo rapidamente il passato: scopriamo tutti i dettagli nella nostra recensione
Ni no Kuni II: Il Destino di un Regno è l’attesissimo seguito di Ni no Kuni: L’ira della Strega Cinerea. Stiamo parlando un JRPG, disponibile su PlayStation 4 e PC, sviluppato da Level-5: un’opera dal cuore giapponese che guarda però verso occidente. Cerchiamo di capire cosa c’è di buono (e cosa no) nella nostra recensione.
Ni no Kuni II: seconda volta nel secondo regno | Recensione
L’opera si apre su Roland: un uomo che, in seguito a un incidente, si ritrova in un altro mondo. Roland non ha tempo però per sorprendersi: nella città in cui si è risvegliato, Gatmandù, è in corso un colpo di stato e il giovane e inesperto principe Evan sta per essere ucciso. Roland lo salva e lo aiuta a fuggire. I due decidono di unire le forze per creare un nuovo regno: insieme a molti altri alleati viaggeranno per il mondo e dovranno confrontarsi con una minaccia oscura.
Una classica impostazione da favola, corroborata da una vera e propria divisione in capitoli con tanto di voce narrante che riassume, ad ogni conclusione, i successi dei protagonisti. La natura da favola porta con sé una sensibile leggerezza strutturale e contenutistica: i problemi si presentano e si risolvono in poche battute e i personaggi non andranno molto oltre il “ti conosco da 5 minuti ma mi piace il tuo sguardo, dedicherò la mia vita a te!”. Essenziale o banale: dipende anche dai gusti. Il mondo narrativo, inoltre, rigetta varie idee del primo gioco, ponendosi più come un reboot che come un seguito. Le missioni secondarie, infine, sono per lo più fetch quest con giustificazioni narrative che molti inizieranno a skippare ben presto.
Ni no Kuni II: meraviglie imperfette | Recensione
Innegabilmente, però, il mondo di Ni no Kuni II è una piccola meraviglia. Le città di gioco e i dungeon di trama sono colorati e vivi, grazie alle ottime musiche e allo stile da anime ottenuto tramite una sublime gestione del cel-shading: i personaggi giocabili, ad esempio, sono tra i più belli visti ad oggi. Il cel-shading lascia il posto a una grafica dal taglio più realistico, per la world-map, con personaggi che diventano action figure formato chibi. Il salto stilistico è sensibile, ma dipende dal gusto del singolo. L’impressione è che la scelta sia derivata dall’impossibilità di gestire l’intera opera in cel-shading, tecnicamente più complesso da creare e ottimizzare. Ni no Kuni II, infatti, fatica a mantenere un frame rate costante già così com’è. Inoltre, uno spiccato effetto pop-up infastidirà le vostre esplorazioni nei dungeon più grandi.
Difetti sensibili e che rendono l’esperienza non catastrofica ma spiacevole in alcune situazioni: un peccato vista la bontà ludica dell’opera. Ni no Kuni II abbandona l’ATB del primo capitolo in favore di un action che potremmo definire “stratificato”. Gli scontri contro i gruppi di nemici avvengono in tempo reale: noi controlliamo un personaggio a scelta del team mentre gli altri vengono gestiti dall’IA. Si combatte con attacchi melee, dalla distanza e con abilità: queste ultime due richiedono MP per essere usate. Gli MP sono pochi e si consumano con un paio di attacchi speciali: per ricaricarli, si deve attaccare con le armi da mischia. Ci si ritrova quindi a destreggiarsi (con parate e schivate) sul corto raggio per poter caricare una mossa che faccia piazza pulita dei nemici con rapidità. Se non siete avvezzi all’action, non preoccupatevi: schivare e parare è necessario ma non troppo complicato.
A questo si somma il fatto che le armi equipaggiate (tre, switchabili in ogni istante) si caricano ad ogni colpo eseguito: raggiunto il 100%, la successiva abilità usata avrà un bonus di danni. Inoltre, le abilità ottengono altri bonus se combinate con i giusti cioffi, spiritelli elementali che fanno parte del team da combattimento e che dispongono di mosse uniche da attivare durante lo scontro. Si plasma quindi un sistema che mescola equipaggiamenti, abilità (nostre e dei cioffi) e bonus di varia natura: come si fa a ottenerli? Esplorando i dungeon, aprendo scrigni e ottenendo loot dai nemici, ma anche e soprattutto tramite il vero cuore del gioco: il Regno.
Ni no Kuni II: costruire un regno | Recensione
Quello di Evan non è un sogno unicamente narrativo: dovremo veramente costruire il nostro regno edificio per edificio, spendendo una valuta ottenuta in automatico a cadenza regolare. Sarà anche necessario arruolare delle persone chiamate Talenti. Armaioli, maghi, giardinieri, allevatori, esploratori: ogni edificio richiede i giusti Talenti per eseguire delle ricerche utili a potenziare tutti gli aspetti del gameplay. Ottenere più persone e costruire più edifici significa guadagnare più denaro e quindi poter allargare il nostro regno. Di pari passo, i vari edifici produrranno oggetti, utili al crafting e al completamento di missioni, di qualità sempre più alta.
Per potenziare il regno si devono quindi completare missioni secondarie (che ci “donano” i Talenti) ma completare missioni risulta più semplice se si sviluppa con costanza il regno: ecco allora che si entra in un loop in cui tutto fa brodo. Alcuni Talenti, inoltre, sono in grado di combattere: potremo sfruttarli in missioni apposite, le battaglie campali. In queste, guideremo un esercito di quattro plotoni nella world-map con lo scopo di abbattere tutti i nemici predisposti. I plotoni sono definiti da classi e queste sono deboli o efficaci contro altre: è possibile dare dei comandi di attacco consumando una barra e attivare mosse speciali che danneggiano il nemico o potenziano temporaneamente le nostre truppe. Si tratta di una modalità troppo poco profonda e, per quanto ben fusa all’interno dello “spirito” del gioco, è la meno “obbligatoria” di tutto il gioco.
Come forse avrete iniziato a intuire, Ni no Kuni II vive soprattutto nella propria componente secondaria che diventa primaria; le incombenza di trama occuperanno la minore parte del nostro tempo di gioco e richiameranno la nostra attenzione sempre con meno frequenza man mano che si avanza. A ciò che abbiamo già detto, si aggiungono 50 boss extra (ma riciclati a partire dai nemici normali, già di per loro frutto di frequenti reskin) che donano ricompense uniche, decine di dungeon secondari (purtroppo copiati e incollati all’infinito) e l’amata esplorazione del mondo di gioco (con in pratica più di un terzo di mappa completamente secondaria): prima via terra, poi via mare, infine volando.
Come ogni buon JRPG, Ni no Kuni II si apre man mano e ci spinge a trovare tutto ciò che è nascosto nella world-map: un feeling old school piacevolissimo, per quanto non molto elaborato. Ciò che non viene ereditato dai vecchi JRPG è il livello di difficoltà: nel complesso, Ni no Kuni II è tarato verso il basso, soprattutto se si gioca con calma e ci si potenzia con attenzione.
Ni no Kuni II: non come prima, non meglio di prima | Recensione
Questo è Ni no Kuni II: un’idea nata in oriente, che ha puntato all’occidente. Un gioco che si fa giocare bene e a lungo, senza complicare (o approfondire?) mai troppo le meccaniche di gioco. Un’opera che ha ereditato una carattere (stilistico e narrativo) forte, ma non ha saputo rinnovarlo nel migliore modo possibile, sebbene al tempo stesso non si possa affermare che sia mal realizzato.
Ni no Kuni II è un JRPG di buona fattura che soddisferà tutti coloro che vogliono ore e ore di gioco, ma forse non quei giocatori che cercavano una storia e un mondo intenso come quelli di Oliver e Lucciconio.
Punti a favore
- Ottimo stile...
- Tante cose da fare...
Punti a sfavore
- ...non sfruttato fino in fondo
- ...ma con una difficoltà un po' bassa
- Qualche riciclo di troppo
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