È finalmente disponibile Get Even, un thriller che punta molto sulla narrativa senza rinunciare all’azione: sarà andato tutto per il verso giusto?
Get Even è l’ultima fatica di The farm 51, software house polacca fondata nel 2005 e sviluppatrice di titoli come Painkiller: Hell & Damnation e NecroVisioN. Pubblicato da Namco Bandai, Get Even è disponibile dal 23 giugno 2017 su PC (via Steam), Xbox One e PlayStation 4 (versione da noi provata).
Get Even è un thriller in prima persona in cui interpreteremo Cole Black, un uomo appena risvegliatosi in un manicomio senza più ricordi se non quello di aver tentato inutilmente di salvare una ragazza legata ad una bomba. Guidati da Red, un ignoto dottore che afferma di volerci aiutare a recuperare la memoria, saremo forzati a rivivere i nostri ricordi all’interno di una simulazione creata da una strana tecnologia, un caschetto attaccato alla nostra testa dall’emblematico nome di Pandora. Chi siamo noi? Chi è Red? Dove ci troviamo? Cos’è successo alla ragazza e cosa sappiamo veramente? Queste alcune delle domande a cui dovremo trovare risposta.
Get Even, non chiamatelo fps
Dovendo dividere Get Even nelle sue componenti di gioco basilari ci ritroveremmo a separare l’esperienza in due macro sezioni: le fasi esplorative e le fasi d’azione.
Nelle fasi esplorative dovremo ispezionare luoghi chiusi, un insieme di corridoi e piccole stanze che nascondono tutta una serie di note cartacee da leggere o indizi da analizzare tramite il nostro principale alleato: un cellulare estremamente tecnologico. L’apparecchio in nostro possesso è dotato di molteplici funzioni: come una mappa che indicherà con un discreto anticipo la presenza di nemici, una luce ultravioletta che mostrerà impronte e tracce di sangue o una scansione dell’ambiente per analizzare in pochi secondi residui di DNA. In queste fasi dovremo alle volte risolvere piccoli enigmi, sempre semplici ma ben costruiti, con l’ausilio delle funzioni del telefono.
Nelle fasi d’azione, invece, dovremo infiltrarci in vari luoghi difesi da numerosi nemici. Il nostro strumento prediletto diverrà la pistola angolare, un arma in grado di sparare a novanta gradi permettendo all’utilizzatore di premere il grilletto rimanendo completamente celato dietro una copertura: la visuale su ciò che si trova dietro l’angolo è garantita dal suddetto cellulare che verrà agganciato alla pistola. Queste sezioni sono state però costruite per essere completate con approccio più furtivo: all’interno della simulazione è infatti possibile, sempre attraverso la funzione di scansione del telefono, far apparire o scomparire specifici elementi dello scenario così da crearsi coperture o passaggi per scivolare tra i nemici.
Get Even quindi, per quanto ci dia sempre in mano una pistola, non è assolutamente un canonico fps.
Cerchiamo ora di capire come si comporta il gioco in queste due sezioni.
Il lato folle e intrigante di Get Even
Ciò che assolutamente riesce a Get Even è di creare un’atmosfera pressante che ci caricherà di tensione e incertezza. Questo avverrà fin dalla scelta della difficoltà: il gioco rifugge i semplici “Normale” e “Difficile” optando per “Dolce” e “Traumatizzante”. Tutte le ambientazioni, in particolar modo quelle delle fasi più esplorative, sono disturbanti e, senza mai sfociare nell’horror, ci terranno con i nervi a fior di pelle soprattutto grazie al magistrale utilizzo di musiche ed effetti sonori che sottolineeranno i momenti salienti dell’avventura.
Dal primo all’ultimo secondo la narrazione ci accompagnerà in un susseguirsi di indizi e scoperte che si legheranno pian piano e ci permetteranno di capire chi siamo noi e chi è Red, il misterioso dottore che funge da voce guida dentro i nostri ricordi. Anche quando cominceremo a comprendere cosa è successo, i dubbi non ci abbandoneranno e il gioco ci fornirà nuove domande a cui dare risposta. La storia di Get Even, unita alla sua ambientazione e all’atmosfera generale, è assolutamente il suo punto di forza principale.
Il lato necessario ma imperfetto di Get Even
I problemi cominceranno a sorgere nell’attimo in cui saremo costretti a impugnare la nostra pistola angolare. Nei momenti più d’azione, come già detto, dovremo cercare di optare ad approcci più stealth: sia perché il gioco (e il narratore in primis) ci diranno di farlo, sia perché risolvere tutto ad armi spianate rende poco interessante l’avanzamento. Questo a causa del fatto che il gunplay di Get Even è assolutamente mediocre, se non pessimo: non si avvicina a nessun vero fps per qualità e feeling delle armi. Questa mancanza è però chiaramente una scelta: gli sviluppatori non hanno puntato sulle sparatorie per il loro gioco. Questo non sarebbe assolutamente un problema in linea teorica, dopotutto anche un Hitman qualunque perde tutto il proprio senso se giocato armi alla mano.
Purtroppo, in varie situazioni, lo stealth non sarà una soluzione così godibile e funzionante: le coperture creabili con la scansione sono attivabili solo da molto vicino rendendo quindi difficile, alle volte, crearle senza essere visti e, per quanto avremo a disposizione la mappa dell’area con segnati i nemici nelle vicinanze, non sarà sempre chiarissimo in che direzione dovremo muoverci e come farlo per non essere avvistati.
Ci ritroveremo quindi facilmente coinvolti in un conflitto a fuoco. In queste situazioni, però, non potremo alzare la testa e cominciare a sparare come niente fosse a causa della scarsissima resistenza di Black che perirà con pochi colpi: dovremo quindi sfruttare la pistola angolare per eliminare gli avversari rimanendo al riparo. I nemici sono inoltre totalmente privi di un’intelligenza artificiale e si limiteranno a spararci un po’ a casaccio dalla loro postazione, se saranno abbastanza vicini a noi, o, in caso contrario, a correre da una copertura all’altra senza preoccuparsi troppo dei colpi che gli rifileremo nel frattempo.
Nelle fasi finali, però, si introdurranno nuove meccaniche stealth che risulteranno leggermente più godibili per quanto molto semplici: sarebbe stato forse meglio se tali possibilità d’azione fossero state utilizzabili fin dal principio, per quanto è chiaro che ciò avrebbe velocizzato enormemente l’avanzamento. Infatti è abbastanza ovvio che queste sezioni, sebbene integrate correttamente nella narrazione (dopotutto parliamo di un crimine violento e inoltre Black, scopriremo presto, si trova a proprio agio con un’arma da fuoco), servono soprattutto a creare cambi di ritmo. Il gioco tenta di evitare di venir classificato come un walking simulator (terminologia, che ritengo inutilmente scorretta, utilizzata per riferisti a tutti quei titoli che puntano tutto sulla narrazione come Gone Home o Firewatch).
Queste sezioni, quindi, per quanto permettano di staccarsi dall’esplorazione e dalla lettura di note e documenti, non danno un apporto particolarmente positivo all’esperienza generale.
I numeri di Get Even
Su PS4 l’apparato tecnico grafico di Get Even non è dei migliori con sporadiche texture di bassa qualità, modelli poligonali delle persone un poco rozzi e con un framerate che non riesce a mantenersi sui trenta fps granitici: nulla di esageratamente fastidioso, ma rimane qualcosa da segnalare. Se non fosse per lo stile di qualità di molte delle ambientazioni, il comparto grafico sarebbe un altro tasto dolente del gioco.
L’avventura dura all’incirca otto ore, ma vi è la possibilità di rigiocare ogni sezione del gioco per cercare gli indizi che abbiamo perso e tentare quindi di capire meglio cosa sia realmente successo. In questa operazione ci viene in aiuto il gioco che presenterà ogni livello dell’avventura come una lavagna su cui sono affisse le note e i documenti trovati: gli indizi mancanti saranno indicati con un riquadro nero. Completare una sezione, inoltre, ci consentirà di avere accesso a dei ricordi nascosti.
Il gioco è ben doppiato in inglese britannico e presenta i sottotitoli italiani.
Cosa ricorderemo di Get Even?
Nel momento in cui ci si ritrova a dover giudicare Get Even bisogna cercare di far convergere i lati positivi con quelli negativi. Se da una parte abbiamo sezioni per lo più passive che convincono appieno, dall’altra ci ritroviamo a giocare fasi d’azione poco interessanti che nel migliore dei casi risulteranno solo innocue e dimenticabili.
Get Even, probabilmente, se fosse riuscito a creare cambi di ritmo più interessanti sarebbe stato un nuovo punto di riferimento per le avventure narrative di questi ultimi anni, così com’è, però, il tentativo non è riuscito appieno e rimane un certo senso di dispiacere. Il gioco, come già detto, è di altissima qualità per quanto riguarda la narrazione, l’ambientazione e le sensazioni che riesce a far scaturire nel giocatore.
Personalmente ritengo che i pregi superino i difetti e che Get Even possa essere un ottima scelta come prossimo acquisto per tutti coloro che desiderano un’avventura intensa e ben fatta che li terrà incollati fino all’ultimo dubbio e all’ultima domanda.
Punti a favore
- Stile generale di alta qualità...
- Fasi esplorative intense e narrazione di primo livello...
- Sonoro perfetto
Punti a sfavore
- ...ma imperfetto a livello tecnico
- ...ma interrotte da fasi action rivedibili
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